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Dopo 24 anni arriva in sala il sequel de “Il Gladiatore”

Ridley Scott risale i gradini dell’ipogeo e torna nell’arena del Colosseo con “Il Gladiatore II”, l’atteso sequel dell’omonimo capolavoro del 2000

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Dopo 24 anni arriva in sala il sequel de “Il Gladiatore”

Ridley Scott risale i gradini dell’ipogeo e torna nell’arena del Colosseo con “Il Gladiatore II”, l’atteso sequel dell’omonimo capolavoro del 2000

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Dopo 24 anni arriva in sala il sequel de “Il Gladiatore”

Ridley Scott risale i gradini dell’ipogeo e torna nell’arena del Colosseo con “Il Gladiatore II”, l’atteso sequel dell’omonimo capolavoro del 2000

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Ridley Scott risale i gradini dell’ipogeo e torna nell’arena del Colosseo con “Il Gladiatore II”, l’atteso sequel dell’omonimo capolavoro del 2000

Scendere agli inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno. Ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo è ben altro: qui sta il difficile, qui la vera fatica. Con le parole di Virgilio, Ridley Scott risale i gradini dell’ipogeo e torna nell’arena del Colosseo con “Il Gladiatore II”, l’atteso sequel dell’omonimo capolavoro del 2000. Dopo ventiquattro anni torna dunque sulla Roma antica con un percorso narrativo di una vicenda tanto eroica quanto tragica, quella del giovane Lucio Vero (l’attore Paul Mescal), nipote di Marco Aurelio e figlio di Lucilla (la sempre splendida Connie Nielsen), in un nuovo Impero ora disgregato e ostile.

Siamo nel 200 d.C., vent’anni dopo la morte di Massimo Decimo Meridio, indimenticabile protagonista del primo film. Lucio, ormai adulto, vive in Numidia con la moglie Arishat, ha dimenticato il suo passato e l’ombra soffocante di Roma. Ma è l’Urbe che ritorna a cercarlo: la sua esistenza tranquilla viene brutalmente stravolta quando le legioni dell’Impero, comandate dal generale Marco Acacio (interpretato da Pedro Pascal), invadono la Numidia riducendolo in schiavitù. Venduto al mercante Macrino (impersonato da Denzel Washington), Lucio diventa gladiatore, costretto a intrattenere una corte imperiale ormai corrotta e volgare, una Roma caricaturale e decadente che somiglia alla quella cafonal e godereccia descritta da Dagospia, in mano ai folli fratelli Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger).

“Il Gladiatore II” è un peplum (sottogenere di film ambientati nell’antichità classica) atipico. Se nel primo film il potere era parzialmente sotto il ‘genio luminoso’ di Marco Aurelio, ora emerge una visione critica dell’imperialismo, trattando la questione da vari punti di vista. Più politico e divisivo, Scott si avvicina alla poetica del suo primo film “I duellanti”, in cui a sfidarsi sono sì due uomini ma anche due contrapposte visioni della vita. Ora Roma è lontana dall’ideale sognato: è un mondo caotico, le sue élite si rivelano dissolute e disconnesse dalla realtà. Il regista statunitense riesce a evocare un mondo antico con un’intensa potenza visiva che oscilla fra l’onirico e il brutale, fra scene che evocano la morte de “Il settimo sigillo” di Bergman, elementi fantascientifici, licenze poetiche e inesattezze storiche. Ma scorrono come l’acqua, insieme alla terra e alla polvere, uno degli elementi più presenti in questa nuova epopea romana.

Scott non teme di inserire creature improbabili – squali killer che nuotano nel Colosseo e scimmie aliene con cui Lucio si batte ferocemente – e momenti ai limiti dello splatter. L’inevitabile nostalgia viene dosata con intelligenza e funzionalità cinematografiche: partendo dai meravigliosi titoli di testa animati e dipinti digitalmente dall’artista Gianluigi Toccafondo, fino ai flashback di vent’anni prima, quando il gladiatore era Russell Crowe, insieme agli altri volti noti come Lucilla e l’indimenticato senatore Gracco (l’attore Derek Jacobi). La colonna sonora rievoca le celebri musiche di Hans Zimmer, ma con nuove sonorità di Harry Gregson-Williams che danno una dimensione profonda, quasi lisergica ai momenti più intensi del film, in cui Scott si allontana dalle convenzioni per firmare una nuova epica distopica.

di Edoardo Iacolucci

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