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Francesca Rivers

CineIpocrisie, da Giulietta nera a Gesù biondo

Tom Holland offre il ruolo della Capuleti all’attrice, musicista e compositrice di origine ghanese e nigeriana Francesca Amewudh-Rivers ed è polemica

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CineIpocrisie, da Giulietta nera a Gesù biondo

Tom Holland offre il ruolo della Capuleti all’attrice, musicista e compositrice di origine ghanese e nigeriana Francesca Amewudh-Rivers ed è polemica

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CineIpocrisie, da Giulietta nera a Gesù biondo

Tom Holland offre il ruolo della Capuleti all’attrice, musicista e compositrice di origine ghanese e nigeriana Francesca Amewudh-Rivers ed è polemica

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Tom Holland offre il ruolo della Capuleti all’attrice, musicista e compositrice di origine ghanese e nigeriana Francesca Amewudh-Rivers ed è polemica

È possibile fare una Giulietta nera al teatro? L’annuncio che Tom Holland al Duke of York’s Theatre aveva offerto il ruolo della Capuleti all’attrice, musicista e compositrice di origine ghanese e nigeriana Francesca Amewudah-Rivers, ha scatenato una marea di commenti negativi che vengono dietro ad altri commenti simili sulla Biancaneve nera della Disney. E già: dove andremo a finire? Si comincia così e magari si finisce che un ebreo medio-orientale come Gesù si mettono a farlo con gli occhi azzurri e i capelli biondi. Ci rendiamo conto? E poi magari faranno pure la storia di Mosè e invece di farla rappresentare a ebrei ed egiziani ci metteranno i bianchi americani! È tutto collegato. Permettere Giulietta nera vuol dire permettere Gesù biondo e Mosè magari fatto da un attore tipo Charlton Heston. Permettere Gesù biondo o Mosè fatto da uno tipo Charlton Heston e magari il faraone fatto da uno alla Yul Brynner significa prima o poi vedere una Giulietta nera! Dio non voglia?

E invece Giulietta dovrebbe essere… Già, come dovrebbe essere? Una storia ambientata a Verona nel XIV secolo (ma scritta da un inglese nel XVI) dev’essere filologica rispetto all’autore o rispetto all’ambientazione? Nel primo caso non può essere impersonata da una nera, nello stesso senso in cui non può essere recitata da una donna. Al tempo di Shakespeare quei ruoli venivano assegnati ad adolescenti. Quindi Giulietta dovrebbe essere fatta da un maschio inglese tra i 14 e i 17 anni. Nel secondo caso, Shakespeare specifica chiaramente che la sua protagonista ha 13 anni. Quindi non può essere una nera così come non può essere americana, francese, romana, veneziana o padovana né tantomeno una ventenne o una diciottenne. Dev’essere una veronese tredicenne.

Solo che, se c’è una cosa che non si è mai vista nel teatro e nel cinema di oggi, è proprio una di queste due tipologie di Giulietta filologica. Perché Giulietta in realtà non è mai esistita: esattamente come Biancaneve. Sono personaggi di fantasia, che esprimono simboli. E se il Montecchi e la Capuleti sono due persone che si amano malgrado gli ostacoli che oppone loro la società, una storia tra un bianco e una nera può rappresentare il simbolo in modo anche più efficace! Paradossalmente, lo dimostrano proprio queste proteste.

Diverso sarebbe per personaggi storici. Ma per esempio proprio l’universalità dei simboli shakespeariani ha fatto sì che di Giulio Cesare Orson Welles abbia fatto una famosa trasposizione in uniformi fasciste. E lì, un fascista con la faccia da cinese o da africano ci stava benissimo. Un film che voglia essere realistico, no. Se poi ci si mette pure una carica ideologica tipo la Cleopatra di Netflix, in cui veramente si voleva sostenere che la famosa faraona avesse avuto tratti sub-sahariani, la cosa è discutibile. Attenzione, però: discutibile nello stesso senso in cui abbiamo visto una quantità di peplum con facce irrimediabilmente da inglesi o statunitensi. Anche “Jesus Christ Superstar” con abiti e canzoni di fine anni Sessanta: ci sta che Gesù sia biondo, Giuda nero e Maddalena asiatica. Sottolinea l’universalità del messaggio evangelico. Ma se vogliamo fare un Gesù realista, è inutile che Mel Gibson gli metta attorno gente che parla in latino e aramaico, se poi lo fa interpretare da un attore di origine svizzero-slovacco-irlandese…

Di Maurizio Stefanini

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