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Destra-Sinistra

Giorgio Gaber: “Destra-Sinistra”

“Destra-Sinistra” di Gaber, nei giorni turbolenti del governo, riemerge sempre, con la sua tagliente ironia e l’inconfondibile sarcasmo.
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Giorgio Gaber: “Destra-Sinistra”

“Destra-Sinistra” di Gaber, nei giorni turbolenti del governo, riemerge sempre, con la sua tagliente ironia e l’inconfondibile sarcasmo.
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Giorgio Gaber: “Destra-Sinistra”

“Destra-Sinistra” di Gaber, nei giorni turbolenti del governo, riemerge sempre, con la sua tagliente ironia e l’inconfondibile sarcasmo.
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“Destra-Sinistra” di Gaber, nei giorni turbolenti del governo, riemerge sempre, con la sua tagliente ironia e l’inconfondibile sarcasmo.

Nei giorni turbolenti del governo riemerge sempre la solita, insuperabile canzone: “Destra-Sinistra” di Giorgio Gaber, scritta in collaborazione con Sandro Luporini e incisa nell’album “La mia generazione ha perso” (2001), ma in realtà già presente nel disco live “Io come persona” (1994). Irresistibile, oltre al testo e all’arrangiamento, è la mimica facciale del Signor G nel video ufficiale del singolo: sorrisi sardonici, occhiolini ammiccanti, svolazzo di gesti eloquenti. D’altra parte, Giorgio Gaberščik (così all’anagrafe) è l’inventore – assieme a Luporini – del cosiddetto “teatro canzone”, una forma d’arte che coniuga musiche, monologhi, effetti scenici per allargare la partecipazione del pubblico in una dimensione estetica protesa all’analisi, in forma dialogica, di temi culturali e sociali.

La struttura poetica di “Destra-Sinistra” è basata su un sistema di definizioni per exempla, che richiamano ironicamente stereotipi e convenzioni degli orientamenti politici: è ovvio che «fare il bagno nella vasca è di destra, / far la doccia invece è di sinistra», così come «una bella minestrina è di destra, / il minestrone è sempre di sinistra» e «tutti i film che fanno oggi son di destra / se annoiano son di sinistra». Nelle (sarcastiche) differenze proposte da Gaber viene fuori la sostanza vulgata dei due atteggiamenti ideologici: l’individualità e la partecipazione, il conservatorismo e il riformismo. Ovviamente le parallele talvolta si toccano fino a incrociarsi: «I blue-jeans che sono un segno di sinistra / con la giacca vanno verso destra, / il concerto nello stadio è di sinistra, / i prezzi sono un po’ di destra».

Le strofe presentano un bridge ricorrente che prova a mettere in crisi la rigidità degli schieramenti: «Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra?». Domande perplesse rinfocolate dal ritornello che, sì, sottolinea «la passione, l’ossessione» della diversità concettuale ma rileva anche «il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché / con la scusa di un contrasto che non c’è, / se c’è chissà dov’è». Gaber, estimatore di Jacques Brel e degli chansonnier di Rive Gauche, non intende annullare le istanze di base della destra e della sinistra con un indifferenzialismo scettico, immobilista. Tutt’altro. La sua denuncia, vivissima oggi, è rivolta alla mancanza di cooperazione e mutuo sostegno, all’ostentare un’integrità di posizione quando, sul versante empirico, si potrebbero trovare accordi vantaggiosi per entrambe le parti.

La quarta traccia de “La mia generazione ha perso” è una delle più belle canzoni di Gaber, “Quando sarò capace d’amare”. La maturità dell’amore proposto ha una valenza così assoluta ed esistenziale da toccare, paradossalmente, persino la politica. L’amore è una capacità, non soltanto un sentimento. «Quando sarò capace di amare, / con la mia donna non avrò nemmeno / la prepotenza e la fragilità / di un uomo bambino. // Quando sarò capace di amare, / vorrò una donna che ci sia davvero / che non affolli la mia esistenza / ma non mi stia lontana neanche col pensiero. / Vorrò una donna che se io accarezzo / una poltrona un libro o una rosa, / lei avrebbe voglia di essere solo quella cosa».

di Alberto Fraccacreta

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