Concerti sconcertanti al Circo Massimo
Concerti sconcertanti al Circo Massimo
Concerti sconcertanti al Circo Massimo
L’eco del concerto romano di Travis Scott ha raggiunto ogni angolo del globo mettendo il Circo Massimo sulle prime pagine di innumerevoli testate. Ma inevitabili giunsero le polemiche. Mentre un ragazzo di 14 anni volava in una buca cercando di assistere allo show gratuitamente, qualcuno fra la folla spruzzava ancora una volta dello spray al peperoncino generando il panico: per un caso non si è verificata una tragedia. Decine le telefonate al 112 di cittadini che segnalavano un terremoto: erano gli spettatori che saltavano. La direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, ha annunciato che «non verrà più dato parere favorevole all’uso dell’area per i concerti rock» perché non è stata fatta rispettare la prescrizione di «non superare il limite dei decibel e il fatto di non incitare il pubblico in piedi a saltare». Avete letto bene: a un concerto il divieto di saltare.
Sorvolando su quest’ultima perla, il discorso è ben più serio: il Circo Massimo è e resta un monumento storico da preservare, con tanto di gallerie sotterranee ed è facile immaginare quanto poco bene possa aver fatto loro in questi anni il saltellio di migliaia di persone, al ritmo di qualsivoglia musica di qualsivoglia artista. A difesa del concerto si è invece schierato l’assessore ai Grandi eventi Alessandro Onorato. Replicando alla Russo, ha ricordato le cifre che ruotano attorno a eventi simili – 360mila euro alla Sovrintendenza comunale, 60mila euro per i vigili, 50mila euro per l’Ama – e ha contestato la proposta di vietare soltanto concerti rock-poppermettendo invece nell’area quelli di musica classica, opera e balletto. Come se le persone sedute in maniera composta a un concerto di classica si possano paragonare a quelle che condividono l’esperienza di un concerto rock… Infine parlò anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per il quale sarebbe stato meglio optare per un’altra location. Sì, ma quale?
È proprio qui che casca il proverbiale asino ed emerge evidente il problema principale: in Italia mancano aree dove poter tenere eventi del genere e nessuno investe per crearne. Se in estate, esclusi stadi e arene millenarie (di cui una abbastanza capiente, quella di Verona), si possono inventare soluzioni simil Usa – con risultati altalenanti, fra pratoni e parchi, ma prezzi sempre belli alti – a partire dall’autunno la situazione ritorna desolante perché di spazi semplicemente non ce ne sono: per intenderci, oggi a Sud di Roma esistono soltanto due strutture con una capienza totale di poco più di 8mila posti.
di Federico ArduiniLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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