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Giuseppe Verdi Messa da Requiem

I 150 anni della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi non si limitò al ‘solo’ teatro d’opera ma scrisse diverse composizioni, una delle quali è la “Messa da Requiem”

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I 150 anni della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi non si limitò al ‘solo’ teatro d’opera ma scrisse diverse composizioni, una delle quali è la “Messa da Requiem”

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I 150 anni della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi non si limitò al ‘solo’ teatro d’opera ma scrisse diverse composizioni, una delle quali è la “Messa da Requiem”

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Giuseppe Verdi non si limitò al ‘solo’ teatro d’opera ma scrisse diverse composizioni, una delle quali è la “Messa da Requiem”

Manca meno di un mese alla prima del Teatro alla Scala di Milano, uno dei momenti più attesi dagli appassionati di lirica di tutto il mondo, che quest’anno vedrà in scena “La forza del destino” di Giuseppe Verdi. Quando si pensa alle opere del Maestro di Busseto è naturale veleggiare con la mente alle grandi arie d’opera, ai cori e alle musiche che lo resero immortale e che contribuirono a gettare le fondamenta del nostro Paese. Non smetteremo mai di sottolineare abbastanza quanto la forza di quelle opere verdiane (e dei messaggi che veicolavano) furono fondamentali per costruire il senso di patria in coloro che da lì a qualche anno si sarebbero chiamati italiani.

Tuttavia, com’è normale che sia per un compositore tanto prolifico e geniale, Verdi non si limitò lungo la sua carriera al ‘solo’ teatro d’opera ma scrisse diverse composizioni, una delle quali è la protagonista della storia che vogliamo raccontarvi, a centocinquant’anni dalla sua prima esecuzione: la “Messa da Requiem”. Dopo il grande successo di “Aida” – andata in scena per la prima volta la vigilia di Natale del 1871 al Cairo – Verdi decise di abbandonare momentaneamente l’opera. Qualcosa si stava muovendo nell’animo del compositore, ormai giunto ai sessant’anni e alla piena maturità. Non è quindi un caso che proprio quel periodo fu tra i più complessi della sua vita, tra le domande esistenziali che iniziavano a premere e la fede – da cui pure era distante – al cui mistero sempre più tendeva.

Cosa c’è dopo la vita? L’eterna domanda che da sempre attanaglia l’uomo, unitamente ai numerosi lutti che lo colpirono in quegli anni, lo spinse a riflettere in modo più profondo sulla morte e sul trascendente. È cosa nota che Verdi decise di comporre la sua “Messa da Requiem” per rendere omaggio ad Alessandro Manzoni, dalla cui scomparsa (avvenuta il 22 maggio 1873) era stato profondamente colpito. Inoltre, l’Italia che Verdi vedeva allora davanti a sé, a cui insieme ad altri intellettuali come lo stesso Manzoni aveva contribuito a dar vita, era profondamente diversa da quella che aveva immaginato. Mosso da questi sentimenti, il 3 giugno scrisse all’editore Giulio Ricordi: «Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l’anno venturo per l’anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero anche (ora non potrei precisarli) quattro o cinque cantanti principali».

L’idea di scrivere un Requiem era già maturata nella mente di Verdi qualche anno prima, in occasione della morte di Gioachino Rossini (avvenuta il 13 novembre 1868), ma allora il progetto era naufragato. Questa volta, per fortuna dell’umanità, non andò così. La “Messa da Requiem”, messa in scena a Milano proprio il 22 maggio 1874, è un’opera tra le più significative della Storia, non solo per la grandezza della musica e per il sublime che ne traspare nella sua ora e mezza di durata, ma anche per la fotografia perfetta che ci dona dei dubbi di un uomo che rifiutava le risposte facili, la religione come posa, di fronte all’incomprensibile, all’ignoto, alla morte. Mai il Maestro rifletterà così a lungo e così a fondo su questi temi come in quest’opera. In molti all’epoca pensavano che sarebbe stato il suo canto del cigno. E invece, mentre portava il Requiem in giro per l’Europa, Verdi stava già segretamente componendo una delle sue opere più distanti dalla tradizione del melodramma italiano: “L’Otello”. Ma questa è un’altra storia.

di Federico Arduini

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