Assassinio a Venezia, un Poirot che convince
Assassinio a Venezia, un Poirot che convince
Assassinio a Venezia, un Poirot che convince
Quando si arriva al terzo capitolo di una saga cinematografica il rischio è quello di ripetersi con schemi già visti, atmosfere mutuate e personaggi-copia. Il ritorno sullo schermo di Hercule Poirot diretto e interpretato da Kenneth Branagh riesce tuttavia a schivare questo fosso. “Assassinio a Venezia”, basato sul romanzo di Agatha Christie “Poirot e la strage degli innocenti” e in arrivo il 14 settembre nelle sale italiane, rimescola le carte in tavola rispetto ai due precedenti film presentandoci un Poirot stanco e disilluso ad un passo dalla pensione, ritirato in solitudine in una splendida Venezia del dopoguerra. Sarà una seduta spiritica la notte di Halloween, sfociata in un doppio omicidio, a risvegliare il dormiente detective.
Le atmosfere esotiche e rarefatte in CGI dell’avventura sul Nilo lasciano qui spazio al gotico, granitico e fisico, di una cupa Venezia in una notte di pioggia, regalando allo spettatore un sapiente mix di giallo ed elementi horror che lo porteranno più volte a sobbalzare sulla poltrona. Il gioco di inquadrature, tra circolarità, geometrie e cambi ritmici e prospettici, dialoga con le atmosfere a tratti claustrofobiche del palazzo culla della narrazione, mentre la colonna sonora immerge la vicenda in una trama musicale sinistra e tensiva. E anche se l’architrave narrativo resta fedele al classico disvelamento finale in bocca al protagonista, il Poirot veneziano di Branagh risolleva la saga con un capitolo coinvolgente e riuscito
di Federico ArduiniLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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