Quelle pistole continuano a fumare. Sono passati 30 anni e rotti, i Guns N’ Roses erano sporchi e litigiosi. Giovani, belli, dannati. Con il mondo ai loro piedi. Ora sono padri, in età da nonni, con i capelli e la pelle usurati dal tempo. E le rose di quel logo meraviglioso servono solo per omaggiare i cultori della materia.
Hanno trovato la sintesi davanti ai 50mila del Circo Massimo. È stata una data evento. Di quelle da circoletto rosso, avrebbe raccontato un cantore del tennis come il maestro Rino Tommasi. Una specie di best of, oltre 200 minuti di riff e ritmo per ricordarsi cosa sono stati e soprattutto cosa siamo stati noi, sull’onda di quei brani.
Tre ore e rotti di concerto. Il Circo Massimo, che è posto eletto tra gli dei, è stato come una cintura che ha tenuto dentro diverse generazioni. I 60 enni con tracce di canizie che hanno accompagnato i nipoti, birra, sigaretta, la maglia con pistole e rose e i racconti delle sbandate di Axl da ragazzo, con la chioma fluente e oltraggiosa, dei litigi furibondi con Slash, di quello che poteva essere e non è stato.
Poi i padri, i 40-50enni che erano adolescenti quando la band era al culmine e produceva successi e scandali, infine i ragazzini, che saltano e cantano per le hit cliccate su Spotify, Amazon Music ma che poco conoscono i pezzi nella parte finale dei dischi degli anni ’90, spesso la culla dei tesori nascosti, perché il limite della musica liquida è proprio quello, produce e consuma tutto in tre-quattro minuti e il respiro di un disco manca, eccome.
Quei giovanissimi rappresentano in un certo senso la speranza: il rock’n’roll esiste ancora, non si muore di sola trap o tormentoni mordi e fuggi. Pazienza se la liturgia del tour che segue la pubblicazione di un nuovo disco, come avveniva una volta, è ormai un ricordo perché le band anni 70′ e 80′ sono solo carrozzoni itineranti senza più un briciolo di creatività che però suonano in giro per anni in fila ,riproponendo il materiale di 20-30 anni fa. Vintage, si direbbe.
I Guns sono al settimo anno con 800 milioni di dollari di incassi. L’originalità, la verve creativa non fanno più parte del pacchetto: è la pillola da accettare per vedere dal vivo i Guns, i Kiss, i Pearl Jam. In Italia il discorso vale per Vasco Rossi. Qualità, tecnica, nostalgia. Effetto ricordo.
E di nuovo pazienza se il meglio è alle spalle perché la creatività è una bruttw bestia: bussa e poi sparisce senza lasciare il suo recapito.
di Nicola Sellitti
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