David Gilmour a Roma, la grande bellezza
David Gilmour oggi ha 78 anni ma tiene il palco per più di 2 ore, di solo in solo, di mondo in mondo, senza aiuti, senza autotune o furbi lip-sync
David Gilmour a Roma, la grande bellezza
David Gilmour oggi ha 78 anni ma tiene il palco per più di 2 ore, di solo in solo, di mondo in mondo, senza aiuti, senza autotune o furbi lip-sync
David Gilmour a Roma, la grande bellezza
David Gilmour oggi ha 78 anni ma tiene il palco per più di 2 ore, di solo in solo, di mondo in mondo, senza aiuti, senza autotune o furbi lip-sync
David Gilmour oggi ha 78 anni ma tiene il palco per più di 2 ore, di solo in solo, di mondo in mondo, senza aiuti, senza autotune o furbi lip-sync
Chiunque abbia mai partecipato a un concerto sa quanti diversi stati d’animo si possano attraversare. Chi scrive ha assistito a una delle date di David Gilmour al Circo Massimo di Roma, anteprima del tour mondiale che lo ha riportato sul palco dopo otto anni. Quando passate le 21 le luci si sono spente, eccolo là David con la sua chitarra in braccio, pronto a disegnare universi in un viaggio fra brani immortali dei Pink Floyd e canzoni dagli album da solista. E nel mentre eccoci noi, alle prese con una regressione a esseri spirituali, mentre la musica accende ricordi e trascende l’istante, riportandoci ai volti e alle voci di chi non c’è più, in un parco nell’estate di anni fa, all’amore che si ha affianco. Ci si ritrova quindi in lacrime sui rintocchi di “Time”, a urlare a squarciagola sul ritornello di “Comfortably Numb”, per ricordarci dove il sound dei Pink Floyd abbia definitivamente trovato il proprio canto: nella sua sei corde.
David oggi ha 78 anni ma tiene il palco per più di 2 ore, di solo in solo, di mondo in mondo, senza aiuti, senza autotune o furbi lip-sync. Sta tutta qua la sua forza: nella pace e nella naturalezza con cui sorride a un piccolo errore, nella gioia negli occhi mentre accoglie sua figlia Romany sul palco a cantare con lui. E finito il concerto ci si sente come davanti a un cerchio chiuso, speranzosi in un altro atto, un altro solo ruggente, ma riconoscenti dinnanzi a quanto quest’uomo abbia saputo donarci. “Forever and ever”.
di Federico Arduini
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