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Caso Menendez, quando il processo si celebra in streaming

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“Monsters: la storia di Lyle and Erik Menendez”, la serie true crime di Netflix balzata al primo posto nella classifica dei più visti

Caso Menendez

Caso Menendez, quando il processo si celebra in streaming

“Monsters: la storia di Lyle and Erik Menendez”, la serie true crime di Netflix balzata al primo posto nella classifica dei più visti

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Caso Menendez, quando il processo si celebra in streaming

“Monsters: la storia di Lyle and Erik Menendez”, la serie true crime di Netflix balzata al primo posto nella classifica dei più visti

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Non si parla d’altro che di “Monsters: la storia di Lyle and Erik Menendez”, la serie true crime di Netflix sul controverso caso di cronaca che nel 1996 portò all’arresto dei fratelli Menendez per gli omicidi dei loro genitori, José e Mary Louise “Kitty” Menendez, nella loro splendida casa di Beverly Hills. Balzata al primo posto nella classifica dei più visti, è molto più che una classica storia di sangue in un’insospettabile famiglia bene americana, ma un vero rompicapo dai risvolti psicologici inquietanti, tra abusi fisici e incestuosi e bugie che neanche l’acutezza del regista Gareth Edwards e la bravura del cast sono riusciti a risolvere completamente.

Dal carcere di San Diego, dov’è tuttora recluso, il vero Erik Menendez ha criticato aspramente la chiave di lettura della serie parlando di «rappresentazione disonesta delle tragedie che circondano il nostro crimine» e di «dolorose verità tornate indietro di diversi passi». Detto, fatto: ieri Netflix ha annunciato un nuovo documentario dal titolo “The Menendez Brothers” (disponibile dal 7 ottobre) che «offrirà nuove informazioni e una prospettiva fresca. Per la prima volta in trent’anni, nelle loro stesse parole, i fratelli ripercorrono il processo che sconvolse la nazione». La rossa “N” ha deciso quindi di contraddire sé stessa: ne uscirà eroina della verità e della giustizia, dedita ad un democratico consenso al contraddittorio, o avida monetizzatrice delle disgrazie altrui? Agli ascolti l’ardua sentenza.

Di Raffaela Mercurio

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