Cara racconta “Verso Casa”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Cara in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Verso Casa”
Cara racconta “Verso Casa”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Cara in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Verso Casa”
Cara racconta “Verso Casa”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Cara in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Verso Casa”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Cara in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Verso Casa”
Nel mare magnum della musica liquida sembrerebbe cosa facile trovare qualcosa di nuovo ed interessante da ascoltare. Invece, non è propriamente così. Ogni tanto ci divertiamo a scavare per voi in questo universo in continua espansione per trovare artisti di valore, che meritano un ascolto attento. Poi starà all’ascoltatore scegliere se seguire l’artista in questione o veleggiare verso altri lidi. Quest’oggi abbiamo scambiato quattro chiacchiere Cara, all’anagrafe Anna Cacopardo, cantautrice nata nel 1999 a Crema. Nel 2019, ha debuttato nel mondo della musica pubblicando il suo primo singolo “Mi Serve” con l’etichetta Polydor. Successivamente, ha rilasciato “Mi Serve RMX“, con la partecipazione di Samuel Heron. Il brano si è aggiudicato il Premio LUNEZIA “Iren” per il valore musicale e letterario. Ma è con “Le Feste di Pablo”, ripubblicato con una collaborazione speciale di Fedez, che Cara ha scattato le classifiche di streaming, ottenendo molteplici certificazioni. Il singolo ha raggiunto il Disco di Platino grazie a oltre 20 milioni di stream su Spotify e più di 9 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Abbiamo chiacchierato con lei in occasione dell’uscita dell’ultimo singolo “Verso Casa”, uscito dopo un periodo di pausa dalla musica
Com’è nata “Verso Casa”?
È un brano nato in un momento che ricordo molto bene, da un’immagine molto precisa. Ero in cucina con un mestolo in mano, ho guardato fuori dalla finestra e ho visto questa immagine di una me bambina che corre sotto la pioggia a Milano. E da lì è un po’ partito tutto il racconto in cui parlo di me in varie fasi del mio percorso personale, di quei momenti dove sono stata più simile a quella bambina, con quel suo stupore, o anche momenti in cui mi sono persa. Il filo conduttore che lega tutte le varie evoluzioni di me all’interno di questa canzone è la consapevolezza di riuscire a ritornare sempre verso casa, che per me è ritrovare sempre quello stupore di quando ero piccola. La possibilità di perdere quel lato di me è tra le cose che più mi spaventano
Quali ascolti ti hanno permesso di sintetizzare il tuo stile e creare il tuo sound?
Ho sempre ascoltato tanta musica: mi ha proprio cresciuto. Quando mi approccio alla scrittura per poi lavorare in studio mi piace giocare con le sonorità e il fatto che ci siano tanti contrasti all’interno dei brani è una cosa che mi piace, che viene fuori da sé. Probabilmente è anche il risultato poi di tutto quello che che ascolto, che assorbo. Sono cresciuta con tutto il cantautorato e a livello di linguaggio sicuramente vengo da lì. Per dirne uno, sicuramente Lucio Dalla. Tra l’altro il mio nome d’arte, “Cara”, l’ho preso da una sua canzone. Anche mio padre ha sempre ascoltato tanta musica, sia italiana che internazionale, e il cantautorato mi è proprio entrato nel cuore. Poi sono andata a mescolarlo con tantissimi ascolti, anche internazionali
Era da qualche tempo che non pubblicavi musica nuova, qual è ora la tua direzione?
In questi ultimi due anni ho messo in pausa alcune cose ed era da un po’ che non uscivo con un pezzo. Ora sto lavorando in studio e questo brano apre la strada ad altri. La mia direzione la detta la musica, che mi conduce nelle varie fasi. In questo momento mi sento molto a fuoco: non vedevo l’ora di far uscire questo pezzo per me era veramente molto importante che mi ha veramente riportata a casa, in un certo senso. Volevo che segnasse l’inizio di un nuovo viaggio che ha dentro molte sfumature diverse
Hai raggiunto numeri importanti da giovanissima, com’è stato vivere certe emozioni?
Mi sono avvicinata alla musica fin da bambina e ho sempre cantato in cameretta. Quando poi ho collaborato con Federico (NDR Fedez) è stato effettivamente un momento dopo cui tutto è diventato veloce. Ho vissuto tante dinamiche che non conoscevo in poco tempo e ha segnato un prima e un dopo a livello emotivo, ma certamente anche a livello di percorso.
Hai anche calcato palchi davvero grandi. Cosa che molti artisti giovani tendono a evitare, quasi preferissero la dimensione in studio
Per me la dimensione live è una cosa magica. Io sono innamorata dei concerti. Ho dei ricordi stupendi dei palchi su cui sono stata e per me quella è una condivisione estrema e umana, perché per me fare musica, dal momento in cui sono in studio fino a quello in condivido un brano con il pubblico, è uno scambio. E quando arrivo a portare questo scambio sul palco è come vivere dei fuochi d’artificio incredibili.
Cosa pensi del tema del gender gap nella musica italiana, di cui si parla ma mai abbastanza?
È un problema che esiste e che secondo me tocca qualsiasi artista donna. Anche guardando anche al di fuori, a livello internazionale. Ed è una questione culturale che riguarda tutti gli ambiti. Di certo è una battaglia che condivido e che sento di sostenere. Quello che cerco di fare io nel mio piccolo è abbassare il livello di competizione: più ci si sostiene tra noi artiste, più ci si supporta, più questa questa battaglia si può portare avanti.
di Federico Arduini
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Tag: musica, Musica italiana
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