Franco Mussida presenta il suo nuovo album
Immaginate un album nuovo e tuttavia non disponibile in streaming per scelta dell’artista, Franco Mussida: «Tutti parlano di cambiamento ed è una delle parole più utilizzate, anche in ambito elettorale. Ma poi non cambia mai niente»
Franco Mussida presenta il suo nuovo album
Immaginate un album nuovo e tuttavia non disponibile in streaming per scelta dell’artista, Franco Mussida: «Tutti parlano di cambiamento ed è una delle parole più utilizzate, anche in ambito elettorale. Ma poi non cambia mai niente»
Franco Mussida presenta il suo nuovo album
Immaginate un album nuovo e tuttavia non disponibile in streaming per scelta dell’artista, Franco Mussida: «Tutti parlano di cambiamento ed è una delle parole più utilizzate, anche in ambito elettorale. Ma poi non cambia mai niente»
Immaginate un album nuovo e tuttavia non disponibile in streaming per scelta dell’artista, Franco Mussida: «Tutti parlano di cambiamento ed è una delle parole più utilizzate, anche in ambito elettorale. Ma poi non cambia mai niente»
Pochi possono arrogarsi il diritto di sostenere di aver messo la musa dalle sette note al centro della propria vita quanto Franco Mussida, vera leggenda della musica italiana, ex Pfm e fondatore del Cpm Music Institute, uscito da poco con un nuovo disco dopo anni di silenzio. “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu” è la sua prima raccolta di inediti dai tempi di “Racconti della tenda rossa” e nasce, come ci racconta lo stesso chitarrista, dalla volontà di «celebrare la musica, che non ci appartiene: fa parte della vita. Questo disco non è un’autocelebrazione, io sono un cameriere che serve ciò che gli arriva».
Un concept album che è un sunto degli ultimi 35 anni di studi, tra progetti nelle carceri, ricerca e insegnamento, sintetizzando quanto appreso in un linguaggio declinato nel corso del tempo in libri e quadri, «per vedere quanto e come la musica funzioni – nella sua accezione educativa e propensione a entrare in profondità nelle persone – e quali siano le sue qualità e caratteristiche».
Protagonista di questo viaggio in musica è il giovane Iòtu, una sorta di alter ego dello stesso Mussida che nel suo viaggio nel Pianeta della Musica si accorge anche di quanta ipocrisia ci sia nel nostro mondo, perché «cos’è cambiare se non si può cambiare? Tutti parlano di cambiamento ed è una delle parole più utilizzate, anche in ambito elettorale. Ma poi non cambia mai niente».
In questo periodo dilaniato dalla guerra russa in Ucraina, il ruolo dell’artista è spesso messo in discussione. Mussida ci ha raccontato il suo punto di vista, partendo da un importante distinguo: «Da un lato c’è lo show business, dall’altro le opinioni etiche degli artisti, che prima di essere tali sono degli uomini. Lo showbiz ha capito da tempo come le grandi manifestazioni consentano agli artisti di avere una platea grande. La cosa francamente non mi ha mai entusiasmato. Non vorrei vedere tutti quanti sul palcoscenico per essere protagonisti di sé stessi. È nella vita di tutti i giorni che una persona deve manifestare il proprio modo di aiutare il presente. Oggi c’è tanto apparire e poco essere. Io preferisco fare un lavoro underground».
Non troverete il nuovo disco in streaming per precisa scelta dell’artista, che ha deciso di creare una speciale etichetta «di qualità sonora controllata» per riportare il suono al centro del processo creativo e dare agli ascoltatori la possibilità di conoscere le varie fonti sonore utilizzate e le tecniche di registrazioni adottate nella produzione.
«Non voglio mettere la testa sotto la sabbia. I trita-suoni (cellulari, ndr.) non rispettano per niente l’origine delle produzioni sonore. Il mondo del suono è determinante per la trasmissione della nostra dimensione emotiva. Se lo impoveriamo per farlo diventare un mezzo per comunicare informazioni, usando solo una parte del codice musicale (cioè ritmo e timbro), finiamo piano piano per sfruttare di questa miniera a cielo aperto che è la musica solo ed esclusivamente alcuni elementi. Usarla come si usa il legno: abbattendo alberi. Ho avuto la necessità di rimarcare la differenza di qualità. Gli ascoltatori hanno il diritto di esser informati».
Di Federico Arduini
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