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Cambiare Napoli si può, parla Lorenzo Giroffi

“Napoli dovrebbe sfruttare le potenzialità dei giovani”: parla Lorenzo Giroffi, regista del docufilm “Il vicolo dei sogni” vincitore del Procida Film Festival
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Cambiare Napoli si può, parla Lorenzo Giroffi

“Napoli dovrebbe sfruttare le potenzialità dei giovani”: parla Lorenzo Giroffi, regista del docufilm “Il vicolo dei sogni” vincitore del Procida Film Festival
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Cambiare Napoli si può, parla Lorenzo Giroffi

“Napoli dovrebbe sfruttare le potenzialità dei giovani”: parla Lorenzo Giroffi, regista del docufilm “Il vicolo dei sogni” vincitore del Procida Film Festival
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“Napoli dovrebbe sfruttare le potenzialità dei giovani”: parla Lorenzo Giroffi, regista del docufilm “Il vicolo dei sogni” vincitore del Procida Film Festival
I fatti di cronaca di Caivano (lo stupro di gruppo subìto da due ragazzine) hanno portato alla luce cosa voglia dire vivere costantemente a contatto con la criminalità. Sognare il proprio futuro quando la quotidianità è costellata di ricchezza – e di conseguenza di opportunità – è un gioco da ragazzi. Più difficile farlo se si vive in contesti simili a Caivano, anche se Napoli non è soltanto l’incubo della criminalità e della violenza. Uno spiraglio di luce c’è sempre, basta solo cercarlo. A raccontare questo spicchio di realtà silenziosa ma carica di dignità è Lorenzo Giroffi con il suo docufilm “Il vicolo dei sogni”, prodotto da Lunia Film, vincitore del premio Procida Film Festival e di altri concorsi come il Festival Salerno in CortoCircuito. Un lavoro arrivato per caso o forse proprio per destino. Febbraio scorso, Napoli trepida per i possibili festeggiamenti del tanto atteso terzo scudetto del calcio. Nei quartieri l’aria che si respira è tesa ma allo stesso tempo carica di speranza: sono molte le strade della città già allestite per la possibile vittoria, tranne vicolo San Mandato: nessuno striscione, nessuna bandiera. Quando nove ragazzini (dai 9 ai 17 anni) bussano alla porta di Giroffi, nessuno di loro né tantomeno lo stesso regista sa che quell’incontro è destinato a cambiarli per sempre. Da giorni Amir, Andrea, Carlo, Francesco, Ivan, Mattia, Rafael e Rayene bussano di casa in casa per chiedere qualche spicciolo e racimolare una colletta che servirà a comprare tutto il necessario per allestire anche il loro vicoletto. Bussano anche alla porta di Lorenzo, che decide di seguire i ragazzi nella loro avventura per tre lunghi mesi, fino alla vittoria dello scudetto del Napoli. «La preparazione della festa era un modo per raccontare cosa sognano questi ragazzi, al di là delle disgrazie di una vita da strada» racconta Giroffi. «Era l’opportunità per vedere questo sogno negli occhi di ragazzini che non possono mai sognare, che pur essendo giovanissimi non conducono certo una vita da ragazzi. La vittoria dello scudetto era secondaria, in primo piano c’era il sogno che stavano vivendo assieme». A Napoli qualsiasi cosa è fatta come una grande famiglia, come conferma lo stesso regista: «Vivono nello stesso vicolo: si arrangiano fra di loro, hanno creato una piccola comunità in cui fanno tutto assieme. Sono proprio fratelli di vicolo». Giroffi mostra così il rapporto dei più giovani con la propria città, un po’ segregata: «Non hanno la possibilità di andare a Mergellina al mare, per esempio. Grazie allo scudetto i ragazzi sono usciti dal loro vicolo e grazie al docufilm hanno visto altre città, per la prima volta si sono sentiti dei veri protagonisti: visti, ascoltati, hanno capito di avere un potenziale». Una quotidianità cruda e difficile a cui i giovani erano ormai abituati reagendo con rassegnazione: smettendo di sognare o di immaginare una vita diversa. Un problema che andrebbe risolto alla radice offrendo un’alternativa alla ‘vita di strada’, come spiega lo stesso regista: «Napoli dovrebbe sfruttare questo potenziale di giovani. La città è piena di ragazzi ma non offre spazi adeguati. Molti di loro non possono permettersi nemmeno l’iscrizione a una squadra di calcio». C’è un comune denominatore fra il docufilm “Il vicolo dei sogni” e altri lavori del regista: una sensibilità che cerca di guardare oltre. Su questa sua passione Giroffi conclude: «Mi piace raccontare l’etica delle vite normali, credo sia un modo di guardare il mondo che purtroppo spesso si perde. Chi ha il compito di raccontare queste storie lo fa scimmiottando altri oppure cercando lo scandalo, senza guardare in maniera umana quello che accade». Per riuscire davvero a cambiare la vita di chi vive nelle zone più dimenticate d’Italia, c’è bisogno di concretezza e più strutture. Ma soprattutto, di tanta umanità. *Dal 2 all’8 gennaio è possibile guardare gratuitamente il docufilm “Il vicolo dei sogni” su Mymovies, clicca qui per prenotarti. di Claudia Burgio
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