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B.B. King, un bluesman leggendario

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A Itta Bena, Delta del Mississippi, il 16 settembre 1925 vede la luce uno dei maggiori bluesman di sempre: B.B. King

B.B. King

B.B. King, un bluesman leggendario

A Itta Bena, Delta del Mississippi, il 16 settembre 1925 vede la luce uno dei maggiori bluesman di sempre: B.B. King

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B.B. King, un bluesman leggendario

A Itta Bena, Delta del Mississippi, il 16 settembre 1925 vede la luce uno dei maggiori bluesman di sempre: B.B. King

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A Itta Bena, Delta del Mississippi, il 16 settembre 1925 vede la luce uno dei maggiori bluesman di sempre, B.B. King.

Le origini di B.B. King? Quasi scontate

Le origini? Quasi scontate: raccoglitore di cotone ed esecutore di musica gospel in una chiesa pentecostale. Alla fine degli anni Quaranta lo ritroviamo a Memphis dove lavora alla radio come disc-jockey con lo pseudonimo “Beale Street Blues Boy”, poi abbreviato appunto in B.B. Nel 1949 accade un fatto che entra presto nel mito universale del blues: King è a suonare allegramente in un juke joint dell’Arkansas; a causa di un litigio per una donna, due uomini scazzottano e fanno cadere a terra un barile di kerosene che appicca l’incendio nel locale.

Il “Blues Boy” esce di corsa, ma rientra nelle fiamme non appena si ricorda di aver lasciato là dentro la sua Gibson Custom Shop, in seguito ribattezzata “Lucille” (dal nome della fanciulla ambìta dai due rissaioli). Tutte le chitarre suonate da B.B. King saranno sempre una sola: Lucille (“Lucille” è anche una canzone lunga dieci minuti in cui si dichiara senza mezzi termini: «Il suono che stai ascoltando / proviene dalla mia chitarra che si chiama Lucille. / Sono molto pazzo di Lucille… / Lucille mi ha portato via dalla piantagione / o potresti dire che mi ha portato la fama»).

A partire dagli anni Cinquanta il nostro bluesman comincia a dominare le classifiche R&B

A partire dagli anni Cinquanta il nostro bluesman comincia a dominare le classifiche R&B. Fioccano successi uno dopo l’altro: il primo, del 1952, è “3 O’Clock Blues”, ma arrivano anche “You Know I Love You”, “Woke Up This Morning”, “Please Love Me”, “When My Heart Beats Like a Hammer”, “Whole Lotta’ Love”, “You Upset Me Baby”, “Every Day I Have the Blues”: una lista davvero impressionante che porta i guadagni settimanali del cantautore da 85 a ben 2.500 dollari, con una serie interminabile di concerti in ogni angolo d’America.

Nel 1965 King incide uno dei suoi album simbolo: “Live at the Regal” (registrato il 21 novembre 1964 al Regal Theater di Chicago), una pietra miliare nella storia della musica del Novecento, un disco in cui tutto sembra filare per il verso giusto. Il 1970 è invece l’anno di “The Thrill Is Gone”, pezzo scritto da Roy Hawkins e Rick Darnell nel 1951 e portato alle luci della ribalta proprio da King che – grazie all’interpretazione e alla riscrittura dell’arrangiamento – ottiene un Grammy Award. «Il brivido se n’è andato via. / Il brivido se n’è andato, baby. / Il brivido se n’è andato via. / Sai di avermi fatto del male, baby / e un giorno ne sarai dispiaciuta».

Nel decennio successivo la notorietà di B.B. King si consolida ulteriormente

Nel decennio successivo la notorietà di King si consolida ulteriormente, tanto che viene inserito nella Blues Hall Fame e nella Rock and Roll Hall Fame. Lo stile chitarristico del re del blues è riconoscibilissimo: assoli fluidi, vibrati rilucenti e un picking particolarmente staccato che conferiscono un suono elettrico intenso, ben assestato. Da Eric Clapton a Jimi Hendrix e a Stevie Ray Vaughan: i migliori chitarristi della generazione successiva, ça va sans dire, sono stati profondamente influenzati dai formalismi kinghiani.

Scomparso il 14 maggio 2015 a Las Vegas, vincitore di quindici Grammy Award e premiato nel 2006 con la Presidential Medal of Freedom, B.B. King è ancora un’icona di primissimo piano: in occasione del centenario della sua nascita, è in fase di produzione un biopic, la cui uscita è prevista per il 2026. Come ricorda il quotidiano “The Sun”, il film – co-prodotto da Vassal Benford e Mark Canton – includerà musiche di artisti contemporanei come Aloe Blacc e Quavo con l’intento di avvicinare anche le nuove generazioni alla musica dell’artista afroamericano.

di Alberto Fraccacreta

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