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Alteria

Alteria racconta “Nel Fiore dei Tuoi Danni”: “Dentro le mie due anime”

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alteria in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Nel Fiore dei Tuoi Danni”

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Alteria racconta “Nel Fiore dei Tuoi Danni”: “Dentro le mie due anime”

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alteria in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Nel Fiore dei Tuoi Danni”

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Alteria racconta “Nel Fiore dei Tuoi Danni”: “Dentro le mie due anime”

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alteria in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Nel Fiore dei Tuoi Danni”

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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alteria in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Nel Fiore dei Tuoi Danni”

Oggi, Venerdì 21 marzo, esce in diversi formati fisici “Nel Fiore dei Tuoi Danni”, il nuovo album di inediti di Alteria, una delle voci più autorevoli e apprezzate del panorama rock italiano, tra palchi e radio. Dal 9 maggio sarà disponibile anche in digitale. Sempre oggi il tour “Voglio Andare Oltre (Royal Enfield Tour)” con la prima data al The Factory di San Martino Buon Albergo (Verona). Nel Fiore dei Tuoi Danni” è il quarto album di Alteria e il terzo in italiano.

Un mix tra rock energico e ballad introspettive, dove l’artista mette a nudo le sue fragilità con testi di vita quotidiana e una voce potente. Un’occasione per scambiare quattro chiacchiere con lei per sapere meglio com’è nato questo progetto.

Com’è nato “Nei Fiore dei Tuoi Danni”?

Questo è il mio terzo album in italiano. In passato ho scritto anche musica inedita in inglese, ma crescendo ho sentito il bisogno di raccontarmi in modo più autentico. È per questo che sono passata all’italiano, pur restando fedele al rock. In Italia non è facile, ma è una sfida che ho scelto di affrontare anni fa e che continuo a portare avanti con determinazione.

Questo nuovo progetto nasce dalla collaborazione ormai consolidata con Max Zanotti, che ha scritto il disco insieme a me. Dopo il lungo periodo di blocco, tra lockdown e concerti annullati, sentivo un’enorme voglia di tornare a fare musica. Il mio album precedente è rimasto in sospeso a causa di tutto ciò che abbiamo vissuto, quindi questa volta volevo ripartire con energia.

Alcuni brani sono potenti, carichi di rock and roll, pensati proprio per immaginarmi sul palco, nella dimensione live che preferisco. Ma nel disco c’è anche un’anima più introspettiva, con momenti che scavano più a fondo. È un equilibrio tra forza ed emozione, tra impatto e riflessione.

Ascoltandolo queste due anime si sentono tutte

Guarda, ti dico la verità: il rock è da sempre la mia casa. Ho iniziato da ragazzina con Rock TV su Sky, poi ho attraversato diverse realtà legate a questo mondo, fino ad arrivare oggi alla radio. Il mio lato più istintivo e potente è quello del rock nella sua forma più pura, energica e spinta.

Ma ho sempre combattuto con un’altra parte di me, quella più cantautorale e malinconica. Questa volta mi sono detta che non dovevo scegliere: non c’è un lato A e un lato B, entrambe le sfumature convivono in modo naturale nel disco. Non ho voluto mettere alcun limite a questa dualità.

Crescendo, si acquisisce più consapevolezza. Quando avevo vent’anni, volevo a tutti i costi incarnare l’etichetta della rocker pura e cruda. Ora, a 40 anni, ho ancora quella voglia, quella grinta, ma sento anche il bisogno di raccontare un’altra parte di me. Non voglio più limitarmi a un’unica definizione, ma esplorare ogni sfumatura della mia musica e della mia identità.

Io sono figlia degli anni ‘90, o meglio, ero una ragazzina che in quegli anni guardava con ammirazione il mondo del rock femminile. Pensa a quando sono usciti i Garbage, i Cranberries… c’era un’ondata di donne fortissime che dominavano la scena, e inevitabilmente cercavi di emularle.

Poi crescendo arriva la voglia di mettersi in gioco in un modo diverso. Almeno, questo è stato il mio percorso: partire da quell’energia, da quel modello, e pian piano trovare la mia strada, la mia identità artistica.

Com’è nata la collaborazione con Max Zanotti?

Nasco fan di Max Zanotti. Già ai tempi dei Deasonika, quando hanno partecipato a Sanremo, e poi con altri suoi progetti come Casablanca. Lì sono rimasta davvero innamorata artisticamente. Penso che Zanotti abbia una delle voci maschili più belle ed erotiche d’Italia, e non lo dico tanto per dire, ma lo penso davvero.

Poi, sette o otto anni fa, gli ho chiesto di aiutarmi nella produzione del mio primo disco in italiano, proprio perché avevo un grande rispetto per il suo modo di scrivere brani rock in italiano, dove riusciva a fondere melodie, testi e la sua voce nel modo che sognavo di riuscire a fare io. E da lì è iniziata questa collaborazione che non ho mai più mollato. Tutti e tre i dischi sono stati prodotti assieme a lui.

La cosa bella del nostro rapporto è che abbiamo un gusto estremamente simile. Quindi molto spesso, se lui lavora su una parte del brano, quella successiva arriva senza che ci sia bisogno di indicazioni precise. Arriviamo alle stesse soluzioni in modo naturale, e questo feeling ci permette di lavorare davvero bene insieme.

Terzo disco in italiano ci dicevi che, quando si parla di rock, non è quasi mai la lingua prediletta dagli artisti nostrani

Se non hai la fortuna di padroneggiare davvero bene l’inglese, rischi sempre di trovarti in una sorta di “vorrei ma non posso”. Una volta che ho iniziato a scrivere in italiano, però, ho scoperto un mondo completamente diverso. Cambia tutto, anche a livello di emissione del suono, di vocali, di espressività.

Ma quando entri in questo meccanismo e inizi a prenderci gusto, ti rendi conto della ricchezza del nostro dizionario, della bellezza delle parole e dei loro suoni. A quel punto, non torni più indietro. Anzi, se potessi tornare indietro, probabilmente avrei iniziato prima.

alteria

Come sono nati i due singoli usciti prima di oggi, “Voglio andare oltre” e “Camomilla col Gin”

Il primo brano, “Voglio Andare Oltre“, penso sia il più tamarro del disco, ed è una vera e propria dichiarazione di intenti. Non è solo il ritorno con un nuovo album, ma anche la voglia di tornare finalmente a fare concerti in Italia, dopo tanto tempo lontana dai palchi di casa. Ho lavorato tanto all’estero, soprattutto dal vivo, con un omaggio ai grandi mostri sacri del rock, come i Deep Purple e i Led Zeppelin. In quel periodo mi ero volutamente allontanata dalla mia musica, avevo bisogno di staccare.

“Voglio andare oltre” nasce proprio da questa spinta: la voglia di tornare a un certo tipo di suono, di riprendere il live con determinazione ed energia. È stato il primo singolo perché rappresenta al meglio questa rinascita.

Il secondo singolo, invece, mostra un’altra parte di me. Come dicevo, non posso far finta che questo sia solo un disco rock nella sua forma più classica, perché dentro c’è molto di più. “Camomilla col Gin” racconta proprio questo contrasto: da un lato la mia anima rock, la mia spinta sul palco, dall’altro il mio lato più introverso e malinconico.

Queste due parti convivono, vanno a braccetto. Così come la camomilla e il gin, un’immagine che mi è venuta spontanea e che ho subito sentito mia. E poi, una sera, mi sono detta: “Vediamo se ha senso anche nel bicchiere”. L’ho assaggiata… ed è pure buona!

Cosa pensi che manchi alla scena rock, soprattutto in termini di sinergia tra gli attori che la compongono, rispetto ad altre scene musicali? Un tempo, negli anni ’90, si faceva più rete forse…

Bella domanda, questa. In realtà, non lo so. Però nel sottobosco della scena rock, adesso c’è una certa solidarietà tra alcune band con elementi femminili. Per esempio, ci sono realtà come Giorginess, Le Bambole di Pezza, Etta, tre nomi che mi vengono in mente, con cui ci siamo sentite, ci siamo scritte, e capita di collaborare. Quindi, secondo me, il tentativo di fare rete e collaborazione c’è.

Il problema è che, alla fine, la scena è un po’ debole, nel senso che manca lo spazio per espandersi. Fare rock in Italia, con tutti i suoi sottogeneri, è davvero faticoso. Penso che dipenda dalla dimensione attuale della scena: è un genere un po’ sfortunato in questo momento. Bisogna cercare di portare più ascoltatori, magari incuriosendo le nuove generazioni.

Come dicevi tu, negli anni ’90 c’era un pubblico molto più ampio e appassionato. L’altra sera sono andata a sentire il Teatro degli Orrori, ed era sold out, ma è anche una realtà che ormai ha quasi vent’anni di carriera.

Certo, il fatto i club dove poter suonare siano sempre meno non aiuta…

È un disastro. Una cosa per me incomprensibile. Chiudono i locali di quelle dimensioni che servono veramente alle band che ancora non sono esplose. Non raggiungi un pubblico più ampio senza prima avere la possibilità di suonare di fronte a 100 o 200 persone, ma per fare quello, hai bisogno di un supporto che ti permetta di arrivare a quelle persone. E, come dici, quelle realtà di “piccole location” stanno quasi sparendo, e si rimane bloccati in questo limbo.

E poi c’è il problema dei social, che sono diventati l’unica vera via per farsi conoscere, ma è davvero una fatica enorme. È un po’ come avere un secondo lavoro, e sinceramente, non mi sento un’influencer. Fa parte del gioco, certo, ma è difficile pensare che ogni giorno debba postare un video su TikTok solo per arrivare a più persone e, speriamo, fargli venire voglia di ascoltare le mie canzoni.

La parte più difficile è che è un lavoro che, per quanto sia necessario, non è il mio modo di esprimermi. Le nuove generazioni forse sono più brave a muoversi in questo mondo, ma io, personalmente, faccio fatica.

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Parlando di Locali, proprio oggi parte il tuo tour. Raccontaci qualcosina in merito

Mi ritengo davvero fortunata. Ho la possibilità di fare un giro per l’Italia, arrivando fino a Roma, ma il mio obiettivo è andare ancora più a sud. So che può essere più complicato dal punto di vista organizzativo, ma voglio assolutamente suonare anche in Sicilia, Calabria e Puglia, perché le realtà lì sono davvero belle e c’è tanto da scoprire. Le mie origini siciliane mi spingono ancora di più verso il sud, quindi spero di riuscire a portare la mia musica anche in queste terre.

Il mese principale del tour è maggio, ma ci sono due date prima: oggi a Verona e poi a metà aprile a Roma e Milano. Ho una band pazzesca! Portiamo il disco, ma ci saranno anche brani dai dischi precedenti. È tutto molto rock and roll, crudo, nel mio immaginario: cinque persone sul palco, batteria, basso, chitarre e voce.

La mia voglia è quella di respirare l’energia dei piccoli club, dove la gente arriva curiosa, magari per scoprire qualcosa di nuovo. A fine serata, magari, si compra un vinile di un artista che conoscevi appena e che ora vuoi scoprire più a fondo. Sono ancora molto romantica e poetica in questo. Mi piace quella dimensione lì, quella vera, senza filtri. E ovviamente, c’è anche il desiderio di crescere, di aumentare sempre di più la mia fanbase e continuare a farlo con passione.

Il tour di Alteria

Il primo appuntamento del Voglio andare oltre (Royal Enfield Tour) sarà questa sera, venerdì 21 marzo, al The Factory di San Martino Buon Albergo (Verona) (Vrec Birthday) a cui seguiranno:

11 aprile – RCCB INIT – Roma
22 aprile – Legend Club – Milano
10 maggio – Revolution – Colceresa (Vicenza)
16 Maggio – Lupus in Fabula – Nimis (Udine)
17 Maggio – Alchemica – Bologna
23 maggio – Morborock – Sondrio
30 maggio – Blah Blah – Torino
20 giugno – Big Bell Sound – Pesaro

di Federico Arduini

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