I Daudia raccontano “Il Nostro Tempo”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Daudia sul loro percorso artistico e sul nuovo disco, in uscita oggi, “Il Nostro Tempo”
I Daudia raccontano “Il Nostro Tempo”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Daudia sul loro percorso artistico e sul nuovo disco, in uscita oggi, “Il Nostro Tempo”
I Daudia raccontano “Il Nostro Tempo”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Daudia sul loro percorso artistico e sul nuovo disco, in uscita oggi, “Il Nostro Tempo”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Daudia sul loro percorso artistico e sul nuovo disco, in uscita oggi, “Il Nostro Tempo”
Oggi, 24 gennaio, esce in digitale “Il Nostro Tempo” , il nuovo album del duo pop Daudia formato dai cantautori e polistrumentisti Claudia Pasquariello e Davide Maiale. L’album comprende 11 brani originali scritti e composti dal duo, caratterizzati da un approccio sperimentale che spazia tra elettropop, country, orchestrale, acustico e pop rock. “Il Nostro tempo” rappresenta una nuova fase per i Daudia e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro per conoscerne meglio la genesi, oltre che per farci raccontare la loro storia, che negli anni li ha portati in giro per il mondo.
Partiamo dal nuovo disco, “Il Nostro Tempo”, un disco diverse sfumature sonore. Come avete scelto i brani?
Diciamo che, anche oggi, rimane sempre un po’ la paura di aver preso una strada che, per noi, rappresenta un punto di forza ma che potrebbe essere percepita in modo diverso. L’album è sperimentale, con sonorità variegate e l’uso di due lingue. Tuttavia, non nascondiamo il timore che questa varietà possa sembrare un “’insalata” a chi ascolta da fuori.
La verità è che una tracklist definitiva forse non esiste, così come non esistono mix definitivi. Potresti lavorare su una canzone per anni, ma alla fine bisogna trovare un punto di equilibrio e accettare il risultato. Anche noi ci siamo dedicati a lungo a questo progetto, un anno intero su alcuni brani, ma alla fine abbiamo dovuto fare delle scelte, calibrandole con attenzione. Ci siamo lasciati guidare sia dal significato delle canzoni sia da ciò che piaceva maggiormente a noi.
Ad esempio, nell’album abbiamo deciso di includere una canzone del 2019, Scorpione. Questo brano, che presentammo ad Area Sanremo e arrivò finalista, è molto importante per noi, sia dal punto di vista musicale sia emotivo. È un pezzo che rappresenta a pieno il nostro progetto e che il pubblico ha sempre amato. Non volevamo lasciarlo relegato al passato, quindi lo abbiamo riproposto. Lo stesso vale per altri singoli, come Let’s Go, che abbiamo deciso di inserire per mantenere una continuità con ciò che abbiamo creato in passato.
Ogni brano dell’album rappresenta un momento specifico del nostro percorso, un segmento di vita che abbiamo vissuto e trasformato in musica. Gli ultimi pezzi, ancora inediti, mostrano influenze diverse rispetto ai primi. Si sente di più l’electropop, mentre nei brani precedenti prevalevano atmosfere acustiche. Questa evoluzione rispecchia la nostra voglia di sperimentare, ma sempre con il filo conduttore del pop e delle storie che raccontiamo.
Ogni canzone ha una storia, che sia la nostra o che arrivi dalle esperienze e dai racconti di altre persone. Tra i brani c’è anche una traccia ispirata a un caso di cronaca che ci ha particolarmente colpito. Per ora non sveleremo troppo, ma è una canzone a cui teniamo molto.
Ci raccontate qualcosa di più brano che dà titolo al disco, “Il Nostro tempo”?
La canzone che dà il titolo all’album, “Il Nostro Tempo”, fino a due settimane prima dell’uscita dell’album non esisteva. Non c’era né in quella forma né come idea compiuta. Avevamo una traccia con quel titolo, ma era tutt’altra cosa: un arrangiamento diverso, un altro testo, un’altra canzone.
A un certo punto abbiamo preso una decisione coraggiosa, nonostante l’uscita dell’album fosse imminente: l’abbiamo cestinata. Ci siamo detti che serviva una vera canzone che rappresentasse pienamente il concetto del nostro tempo. Non ci bastava avere un titolo, volevamo una traccia che fosse autentica, che raccontasse davvero ciò che volevamo esprimere. Da quella scelta, che sembrava rischiosa, è nato qualcosa di speciale. La nuova canzone è venuta fuori esattamente come la immaginavamo: con sonorità che per noi sono definitive e un testo che racconta ciò che avevamo dentro. Alla fine, siamo felici di aver avuto il coraggio di rinunciare a qualcosa che non ci convinceva per creare un pezzo che ci rappresentasse davvero.
Il singolo che avete scelto è “Rivoluzione”
Anche questa è una canzone profondamente autobiografica, scritta in un momento molto particolare della nostra vita, subito dopo la pandemia. Quel periodo ci aveva lasciati completamente smarriti. Per chi, come noi, lavora nel settore musicale, la pandemia è stata una vera bastonata. Tuttavia, ci siamo rimboccati le maniche e reinventati. Sentivamo il bisogno di tornare a viaggiare, di uscire dalla comfort zone in cui ci eravamo rifugiati e di ritrovare noi stessi, percorrendo una nuova direzione.
Rivoluzione non è qualcosa di tangibile o legato all’esterno. È un percorso interiore, un cambiamento che nasce da dentro. Significa rompere le abitudini, sperimentare nuovi paesi, conoscere nuove persone, mettersi in gioco, e anche accettare i rischi, ma sempre rimanendo fedeli ai propri principi e valori. Per questo, nel testo si parla di sorridere alla gente e di restare uniti, nonostante i continui cambiamenti e viaggi. È un invito a mantenere i legami, anche in un mondo che tende a dividere.
Una frase del brano è nata in modo del tutto spontaneo: “Sorridere alla gente sarà importante, stare uniti.” Ricordo che l’abbiamo scritta con un pezzo di gesso sulla cappa della nostra cucina. È rimasta lì per anni, anche mentre venivano gli operai per alcuni lavori. Ogni tanto qualcuno la leggeva e commentava: “Che frase bella, è da tenere a mente.”
Com’è nato il vostro sodalizio artistico?
Nel 2016 dovevo cantare a un evento e avevo bisogno di un pianista che mi accompagnasse. Avevo provato a contattare molte persone, ma nessuno era disponibile. Alla fine chiamai Davide, che era la mia ultima opzione, ma si rivelò la scelta decisiva. Durante quell’evento, mentre cantavamo e suonavamo insieme, capimmo subito che c’era una forte alchimia, soprattutto vocale. Le nostre voci si combinavano perfettamente e condividevamo anche una sintonia musicale, riconducibile già allora a un genere comune. Da quel momento iniziò il nostro percorso come duo. Decidemmo di unire i nostri nomi, Davide e Claudia, dando vita a “Daudia”. Questo nome rappresenta anche un elemento centrale del nostro progetto: l’armonizzazione. Le nostre voci, quando si fondono, creano una terza voce completamente nuova, che è diventata il tratto distintivo del nostro lavoro. Una volta, per esperimento, abbiamo abbassato la tonalità della sua voce, e il risultato è stato incredibile: la sua voce al maschile sembrava la mia. Questo ci ha lasciati sconvolti, confermando quanto siano simili le nostre timbriche.
Quando cantiamo insieme, questa armonia naturale diventa evidente. Abbiamo provato a lavorare con altri artisti, ma non abbiamo mai trovato un’alchimia paragonabile. È una fortuna, certo, ma è anche il risultato di tanta dedizione e impegno.
Sin dall’inizio ci siamo posti obiettivi ambiziosi. Non ci siamo mai limitati al nostro piccolo contesto, alla nostra città o regione, né ci siamo fermati all’Italia. Abbiamo guardato subito verso l’estero, cercando di scoprire e assimilare nuove influenze musicali. Viaggiando e vivendo esperienze internazionali, abbiamo cercato di definire la nostra identità artistica, prendendo ispirazione – e a volte “rubando” – dalle sonorità di altri paesi.
Questa apertura al mondo si riflette ancora oggi nel nostro progetto, che unisce influenze italiane e internazionali, creando un sound unico e personale.
Tutte le esperienze che avete fatto in giro per il mondo vi hanno plasmato in qualche modo?
L’esperienza all’estero ha rivoluzionato completamente il nostro modo di vedere la musica. Non solo ha cambiato il nostro approccio creativo, ma anche il modo di ascoltarla e di viverla. Quando esci dal tuo territorio, come artisti e come persone, cambia la prospettiva. Ti rendi conto di quanto sia importante non limitarsi al proprio piccolo mondo. Per noi, l’Italia rappresentava una sorta di “orticello”: tutto quello che c’era da assimilare, l’avevamo già interiorizzato. Sentivamo il bisogno di crescere, di espanderci, e l’esperienza internazionale ci ha permesso di farlo.
Ad esempio, durante il nostro percorso ci siamo trovati a preparare un brano in rumeno per una performance in Romania. È stata una sfida che ci ha catapultato in un contesto completamente nuovo e sconosciuto, ma anche un’opportunità per sperimentare e lasciarci influenzare da culture diverse. Questo processo ha plasmato la nostra musica, rendendola più ricca e articolata.
Costruire un progetto come il nostro richiede passione e determinazione. Bisogna crederci anche quando sembra più facile mollare. Nonostante le difficoltà e un percorso spesso tortuoso, abbiamo scelto di investire tutto in questa avventura, senza mai perdere la fiducia in ciò che facciamo.
Tra queste esperienze ci sono stati anche diversi talent, ci raccontate un episodio in particolare?
l nostro progetto è iniziato nel 2016, quando abbiamo cominciato a pubblicare cover in chiave acustica sui nostri social. All’epoca, piattaforme come Facebook erano ancora molto in voga e ci permisero di raggiungere un pubblico ampio. Nel 2017, ricevemmo un messaggio privato da un’autrice di programmi televisivi, che si presentò come collaboratrice di MTV e ci propose di partecipare a un progetto. Inizialmente pensammo fosse uno scherzo o un fake, ma quando controllammo la nostra mail trovammo un’email ufficiale che confermava tutto.
L’autrice ci raccontò di aver visto le nostre cover sui social e di essere incuriosita dal nostro progetto. Ci convocò per le audizioni di X-Factor UK a Londra. Superammo quattro audizioni, spostandoci tra Londra e Liverpool, e arrivammo infine davanti ai giudici principali, tra cui Louis Walsh. In quell’occasione ricevemmo quattro “sì”.
Un episodio curioso è che, durante l’audizione, portammo un nostro brano originale in inglese, ma ci fu chiesto di interromperlo e di eseguire una cover. Anche se questo ci lasciò inizialmente perplessi, il feedback positivo sulla cover ci diede la spinta per continuare. Tuttavia, per un periodo ci concentrammo quasi esclusivamente sulle cover, credendo poco nei nostri brani originali.
Nonostante ciò, l’esperienza inglese ci ha lasciato molto. Abbiamo imparato a osare e a integrare strumenti che oggi caratterizzano il nostro progetto musicale. Anche se Davide è principalmente un pianista, suona regolarmente la chitarra e l’ukulele, strumenti che sono diventati una vera e propria estensione del nostro stile. Ora, chi ci ascolta e ci segue associa questi strumenti al nostro sound unico.
Voi siete molto forti sui social
Una delle cose che ci fa più piacere è quando, durante i nostri live, qualcuno ci dice: “Ma quindi cantate tutto davvero dal vivo? Suonate tutto voi?”. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo iniziato un tour teatrale dedicato ai nostri inediti, e questo tipo di commento è diventato frequente. È comprensibile: oggi i social, per quanto utili, possono talvolta creare illusioni. Non è raro che alcuni artisti non riescano a riprodurre dal vivo ciò che propongono online, sia in termini di esecuzione vocale che strumentale.
Per noi, invece, è motivo di orgoglio poter dire che siamo esattamente come ci si vede nei video, e in molti casi anche migliori. Sui social, come Instagram, seguiamo un format preciso, con molti video in chiave acustica. Ma dal vivo, con la band al completo, riusciamo a esprimere appieno la nostra energia e il nostro sound.
Ci sono dettagli e sfumature che un video non può catturare, e per noi il live è l’occasione per dimostrare al pubblico la nostra autenticità e la nostra capacità artistica. Essere musicisti significa per noi rendere ancora di più sul palco rispetto a quanto si può percepire attraverso uno schermo. Questo è il nostro vero punto di forza.
Avete in programma un tour?
In questi giorni stiamo definendo una breve tournée di una decina di date in tutta Italia. Partiremo dalla seconda metà di marzo, indicativamente intorno al 20-22, e attraverseremo la penisola: da Milano scenderemo verso Pesaro, fino a Napoli e altre città in Campania.
Questa tournée sarà nei club italiani e sarà dedicata alla presentazione del nostro nuovo disco, in uscita. È un progetto che ci entusiasma moltissimo perché sarà l’occasione per far conoscere le nostre canzoni al pubblico in una dimensione intima e coinvolgente. In estate, poi, inizieremo la nostra grande tournée, con quasi 100 date tra locali ed eventi. Oltre alle nostre ormai classiche cover, quest’anno il valore aggiunto sarà il disco, che ci accompagnerà in ogni tappa.
Per rimanere aggiornati su tutte le date aperte al pubblico, vi invitiamo a seguirci sui nostri canali social: Instagram, Facebook, e ora anche su Spotify, dove è possibile visualizzare gli eventi direttamente sulla piattaforma. Cercheremo di rendere il tutto il più accessibile possibile, così da permettere a tutti di trovarci facilmente.
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Tag: musica, Musica italiana
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