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Cugini di Campagna, Leonardi: ‘La generazione oggi? Quella della scorciatoia’

Tiziano Leonardi, alle tastiere dei Cugini di Campagna: “Pur senza generalizzare, la generazione di oggi è quella della scorciatoia”
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Cugini di Campagna, Leonardi: ‘La generazione oggi? Quella della scorciatoia’

Tiziano Leonardi, alle tastiere dei Cugini di Campagna: “Pur senza generalizzare, la generazione di oggi è quella della scorciatoia”
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Cugini di Campagna, Leonardi: ‘La generazione oggi? Quella della scorciatoia’

Tiziano Leonardi, alle tastiere dei Cugini di Campagna: “Pur senza generalizzare, la generazione di oggi è quella della scorciatoia”
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Tiziano Leonardi, alle tastiere dei Cugini di Campagna: “Pur senza generalizzare, la generazione di oggi è quella della scorciatoia”

Pochi gruppi nella storia della musica italiana possono vantare altrettanta iconicità de I Cugini di Campagna. Chiunque sia nato nel Belpaese ha canticchiato o anche solo ascoltato un loro successo. Chiunque saprebbe indicarli tra una folla di gente: le zeppe e i pantaloni a zampa aiutano, indubbiamente.

Sono stati la sorpresa più grande di Sanremo 2023, da outsider totali, giunti con lo spirito giusto al loro primo Festival dopo 53 anni di attività musicale: professionalità, leggerezza e un pezzo radiofonico come “Lettera 22”. Non si pensi però che non ci sia stata emozione in questa loro prima volta, nonostante le migliaia di palchi calcati in carriera: «Sanremo è tutta una storia a sé. Anche se prima sei tranquillo, a 15 minuti dall’esibizione iniziano a tremarti le gambe. Respiri e vai. Tranquillo, ma non troppo: andante, ma non troppo» ci ha confessato Tiziano Leonardi, il membro più giovane della band, alle tastiere e ai cori dei Cugini dal 2012. L’Ariston ha visto anche il ritorno in formazione di Nick Luciani, che aveva lasciato il quartetto nel 2014 dopo vent’anni dietro al microfono: «Ritrovarsi è stato bellissimo» ammette Tiziano. «Il valore artistico di Nick non si discute. Riunirsi dopo che c’è stata una burrasca è sempre molto importante, ci si riscopre più consapevoli».

Eppure, nonostante “Lettera 22” sia andato bene anche sui social – «Il ritornello è come un mantra: sono soltanto tre parole, “Non lasciarmi solo”, in cui ognuno può ritrovare il messaggio di cui sente di aver bisogno» – c’è stato qualcuno a cui l’esordio all’Ariston proprio non è andato giù: Flavio Paulin, membro dei Cugini dal 1970 al 1977, per il quale se ci fosse stato ancora lui non sarebbero mai andati a Sanremo. «Chiunque sia stato nei Cugini ha dato moltissimo» sottolinea Leonardi. «Se allora non si presentarono al Festival era perché non aveva la eco che ha adesso e non per la scelta di un singolo membro, senza nulla togliere a nessuno».

Nel futuro del gruppo c’è il ritorno agli amati concerti dal vivo, con oltre 50 date già confermate di un tour che toccherà Australia, Nord America e Belgio. Una scelta in netta controtendenza rispetto alle nuove generazioni, che suonano sempre meno dal vivo anche in carriere agli esordi. Su questo Tiziano non ha dubbi: «Noi veniamo dalla scuola degli anni Settanta, la dimensione live è fondamentale. Cristallizzi e cementi il rapporto con il tuo pubblico per rimanere in contatto con chi ha speso tempo e soldi per venirti a sentire: glielo devi. Ne devi essere consapevole. Se non sei sincero il pubblico se ne accorge. Senza cattiveria e senza generalizzare, perché non vale per tutti: la generazione di oggi è quella della scorciatoia. Prima di dire che hai fatto qualcosa devi aver mangiato almeno 100 kg di sale» osserva Leonardi. «Oggi è tutto più epidermico ma le cose che ci si è sudati, quelle per cui ringrazi Dio, sono le più importanti. Nell’epoca in cui tutto è facile ci vuole poco per perdere tutto». Quindi un consiglio per chi inizia: «Attivate sempre la visione periferica, aprite gli orizzonti: c’è sempre un lato inaspettato da cogliere da cui apprendere».

di Federico Arduini

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