Arriva il ventunesimo album in studio di Bruce Springsteen
I fan di Bruce Springsteen possono esultare: l’11 novembre sarà pubblicato dalla Columbia Records/Sony Music il ventunesimo album in studio del “Boss”.
Arriva il ventunesimo album in studio di Bruce Springsteen
I fan di Bruce Springsteen possono esultare: l’11 novembre sarà pubblicato dalla Columbia Records/Sony Music il ventunesimo album in studio del “Boss”.
Arriva il ventunesimo album in studio di Bruce Springsteen
I fan di Bruce Springsteen possono esultare: l’11 novembre sarà pubblicato dalla Columbia Records/Sony Music il ventunesimo album in studio del “Boss”.
I fan di Bruce Springsteen possono esultare: l’11 novembre sarà pubblicato dalla Columbia Records/Sony Music il ventunesimo album in studio del “Boss”.
I fan del Boss, in febbrile attesa del tour 2023, possono esultare sin da ora: l’11 novembre prossimo sarà pubblicato dalla Columbia Records/Sony Music il ventunesimo album in studio di Springsteen, “Only The Strong Survive”. Sono quindici capolavori del soul, reincisi dal cantautore jerseiano a Thrill Hill Recording (Colts Neck) con l’ausilio di archi e di cori (Soozie Tyrell, Lisa Lowell, Michelle Moore, Curtis King Jr., Dennis Collins e Fonzi Thornton). È reperibile su Youtube l’esplosivo video ufficiale del singolo “Do I Love You (Indeed I Do)”, originariamente scritto e interpretato da Frank Wilson.
Dalla pagina Instagram del rocker è arrivato anche il saluto ai fan con l’annuncio dell’imminente uscita: «Volevo fare un album in cui avrei dovuto cantare e basta» ha dichiarato raggiante e ben rasato Springsteen. «E quale musica migliore, se non il repertorio americano degli anni Sessanta e Settanta? Ho preso ispirazione da Levi Stubbs, David Ruffin, Jimmy Ruffin, Diana Ross, Dobie Gray, Scott Walker, tra gli altri. E ho provato a rendere giustizia a tutti loro e agli spettacolari autori di questa musica gloriosa. Il mio obiettivo è permettere al pubblico moderno di fare esperienza della bellezza e gioia di queste canzoni».
È il primo album di cover dopo “We Shall Overcome: The Seeger Sessions” (2006). Ecco l’indice del disco che sarà prodotto in digitale, formato Cd e doppio Lp, già disponibili in pre-order: 1. “Only The Strong Survive” (Jerry Butler); 2. “Soul Days” feat. Sam Moore (Dobie Gray); 3. “Nightshift” (The Commodores); 4. “Do I Love You (Indeed I Do)” (Frank Wilson); 5. “The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore” (The Walker Brothers); 6. “Turn Back The Hands of Time” (Tyrone Davis); 7. “When She Was My Girl” (The Four Tops); 8. “Hey, Western Union Man” (Jerry Butler); 9. “I Wish It Would Rain” (The Temptations); 10. “Don’t Play That Song” (Aretha Franklin); 11. “Any Other Way” (Jackie Shane); 12. “I Forgot To Be Your Lover” feat. Sam Moore (William Bell); 13. “7 Rooms of Gloom” (The Four Tops); 14. “What Becomes of the Brokenhearted” (Jimmy Ruffin); 15. “Someday We’ll Be Together” (Diana Ross and the Supremes).
Spicca fra tutte “Don’t Play That Song” proposta nella versione insuperabile di Aretha Franklin – sintesi di intuizione ed espressione, direbbe Benedetto Croce – compresa in “Spirit in the Dark” (Atlantic Records, 1970; il singolo era stato registrato anche da B.B. King). «Non suonare quella canzone per me / perché riporta alla mente il ricordo / di giorni che un tempo conoscevo, / i giorni che ho passato con te. / Oh no, non suonarla (oh no), / mi riempie il cuore di dolore (fa male). / Per favore, smettila subito, / perché rammento proprio quello che ha detto, / ha detto: “Cara…” (cara, io ti amo). / E so che ha mentito (oh, ha mentito). / Sai che hai mentito (oh, ha mentito)». È interessante, in questo pezzo, l’alternanza dell’interlocutore tu-lui: il coro, che ha quasi la funzione catartica del coreuta della tragedia greca, è un ponte tra i pensieri della cantante e l’uomo che l’ha ferita.
Di Alberto Fraccacreta
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