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Emilia Pérez

“Emilia Pérez” di Jacques Audiard nei cinema

Con “Emilia Pérez” Jacques Audiard firma una rapsodia cinematografica unica che, dopo il premio della giuria a Cannes, si è appena aggiudicata anche quattro Golden Globe 

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“Emilia Pérez” di Jacques Audiard nei cinema

Con “Emilia Pérez” Jacques Audiard firma una rapsodia cinematografica unica che, dopo il premio della giuria a Cannes, si è appena aggiudicata anche quattro Golden Globe 

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“Emilia Pérez” di Jacques Audiard nei cinema

Con “Emilia Pérez” Jacques Audiard firma una rapsodia cinematografica unica che, dopo il premio della giuria a Cannes, si è appena aggiudicata anche quattro Golden Globe 

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Con “Emilia Pérez” Jacques Audiard firma una rapsodia cinematografica unica che, dopo il premio della giuria a Cannes, si è appena aggiudicata anche quattro Golden Globe 

Trasformazione, evoluzione e libertà. Con “Emilia Pérez” Jacques Audiard firma una rapsodia cinematografica unica che, dopo il premio della giuria a Cannes, si è appena aggiudicata anche quattro Golden Globe tra cui quelli per il miglior film straniero e per il miglior film comedy/musical. Dopo aver esplorato il noir, il melodramma e il thriller con “Il profeta” e “Dheepan”, il regista francese si avventura nel teatro di un atipico musical latinoamericano che spazia fra i generi del Novecento.

Città del Messico. Rita Moro Castro (interpretata da Zoe Saldaña) è un’avvocata penalista brillante ma sottovalutata. Lavora per uno studio legale che protegge criminali, con cui ha una certa dimestichezza. Insoddisfatta della sua vita professionale, un giorno riceve un’offerta inaspettata: aiutare il potente boss del cartello messicano del narcotraffico Juan “Manitas” Del Monte (l’attrice transgender Karla Sofía Gascón) a diventare la donna che ha sempre voluto essere: Emilia Pérez. In modo da ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire. Accettare l’incarico significa per Rita entrare in un mondo pericoloso, ma anche la possibilità di evadere dalla propria vita, riscriverne la storia e – assieme alla sua – anche quella di altri. Trasformare per conoscere sé stessi.

Audiard diventa così il direttore d’orchestra di un film che passa con disinvolta naturalezza dal noir al musical, dal melodramma alla commedia. Una fusione di stili che è un elemento organico della narrazione e la fa evolvere. La trasformazione di Manitas in Emilia Pérez è fisica e funzionalmente stilistica: ogni sequenza della pellicola è una metamorfosi psicologica e artistica. Gascón recita in modo magnetico e rivoluzionario nel doppio ruolo di Juan/Emilia, mettendo in scena una profondità commovente che le è valsa il premio per miglior attrice a Cannes. Zoe Saldaña (Golden Globe come miglior attrice non protagonista), Selena Gomez e Adriana Paz completano il sublime quadro con interpretazioni che bilanciano umorismo, pathos e dramma. Le musiche di Camille e Clément Ducol – tra cui la splendida “El mal” (Golden Globe per la migliore canzone originale) – consentono a ogni emozione di correre via.

Con rispetto e sensibilità, il film affronta temi di rilevanza sociale senza risultare mai pesante, ideologico, sovrastrutturato. L’identità di genere, la precarietà giovanile, i desaparecidos, la violenza e la corruzione legate al narcotraffico: tutto risulta intrecciato in riflessioni profonde e momenti di intrattenimento puro, in un perfetto equilibrio fra leggerezza e intensità. È questa la nuova via del cinema che segna Audiard con “Emilia Pérez”. Un’esperienza totalizzante che porta lo spettatore in una moderna favola latinoamericana meravigliosamente folle. Un malinconico carnevale dove lo schermo si trasforma in uno specchio sociale. Ogni dettaglio è curato con meticolosità: dai caratteri cubitali che introducono le città teatro degli eventi alle coreografie e alle scene d’azione. La fotografia, dai colori caravaggeschi che accendono anche le tonalità cupe con forti contrasti, è il linguaggio con cui si libera al meglio l’energia impressa nella sceneggiatura.

La regia di Audiard dimostra la sua capacità d’avanguardia con un approccio in cui i generi si fondono e si trasformano in un continuo dialogo creativo. Il risultato è un’opera verista contemporanea, che rende omaggio ai tesori cinematografici del passato. Siamo solo a gennaio, ma è già il film dell’anno.

di Edoardo Iacolucci

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