Hollywood e gli appelli a non realizzare produzioni con Israele
La Warner Bros. Discovery ha recentemente rilasciato un comunicato per prendere posizione in merito ai crescenti appelli al boicottaggio delle istituzioni cinematografiche di Israele, affermando che tali azioni violano la loro politica aziendale contro le discriminazioni
Hollywood e gli appelli a non realizzare produzioni con Israele
La Warner Bros. Discovery ha recentemente rilasciato un comunicato per prendere posizione in merito ai crescenti appelli al boicottaggio delle istituzioni cinematografiche di Israele, affermando che tali azioni violano la loro politica aziendale contro le discriminazioni
Hollywood e gli appelli a non realizzare produzioni con Israele
La Warner Bros. Discovery ha recentemente rilasciato un comunicato per prendere posizione in merito ai crescenti appelli al boicottaggio delle istituzioni cinematografiche di Israele, affermando che tali azioni violano la loro politica aziendale contro le discriminazioni
La Warner Bros. Discovery ha recentemente rilasciato un comunicato per prendere posizione in merito ai crescenti appelli al boicottaggio delle istituzioni cinematografiche di Israele, affermando che tali azioni violano la loro politica aziendale contro le discriminazioni. «Warner Bros. Discovery si impegna a promuovere un ambiente inclusivo e rispettoso per i suoi dipendenti, collaboratori e altre parti interessate» ha affermato l’azienda in una dichiarazione alla rivista “Variety”. Aggiungendo che «le nostre politiche proibiscono qualsiasi tipo di discriminazione, incluse quelle basate su razza, religione, nazionalità o ascendenza. Riteniamo che il boicottaggio delle istituzioni cinematografiche israeliane violi le nostre politiche. Pur rispettando il diritto di individui e gruppi di esprimere le proprie opinioni e sostenere delle cause, continueremo ad allineare le nostre pratiche commerciali ai requisiti delle nostre politiche e della legge».
Il comunicato giunge in risposta a una recente petizione lanciata dal gruppo “Film Workers for Palestine”, firmata da oltre 4mila esponenti dell’industria cinematografica fra cui gli attori Emma Stone, Mark Ruffalo e Javier Bardem. I firmatari della petizione dichiarano di interrompere i legami con le istituzioni cinematografiche israeliane, accusandole di «complicità nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese». Secondo il gruppo, questa presunta complicità includerebbe azioni come «insabbiare o giustificare il genocidio e l’apartheid e/o collaborare con il governo che li perpetra». Tuttavia, il gruppo afferma anche che il boicottaggio non si applicherebbe agli arabi palestinesi che possiedono la cittadinanza israeliana, i quali invece verrebbero valutati secondo linee guida «sensibili al contesto».
Hollywood e le polemiche per i film di Israele. Non sono mancate le reazioni contrarie all’iniziativa
Non sono mancate le reazioni contrarie all’iniziativa. Sempre secondo “Variety”, il gruppo britannico di avvocati “Uk Lawyers for Israel” ha sostenuto che il boicottaggio violerebbe l’Equality Act del Regno Unito del 2010 e potrebbe comportare rischi legali per i firmatari, con potenziali ripercussioni sulla produzione dei loro film. Negli Stati Uniti il “Louis D. Brandeis Center for Human Rights” ha fatto appello a numerose leggi federali e statali che proibiscono esplicitamente tali boicottaggi.
Lo scorso settembre la Paramount è stata la prima grande casa di produzione a rispondere al boicottaggio. Secondo il sito israeliano “Ynetnews”, la loro vice presidente delle Comunicazioni Melissa Zukerman ha dichiarato che la Paramount «non è d’accordo con i recenti tentativi di boicottare i registi israeliani». Ha aggiunto che «mettere a tacere singoli artisti in base alla loro nazionalità non promuove una migliore comprensione né la causa della pace». Secondo Zukerman «l’industria globale dell’intrattenimento dovrebbe incoraggiare gli artisti a raccontare le loro storie e condividere le loro idee con il pubblico di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di più coinvolgimento e comunicazione, non di meno».
È uscito anche un contro-appello promosso dall’associazione “Creative Community for Peace” e firmato da più di 1.200 professionisti del settore, tra cui gli attori Liev Schreiber, Jennifer Jason Leigh e Mayim Bialik che si sono opposti al boicottaggio. Secondo loro, l’appello per boicottare il cinema israeliano «promuove la disinformazione e sostiene la censura arbitraria e la cancellazione dell’arte. Mettere a tacere le voci che cercano terreno e umanità comuni è sbagliato, dannoso ed equivale a una punizione collettiva».
di Nathan Greppi
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