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Enzo Avitabile

Contaminazioni, fuoco e incontro

Contaminazioni, fuoco e incontro: i tre pilastri imprescindibili per Enzo Avitabile, uno dei più grandi maestri viventi della musica che ci racconta del suo passato, l’amore per Napoli e il mondo e un futuro sempre in musica.
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Contaminazioni, fuoco e incontro

Contaminazioni, fuoco e incontro: i tre pilastri imprescindibili per Enzo Avitabile, uno dei più grandi maestri viventi della musica che ci racconta del suo passato, l’amore per Napoli e il mondo e un futuro sempre in musica.
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Contaminazioni, fuoco e incontro: i tre pilastri imprescindibili per Enzo Avitabile, uno dei più grandi maestri viventi della musica che ci racconta del suo passato, l’amore per Napoli e il mondo e un futuro sempre in musica.
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Contaminazioni, fuoco e incontro: i tre pilastri imprescindibili per Enzo Avitabile, uno dei più grandi maestri viventi della musica che ci racconta del suo passato, l’amore per Napoli e il mondo e un futuro sempre in musica.
Persino il suo amato Vesuvio fatica a reggere il confronto. Enzo Avitabile, classe 1955, resta uno dei più grandi maestri viventi della musica, quella nel senso più primordiale del termine. Come un eroe dei due mondi, al pari del suo amico e collega Pino Daniele è sempre riuscito nell’intento di generare una contaminazione di culture e suoni senza confini. I risultati raggiunti finora – un David di Donatello, due premi Tenco e un Nastro d’argento, solo per citare i riconoscimenti formali – non lasciano dubbi. Nel tradizionale appuntamento natalizio del “Dono di No’hma del Teatro Teresa Pomodoro” alla città di Milano, Avitabile si è reso protagonista insieme a I Bottari di Portico di uno spettacolo genuino e tribale, accompagnato dagli amici di sempre Tony Esposito e Peppe Servillo. «Con Peppe abbiamo fatto un Sanremo insieme e siamo molto amici. L’ho voluto con me in questo spettacolo che conferma quanto l’asse Napoli-Milano sia molto forte. Ad esempio, il 19 luglio 1980 il mio concerto con Bennato al San Siro è stato il primo a ottenere un sold out negli stadi. Nella musica ho avuto e ho i miei migliori amici. Non amò i clichè». Se si potesse racchiudere la sua idea artistica in una sola parola, quella sarebbe di certo “incontro”: «La prima parte della mia vita l’ho dedicata a incontrare tutti quelli che da piccolo ascoltavo in una scatola magica dal nome jukebox, in una periferia di Napoli che conosciamo tutti: Scampia» ci racconta. «Ascoltavo le band storiche di allora, come gli Equipe 84 o I Camaleonti ma anche una parte di musica afroamericana con artisti come James Brown o Tina Turner. Non capivo una parola ma ero affascinato da quei suoni, da quel sassofono: da lì è nato il sogno di imparare a suonarlo e incontrare tutti quei maestri della soul music». È lui stesso ad ammettere di aver vissuto anni di inquietudine artistica, una fame di connessioni che lo ha portato a duettare con i più grandi artisti mondiali. «James Brown, ad esempio, mi presentò il rapper americano Afrika Bambaataa con cui mi lanciai nel primo “rapper contaminato”. Lo portai nel cuore di 167 Scampia e andai con lui nel Bronx». In quella terra un tempo di nessuno è stato «piantato un seme che adesso sta generando i suoi frutti: i Co’Sang, Rocco Hunt, Gue Pequeno», quelli che lui definisce «i miei nipotini della nuova generazione». Napoli è sempre stata il suo punto di partenza ma è il mondo la sua destinazione. Come nel caso del suo amico Pino Daniele, la lingua napoletana non viene mai utilizzata in modo retorico ma è uno strumento per parlare di tematiche importanti a cui Avitabile non si è mai sottratto: «i bimbi-soldato, la guerra dei diamanti, la questione palestinese. In contemporanea, ho recuperato le melodie e le scale di provenienza greca, i ritmi mediterranei con I Bottari di Portico e la tammurriata». È il folklore, sono le nostre radici più profonde che esplodono in musica e che non conoscono confini se non quelli che gli attribuiamo. «Vivo costantemente nell’idea di una contaminazione felice. Non credo che il ritmo abbia un colore. Ogni realtà culturale ha un suo fascino e una sua sensualità. Ci sono danze del Nord Europa meravigliose tanto quanto quelle tribali in Africa. La musica napoletana è italiana, la musica italiana è anche napoletana. Non esistono schemi rigidi». Lo sguardo che Enzo Avitabile rivolge al passato è gonfio di gratitudine. Non possiamo però non fargli due domande sulla già chiacchieratissima prossima edizione di Sanremo. «Quest’anno tiferò Giorgia – ci confida – perché è una mia amica, sono di parte, ma trovo interessante anche Ultimo. Entrambi hanno una grande forza comunicativa». Su quanto la musica, il Festival e i suoi protagonisti siano cambiati anche grazie ai social, non si sbottona: «Ci sono diverse novità e ben venga che alcune siano trainate dai social e dai like. Ma Sanremo è il Festival delle sorprese e sono convinto che anche quest’anno ne ascolteremo di molto belle».   di Raffaela Mercurio

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