Andrea Petrucci racconta “Una notte eterna”: “Una rinascita artistica e personale”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Petrucci sul suo nuovo singolo “Una notte eterna”, pubblicato dopo un periodo di pausa dalla musica

Andrea Petrucci racconta “Una notte eterna”: “Una rinascita artistica e personale”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Petrucci sul suo nuovo singolo “Una notte eterna”, pubblicato dopo un periodo di pausa dalla musica
Andrea Petrucci racconta “Una notte eterna”: “Una rinascita artistica e personale”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Petrucci sul suo nuovo singolo “Una notte eterna”, pubblicato dopo un periodo di pausa dalla musica
Dopo un periodo di stop e riflessione, Andrea Petrucci torna alla musica con una canzone carica di energia e leggerezza, un inno alla felicità riscoperta e alla libertà di essere se stessi senza compromessi. In “Una notte eterna”, il cantautore racconta una storia sincera, fatta di semplicità e autenticità, lontana da etichette e gare.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea per farci raccontare il percorso che ha portato alla nascita di questo brano, la sua visione della musica oggi e il significato profondo del videoclip, un viaggio visivo che si ispira al mito della Fenice e alla forza della rinascita.
Come nasce “Una notte eterna”?
Questa canzone rappresenta una rinascita, sia artistica che personale. Dopo quattro anni di stop, ho raccolto tutto quel periodo “morto” e l’ho trasformato in musica. Nel testo di “Una notte eterna” c’è un’immagine ricorrente: il fuoco, simbolo di purificazione. Rappresenta il lasciar andare il passato senza dimenticarlo, per affrontare la vita con una nuova consapevolezza ma anche con leggerezza, mettendo da parte i problemi.
Nel brano è presente anche la tematica del tempo, che si intreccia con l’immagine del fuoco. La vita è fatta di ritmi frenetici, ma nelle strofe cerco di raccontare il vissuto in modo più pacato, quasi per smorzare questa frenesia. Nel ritornello invece parlo di questa “notte eterna”, che può essere qualsiasi giorno: una metafora intima e profonda per esorcizzare il passato e accogliere una rinascita, artistica e personale.
Ricominciare non è mai semplice, come hai trovato la forza?
È vero, ci vuole coraggio per mettere un punto e andare avanti. Io sono uscito da una pausa di quattro anni dovuta a un lutto: un percorso molto particolare. In quel periodo ho perso quella che chiamo “connessione divina” con la musica, quel filo che mi porta a ricevere e trasformare le canzoni. Nel 2021 quel contatto si era spezzato e, nonostante gli incoraggiamenti di amici e colleghi, forzarmi a continuare mi faceva solo del male. Così ho deciso di prendermi una pausa, che si è rivelata necessaria.
Quella connessione profonda è poi tornata?
Sì, è tornata con forza, ma senza dimenticare il passato. Anzi, il passato ha rafforzato la mia esperienza e il mio essere artista. Non mi sento condizionato dal tempo – come dico nella canzone – perché sono tornato in pista.
Il brano ha sonorità molto coinvolgenti, quasi da ballare.
Volevo uscire in estate con qualcosa di diverso dal solito rock. Ho cercato un sound potente e orecchiabile, capace di far muovere la gente. Ho finito la canzone a metà maggio e da lì ho iniziato a pensare a come presentarla.
Hai avuto un percorso musicale molto vario. Come mai questa apertura verso sonorità dance/pop?
Sono autodidatta, ma ho avuto la fortuna di ascoltare tantissima musica fin da bambino. Ho una grande collezione di dischi, che spazia da band a gruppi strumentali, e credo che questa varietà alimenti la mia capacità di immaginare la canzone completa nella testa: testo, melodia e arrangiamento. È quasi una magia.
Parliamo del videoclip: la scelta del fuoco come simbolo, quasi una fenice che rinasce, è molto potente. Perché questa scelta?
Non volevo un video banale da festa o locale, perché il testo è molto profondo. Ho pensato a qualcosa di più rituale e simbolico. Il fuoco rappresenta la distruzione del passato e la rinascita. Nel video la fiamma è sempre presente fino alla fine, quando la spengo io, simboleggiando questa nuova vita.
Com’è cambiata la tua visione della musica e del mestiere dopo questa pausa?
La pausa cambia tutto: la visione della vita e della musica. Nel 2025 la musica è molto diversa rispetto a quando ho iniziato, nel 2008-2010, con il mio primo album e il singolo Non siamo soli nell’universo. Per il nuovo lavoro ho voluto richiamare quell’inizio anche nella copertina, dove c’è un’astronave che simboleggia quella fortuna e quella ripartenza. La mia visione però è cambiata: non ho mai voluto dimostrare qualcosa a qualcuno o competere con gli altri. Non amo le gare o le votazioni: ognuno fa la sua musica a modo suo. Dopo la pausa ho capito che non devo inseguire nulla, semplicemente fare ciò che sento. E sono ancora qui, dopo tanti anni.
Probabilmente è il modo giusto di viverla, no?
Credo di sì. Molti artisti si perdono perché il mondo cambia e le dinamiche diventano sempre più difficili. La musica oggi è liquida, anche se i vinili sono tornati di moda. È un consumo immediato, con uno scroll continuo di canzoni, ed è devastante per un cantautore.
Non solo tu cambi come artista, ma cambia tutto intorno a te.
Esatto. E i concorsi per band emergenti? Sinceramente mi mettono tristezza. Quel bisogno costante di dimostrare qualcosa… Per me la vera gara è con me stesso. E l’ho vinta riprendendo in mano la penna e il pianoforte dopo quattro anni, da autodidatta, con quattro accordi. Questa per me è la vera vittoria, il resto è un regalo.
di Federico Arduini
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- Tag: musica
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