Aretha Franklin, the Queen of Soul
Aretha Franklin ha scavalcato artisti come Ray Charles, Elvis Preseley e John Lennon grazie alla tecnica degli interpreti.
Aretha Franklin, the Queen of Soul
Aretha Franklin ha scavalcato artisti come Ray Charles, Elvis Preseley e John Lennon grazie alla tecnica degli interpreti.
Aretha Franklin, the Queen of Soul
Aretha Franklin ha scavalcato artisti come Ray Charles, Elvis Preseley e John Lennon grazie alla tecnica degli interpreti.
Aretha Franklin ha scavalcato artisti come Ray Charles, Elvis Preseley e John Lennon grazie alla tecnica degli interpreti.
Si è parlato molto in questi giorni di regine, eredi, royal family e tanto altro. Ma riguardo al soul – quel genere musicale che mescola il gospel con sonorità jazz, pop e rhythm & blues – di queen ce n’è soltanto una e irripetibile: Aretha Franklin. Timbro acre e purissimo, enfant prodige (il primo album, “Song of Faith”, registrato nella New Bethel Baptist Church, è del 1954, quando aveva appena quattordici anni) con un’adolescenza difficile e dolorosa, la Franklin è al primo posto nella lista – compilata nel 2010 – dei cento migliori cantanti della storia secondo la rivista “Rolling Stone”.
Il criterio principe della classifica, che vede Aretha scavalcare artisti come Ray Charles, Elvis Presley, Sam Cooke e John Lennon, è la tecnica degli interpreti: insuperabile nel coniugare note altissime e un groviglio inestricabile di trame musicali, la voce di “Sister of Soul” è stata proclamata dallo Stato del Michigan (lei era nata a Memphis, ma ha vissuto gran parte della vita a Detroit) «una meraviglia della natura». Questo è già evidente nei grandi successi, come “Respect”, “(You Make Me Feel Like) A Natural Woman”, “Chain of Fools”. Ma, per rendersene ulteriormente conto, basta anche solo ascoltare un pezzo tipo “Ac-cent-tchu-ate the Positive”, canzone del 1944 scritta da Harold Arlen e Johnny Mercer, incisa dalla cantautrice afroamericana nel disco “The Electrifying Aretha Franklin”, pubblicato dalla Columbia nel 1962, esattamente sessant’anni fa.
Composta secondo lo stile assertivo dei sermoni, “Ac-cent-tchu-ate the Positive” intende offrire la chiave per raggiungere l’autentica felicità: «Devi ac-cen-tua-re il positivo, e-li-mi-na-re il negativo / e attenerti all’affermativo. / Non scherzare con il Signore In-Mezzo! // Devi diffondere la gioia fino al massimo, / ridurre la malinconia al minimo, / e aver fede, o il pandemonio / rischierà di camminare sulla scena. // Per illustrare la mia ultima osservazione: / Giona nella balena, Noè nell’arca, / cosa hanno fatto proprio quando tutto sembrava così buio?». Queste semplici e incisive raccomandazioni sono espresse dalla Franklin prima in maniera brillantemente esplicativa, poi sempre più grintosa e carica di ‘sentimento’ con una dizione cristallina, capace di toccare una gamma straordinaria di tonalità. Ciò che impressiona è l’estrema plasticità, l’elastica coesione dell’estensione vocale, dalle note più profonde fino a quelle di testa. L’effetto immediato nell’ascoltatore è di misurarsi con una cantante che ha un’assoluta padronanza della materia musicale e una rapidità quasi allarmante nel cambiare ‘colore’ interpretativo, creando e ricreando sensazioni inedite, vorticose.
In “The Electrifying Aretha Franklin” compare anche “That Lucky Old Sun (Just Rolls Around Heaven All Day)”, un pezzo commovente di Beasley Smith e Haven Gillespie, registrato da Louis Armstrong, Frank Sinatra, Ray Charles e, di recente, Bob Dylan. «Buon Dio lassù, non puoi sapere che sto versando / tutte le lacrime dagli occhi, / manda giù quella nuvola rivestita d’argento, / portami in Paradiso». E intanto noi ci struggiamo, ci rallegriamo con Aretha.
Di Alberto Fraccacreta
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