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Domenico Modugno

Un frac senza tempo, trent’anni senza Domenico Modugno

Domenico Modugno fu artista vero, primo showman nostrano, amato in tutto il mondo

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Un frac senza tempo, trent’anni senza Domenico Modugno

Domenico Modugno fu artista vero, primo showman nostrano, amato in tutto il mondo

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Un frac senza tempo, trent’anni senza Domenico Modugno

Domenico Modugno fu artista vero, primo showman nostrano, amato in tutto il mondo

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Domenico Modugno fu artista vero, primo showman nostrano, amato in tutto il mondo

Nel 1953, dietro a un vetro, un uomo sta ascoltando un giovane che canta. Il contesto nel quale si svolge questa scena è la sede Rai di Via Asiago 10, a Roma, dove è in corso la diretta di un programma intitolato “Radioclub”. L’artista che sta eseguendo il brano in chiusura di trasmissione – dal titolo “Ninna Nanna” – è un 25enne di Polignano a Mare (17mila abitanti a una trentina di chilometri da Bari) che ha già alle spalle una discreta carriera teatrale, studi al Centro sperimentale di cinematografia, alcune apparizioni al cinema e qualche presenza nelle trasmissioni radiofoniche dell’epoca, dove intrattiene il pubblico con le sue canzoni. Si chiama Domenico Modugno. L’altro, l’uomo che lo sta ascoltando, è un italoamericano già conosciuto in tutto il mondo che quel giorno è l’ospite d’onore del programma. Il suo nome è Frank Sinatra.

Quell’interpretazione di Modugno conquista “The Voice”, che vorrebbe incidere una propria versione di quel pezzo. Non accadrà mai, ma quell’incontro cambierà per sempre la vita di uno dei due protagonisti. Già, perché l’interesse di Sinatra verso quel ragazzo pugliese non sfugge all’etichetta discografica più importante dell’epoca, la Rca, che gli offre subito un contratto. Arrivano i primi successi, con “Vecchio Frac” e “La donna riccia” che, tradotti in francese, diverranno celebri anche al di là delle Alpi. Modugno intanto partecipa come autore al Festival di Sanremo del 1956 e, due anni dopo, è lui in prima persona a salire sul palco del Salone delle feste del Casinò sanremese con il brano che lo consacrerà: “Nel blu dipinto di blu”.

L’impatto della canzone è enorme. Non solo trionfa a Sanremo, ma diviene un successo internazionale. In America raggiunge il primo posto, vince tre Grammy e diviene il brano più trasmesso alla radio. “Mr. Volare” (come lo soprannominano gli americani) si trasforma così nel simbolo dell’italianità nel mondo. Artista unico e primo vero showman nostrano, mostra la propria la propria abilità tanto nella musica pop quanto nelle rappresentazioni delle grandi commedie musicali che lo vedranno protagonista, sempre con un piglio personalissimo. 

Peraltro Il personaggio non è incline al qualunquismo. Nel 1973 si schiera a fianco del Psi nella campagna a favore del divorzio, condanna apertamente la dittatura di Pinochet (al punto che in Cile verrà dichiarato ‘persona non gradita’) e non esita a esprimere liberamente il proprio pensiero. Quello dell’impegno sociale e politico è un aspetto che diverrà ancor più evidente nell’ultima parte della sua vita, quando – a causa di un ictus che lo colpisce nel 1984 – è costretto ad allontanarsi dalle scene. Pur provato nel fisico, Modugno non perde il suo spirito. Entra in politica nelle file dei Radicali, portando avanti le sue battaglie a favore dei disabili e dei più deboli. Grazie alla sua denuncia delle disumane condizioni di vita dei pazienti del manicomio di Agrigento, prende il via un’indagine che nel 1988 porterà alla chiusura definitiva della struttura. 

Modugno riuscirà ad riabbracciare quel pubblico che non lo ha mai dimenticato nel 1991 alle Terme di Caracalla e poi l’anno successivo a Torino, prima di partire per un breve tour negli Usa. L’ultimo sipario lo riserverà alla sua gente nell’agosto del 1993, in quella Polignano che aveva lasciato per andare alla conquista del mondo. E dalla quale, il 6 agosto di trent’anni fa, è partito per il suo ultimo viaggio: quello per volare finalmente nel blu dipinto di blu. Magari con indosso un cilindro e un vecchio frac.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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