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Rap violento, la denuncia di Clementino

Clementino ha criticato molto aspramente il ricorso a un linguaggio di violenza e volgarità in troppi testi di rapper e trapper di oggi
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Rap violento, la denuncia di Clementino

Clementino ha criticato molto aspramente il ricorso a un linguaggio di violenza e volgarità in troppi testi di rapper e trapper di oggi
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Rap violento, la denuncia di Clementino

Clementino ha criticato molto aspramente il ricorso a un linguaggio di violenza e volgarità in troppi testi di rapper e trapper di oggi
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Clementino ha criticato molto aspramente il ricorso a un linguaggio di violenza e volgarità in troppi testi di rapper e trapper di oggi
Clementino è da anni uno dei rapper più interessanti della scena musicale italiana. Molto noto per le sue apparizioni televisive e grande amico di Gigi D’Alessio, avrebbe probabilmente meritato più spazio e attenzione. Comunque sia, pochi giorni fa non ha usato mezzi termini nel criticare molto aspramente il ricorso a un linguaggio di violenza, volgarità e totale assenza di qualsiasi rispetto per la donna in troppi testi dei rapper e trapper di gran voga e successo oggi. Tema sentitissimo per un napoletano verace come lui, in una scena musicale partenopea che è stata letteralmente occupata da trapper di varia e dubbia estrazione. Clementino, per essere ancora più esplicito, ha legato i messaggi, i contenuti, la forma così in voga in particolar modo in una certa Trap alla maturazione di quegli ambienti in cui si sono registrate le più angoscianti esplosioni di violenza nelle ultime settimane nel napoletano e in Sicilia: dai casi di Caivano allo stupro di gruppo di Palermo, sino all’allucinante omicidio del giovane musicista Giovanbattista Cutolo in pieno centro a Napoli. Clementino non fa sconti: “Si lamentano che hanno stuprato una guagliona a Palermo, si lamentano che hanno stuprato na guagliona a Napoli, si lamentano che è morto un musicista per un parcheggio. E allora non mi venite a dire che il rap non c’entra niente perché se è il rap è la musica che loro ascoltano, io non posso dire a questi guaglioni: ‘Io sono figo, gli dò una coltellata’ perché tu sei o’frat do **** tipo se dici così“. Chiaro e diretto, rinfocolando l’antica polemica che avevamo affrontato anche in questi spazi, sul “ruolo” delle fiction come Gomorra o Mare Fuori nella creazione di un humus favorevole alla violenza e all’antistato.  Se nel caso di queste ultime restiamo convinti che non si possa ricercare un automatismo fra il loro successo e le esplosioni di violenza gratuita, i testi di un’infinità di canzoni (o presunte tali) scandiscono giornate su giornate di ragazzi e giovanissimi letteralmente imbevuti di una controcultura aberrante. Qui non si tratta di un’ora di fiction alla sera sul divano ma del quotidiano di migliaia di ragazzi ritmato dall’esaltazione della violenza per la violenza, della sopraffazione come affermazione del singolo, della riduzione della donna a puro oggetto. Sessuale o sfoggio del ‘valore’ del maschio-padrone. Uno schifo e non abbiamo alcuna remora a scriverlo. Clementino ha avuto coraggio, si è espresso da artista e soprattutto da adulto, mentre troppi – a cominciare dal mondo della musica – fanno finta di non capire, ascoltare e vedere. Osservano i dati dello streaming e si accontentano dei fuochi fatui di carriere destinate a durare tre settimane. I cocci, poi, sono nostri. di Fulvio Giuliani 

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