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Davide Mancini e la sua “Preghiera Punk”

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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Davide Mancini in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Preghiera Punk”

Davide Mancini

Davide Mancini e la sua “Preghiera Punk”

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Davide Mancini in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Preghiera Punk”

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Davide Mancini e la sua “Preghiera Punk”

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Davide Mancini in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Preghiera Punk”

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«È una preghiera laica, una preghiera punk, per chi non si arrende». Davide Mancini presenta così il suo nuovo brano Preghiera punk, disponibile in digitale. Cantautore valdostano con uno sguardo sempre attento a ciò che sfugge alle logiche dominanti, Mancini dedica questa canzone all’amico Paolo Salandini, storico musicista e componente della band di Luciano Ligabue, scomparso di recente.

Registrato con Massimo Spinosa — tra i bassisti più apprezzati della scena italiana, già al fianco di artisti come Mauro Pagani, De André, Vecchioni e De Gregori — il brano è, nelle parole di Mancini, «un grido di libertà». Un inno a chi sceglie di restare fedele ai propri valori, rifiutando compromessi e potere, unendo spiritualità e ribellione in una formula sonora e poetica che non fa sconti.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per conoscere come è nata questa canzone e qualcosa di più della sua visione artistica

Come nasce “Preghiera Punk”?

“Preghiera punk” come singolo nasce da un’insostenibile ondata di indignazione che, a un certo punto, doveva trovare uno sfogo. Di solito canalizzo questo tipo di energia o nell’arte o facendo sport, magari immerso nella natura. Quando la disillusione raggiunge certi livelli, secondo me è fondamentale non abbrutirsi, non scivolare nel cinismo, ma trasformare tutto in qualcosa di creativo.

Così è nato, di getto, questo brano. Ci ho lavorato molto solo in un secondo momento: ho scelto una tecnica narratologica particolare, che non dà mai riferimenti precisi, anzi, può sembrare persino contraddittoria, ma è una scelta artistica voluta. Il titolo, che a prima vista può sembrare un ossimoro, mette insieme due concetti che io oggi sento profondamente consonanti.

Credo che ci sia un bisogno urgente di recuperare la dimensione della preghiera – non parlo necessariamente di qualcosa di dogmatico o religioso, può essere laica, spirituale, poco importa – ma deve essere autentica, un modo per connettersi con qualcosa di più grande. E allo stesso tempo penso serva un po’ di sano punk. Non la ribellione sterile o pretestuosa, quella fine a se stessa, ma una ribellione profonda, che nasce dalla voglia di capire, dal bisogno di andare oltre la superficie, dal coraggio di dire dei no, di opporsi.

Ecco, questo è stato il motore del brano. Non mi aspettavo tutto questo riscontro, a dire la verità: sta andando molto meglio di quanto immaginassi. Ma ormai, dal punto di vista artistico, sono in pace. Sono felice di essere ancora attivo, di fare tante cose. Se arriva anche del consenso, bene. Altrimenti, va bene lo stesso

In questa veste di cantautore si sente che nel tuo bagaglio artistico c’è tanto da tanti mondi diversi che hai attraversato precedentemente

Sì, assolutamente: è stato, ed è tuttora, un percorso di crescita. Dietro di me non c’è mai stato nessuno, quindi ho sempre dovuto guadagnarmi tutto da solo, passo dopo passo. Questo mi ha insegnato moltissimo. Ho avuto la fortuna di frequentare grandi artisti, di suonare con Mauro Pagani, di conoscere Moni Ovadia… ho lavorato con Ivan Ciccarelli, il batterista di Antonella Ruggiero… insomma, ho incontrato una serie di musicisti che mi hanno dato tanto, sia umanamente che professionalmente.

Poi, inevitabilmente, arriva il momento in cui capisci che serve anche mettersi a studiare seriamente. A me piace molto lavorare sulla forma canzone ed è qualcosa che faccio a prescindere dal fatto che ci sia o meno un pubblico. Ovviamente, se c’è, meglio. Ma la scrittura resta, per me, un’esigenza.

Negli anni ho attraversato un po’ tutti i generi, e oggi sono consapevole che il cantautorato è ciò che più mi rappresenta. È il linguaggio con cui riesco davvero a raccontare me stesso.

Il tuo è un approccio e uno stile di scrittura che poco si allinea a ciò che oggi va per la maggiore

Penso di essere fuori tempo, e in un certo senso me ne vado anche fiero. Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, né voglio essere un esempio o qualcuno che indica una direzione. Però è vero che, forse, una volta i cantautori affrontavano i temi — anche le sofferenze esistenziali — in modo diverso, più profondo. Usavano un lessico più ricco, c’era più attenzione alla complessità, anche sul piano politico, geopolitico, comportamentale.


Oggi, secondo me, c’è un impoverimento generale. Voluto, strumentale. E credo che, inevitabilmente, si tornerà indietro. Non so quando, ma succederà. Perché alla fine, nelle corde di ognuno di noi, c’è una necessità primaria: cercare una musica che faccia riflettere, che commuova, che sia autentica.
Se invece l’unico scopo resta quello di monetizzare, vendere, incassare… allora si finisce per diventare prodotti di plastica. Ma l’arte, almeno per me, è un’altra cosa. E questa è la mia opinione, senza pretese.

Immagino che questa canzone s’inserisca in un progetto più ampio

Sì, è una giusta osservazione. “Preghiera punk” fa parte di un progetto più ampio, che in realtà era già nato con la produzione di un altro singolo, “Aosta Capitale”. Quel brano però non ha preso piede, anche per ragioni logistiche. Oggi ha sempre meno senso produrre un CD come si faceva una volta, soprattutto se si tratta di un lavoro tematico.

Adesso però sto lavorando a una nuova produzione. L’idea, o meglio la prospettiva, è quella di realizzare quest’estate il mio terzo CD, dopo “Madame Gerbelle” e “Poesia e Democrazia”. Sarebbe un disco che, idealmente, chiuderebbe una trilogia. Vorrei includere almeno sei brani, non troppi, perché oggi il pubblico è abituato a non soffermarsi, ad ascoltare tutto in modo veloce, superficiale. E quindi è importante essere essenziali ma incisivi.

All’interno di questo progetto è probabile che “Preghiera punk” venga ripresentata, magari in una versione acustica o rimasterizzata. Sì, possiamo dire che si tratta davvero di un progetto più ampio, che guarda oltre il singolo brano

di Federico Arduini

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