Dalla tarantella al Concertone, parla Massimo Bonelli
Lo stato della musica in Italia nell’intervista a Massimo Bonelli: produttore, editore, manager e direttore artistico dal 2015 del Concertone del Primo Maggio
Dalla tarantella al Concertone, parla Massimo Bonelli
Lo stato della musica in Italia nell’intervista a Massimo Bonelli: produttore, editore, manager e direttore artistico dal 2015 del Concertone del Primo Maggio
Dalla tarantella al Concertone, parla Massimo Bonelli
Lo stato della musica in Italia nell’intervista a Massimo Bonelli: produttore, editore, manager e direttore artistico dal 2015 del Concertone del Primo Maggio
Lo stato della musica in Italia nell’intervista a Massimo Bonelli: produttore, editore, manager e direttore artistico dal 2015 del Concertone del Primo Maggio
Il ruolo della musica tradizionale nel panorama musicale italiano è sempre molto dibattuto, con il passare degli anni il rischio ogni volta più grande è quello di vederla disperdersi come sabbia al vento del cambiamento. Per fortuna sono tante le iniziative che vengono organizzate per preservare le tradizioni e farle conoscere ai più giovani: fra queste spiccano molti festival estivi.
Una sfida che conosce molto bene Massimo Bonelli – produttore, editore, manager, consulente musicale e fondatore di iCompany – che da un paio d’anni ha ripreso in mano l’organizzazione di uno dei festival più peculiari del nostro panorama nazionale: il Kaulonia Tarantella Festival, quest’anno (dal 23 al 26 agosto) giunto alla sua XXV edizione. «Credo sia una sfida centrale per il futuro della musica» ci spiega. «Quando sono stato a Caulonia ho visto medici, carpentieri e spazzini diventare tutti uguali nel ballo. Alla fine, siamo tutti simili nelle nostre diversità. E raccontare chi eravamo, fra i diversi territori e tradizioni, ci dà la possibilità di scoprire in che modo possiamo continuare a essere diversi rispettando questa diversità. Mi affascina molto poter lavorare a questo festival, poter dare il mio contributo nel portarlo nel futuro, raccontarlo oggi senza essere retorici».
Seppur declinato alla specificità dell’evento, si tratta di un approccio simile a quanto fatto da Bonelli con il Concerto del Primo Maggio di Roma, dal 2015 sotto la sua direzione artistica. Gli è stato infatti affidato il racconto della nuova musica italiana, fatta di artisti amati dai più giovani e meno noti al grande pubblico, diversi da quelli solitamente associati al Concertone. Per questa scelta non sono mancati attacchi: «L’ho fatto sapendo che sarei stato criticato. Tuttavia, non appena il Festival di Sanremo ha accolto a piene mani quanto fatto da noi con il Concertone, l’idea che avevamo portato avanti è stata sdoganata» sottolinea Bonelli. «Quando ho avuto la possibilità di incidere ho sempre scelto di non nascondermi dietro al ruolo, senza rischiare nulla. Mi piace fare questo mestiere, essere uno che quando viene chiamato porta un carattere alle cose che fa. Opero sempre scelte che diano un segnale andando a cercare le innovazioni, portando i progetti avanti nel futuro per migliorare lo stato delle cose».
Impossibile non chiedergli un giudizio sullo stato di salute della nostra musica, argomento su cui sta anche scrivendo un libro: «Se per il mercato è un ottimo momento, penso che dal punto di vista artistico ci sia una sorta di fase di stallo. Mancano nuove leve veramente innovative. Ma è fisiologico, avviene ciclicamente: il plateau in genere poi prelude a una innovazione artistica. Ho la sensazione che ci troviamo all’orizzonte degli eventi: da qui a qualche anno la musica darà nuovi segnali e cambierà ancora».
Tuttavia, è sempre complicato analizzare l’epoca che si sta vivendo e in cui si è immersi: «Il tempo è l’unico vero elemento che ci permette di capire se ciò che stiamo ascoltando abbia il merito di raccontare un’epoca o sia trascurabile: tante canzoni che negli anni Ottanta sembravano delle semplici hit estive poi sono rimaste nel nostro immaginario».
di Federico Arduini
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