Nichelle Nicols e Bill Russell: l’ultimo saluto a due giganti fra il bacio e il canestro
Domenica scorsa sono scomparse a poche ore di distanza due icone della comunità nera: Nichelle Nicols e Bill Russell. Lei nella storia anche per il primo bacio interraziale della tv Usa in Star Trek. Lui anima e simbolo dei Boston Celtics, ma campione soprattutto fuori dal parquet.
Nichelle Nicols e Bill Russell: l’ultimo saluto a due giganti fra il bacio e il canestro
Domenica scorsa sono scomparse a poche ore di distanza due icone della comunità nera: Nichelle Nicols e Bill Russell. Lei nella storia anche per il primo bacio interraziale della tv Usa in Star Trek. Lui anima e simbolo dei Boston Celtics, ma campione soprattutto fuori dal parquet.
Nichelle Nicols e Bill Russell: l’ultimo saluto a due giganti fra il bacio e il canestro
Domenica scorsa sono scomparse a poche ore di distanza due icone della comunità nera: Nichelle Nicols e Bill Russell. Lei nella storia anche per il primo bacio interraziale della tv Usa in Star Trek. Lui anima e simbolo dei Boston Celtics, ma campione soprattutto fuori dal parquet.
Se ne sono andati, a poche ore di distanza, due icone della comunità nera americana. L’altro ieri è scomparsa Nichelle Nichols. Aveva 89 anni e nella serie “Star Trek” era il tenente Nyota Uhura. Un personaggio forte, come l’attrice che la interpretava. Non una scelta a caso, lei di colore sul ponte di comando dell’astronave della flotta stellare Enterprise. “Star Trek” è stata tante cose, anche la prima serie americana in cui personaggi di peso venivano interpretati da attori non bianchi. Suo anche il primo bacio interrazziale della tv Usa, con il leggendario capitano Kirk. La rete avrebbe voluto evitare ma fu proprio William Shatner, che interpretava Kirk, a pretendere che il bacio ci fosse e pure vero.
Sempre domenica ci ha lasciati Bill Russell, il centro più vincente della storia dell’Nba, il campionato Usa di basket. Anima e simbolo dei Boston Celtics, unica maglia mai indossata da pro, fra il 1956 e il 1969 Russell vinse 11 titoli (di cui 8 consecutivi) ma è stato per tutta una vita campione fuori dal parquet. Attivista per i diritti civili, era uomo di cultura. Oggi apparirebbe lunare, ma aveva ritardato di un anno l’approdo al professionismo pur di poter giocare le Olimpiadi – allora riservate ai dilettanti – nel 1956 a Melbourne. Il discorso è articolato, ma certo oggi un esempio come il suo servirebbe come l’aria a uno sport che rischia di annegare nei soldi, senza quella coscienza sociale che fece di Bill Russell, Wilt Chamberlain, Karim Abdul Jabbar e Doctor J simboli di un’intera comunità.
Di Marco Sallustro
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