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A Venezia, in scena il cinema dei cattivi senza pietà

Presentati due giorni fa al Festival del Cinema di Venezia, “Iddu” e “M. Il figlio del secolo” si pongono un preciso obiettivo: smantellare la fascinazione dei cattivi del nostro tempo

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A Venezia, in scena il cinema dei cattivi senza pietà

Presentati due giorni fa al Festival del Cinema di Venezia, “Iddu” e “M. Il figlio del secolo” si pongono un preciso obiettivo: smantellare la fascinazione dei cattivi del nostro tempo

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A Venezia, in scena il cinema dei cattivi senza pietà

Presentati due giorni fa al Festival del Cinema di Venezia, “Iddu” e “M. Il figlio del secolo” si pongono un preciso obiettivo: smantellare la fascinazione dei cattivi del nostro tempo

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Presentati due giorni fa al Festival del Cinema di Venezia, “Iddu” e “M. Il figlio del secolo” si pongono un preciso obiettivo: smantellare la fascinazione dei cattivi del nostro tempo

Ultimo giro di boa per il Festival del Cinema di Venezia che, stando ai dati, ha nettamente migliorato le prestazioni rispetto alla scorsa edizione: 59.729 titoli d’ingresso venduti al pubblico (+11% rispetto al 2023) di cui 1.747 abbonamenti (+25% rispetto al 2023). È un Festival di biopic, di cinema di grande introspezione su uno o pochi personaggi, quasi sempre controversi: da “Maria” dedicato alla grande Callas con la superstar Angelina Jolie agli italianissimi “Iddu- che si è già aggiudicato il premio collaterale Carlo Lizzani per il miglior film italiano e “M. Il figlio del secolo”, sulla vita di Matteo Messina Denaro il primo e Benito Mussolini il secondo.

Questi ultimi, sono risultati i netti protagonisti della giornata di due giorni fa. Due storie diametralmente opposte ma con un punto in comune: indagare l’umanità del personaggio, laddove il termine non corrisponde ad uno sguardo caritatevole o compassionevole, ma evidenziando al contrario il grottesco, il ridicolo, il malvagio. Insomma, la parte buia che si cela dietro l’essere umano.

Iddu, dei registi siciliani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, è un’opera di traduzione e interpretazione sopraffina dei carteggi ritrovati del boss Matteo Messina Denaro, catturato nel gennaio 2023, e l’ex sindaco di Castelvetrano. “Emergeva una strana personalità di questo mafioso, insolita anche rispetto agli altri che già conoscevamo come Totò Riina o Provenzano. Ad esempio, nel suo rapporto con la lettura: era ossessionato dai libri, come antidoto alla prigionia. Nel suo covo sono stati trovati volumi di Baudelaire ma anche “Le notti bianche” di Dostoevskij, la biografia di Agassi e anche 212 dvd di film di Antonioni, Coppola o l’intera prima stagione di Sex and the City. Ci pensate? Grottesco è dire poco”, hanno dichiarato i registi.

Come ha spiegato Elio Germano, che lo interpreta magistralmente, “il film cerca di raccontare eliminando la fascinazione e mettendo in luce invece il tragicamente ridicolo e il suo narcisismo patologico. Credo che sia questo l’intento del film: distruggere questo immaginario dove i cattivi siano capaci anche di cose lodevoli”.

Il medesimo intento di “M. Il figlio del secolo”, la serie tv che andrà in onda su Sky dal 2025, che è stata già proclamata la punta di diamante di questo Festival. Ispirato al libro di Antonio Scurati, Luca Marinelli si cala nei panni di Benito Mussolini per raccontare l’ascesa del Duce, l’evoluzione tragica delle sue idee politiche, la sua vita privata.

Da antifascista che sono è stata la cosa più dolorosa che io possa aver mai fatto nella mia vita però poi ho capito che poteva essere una maniera per prendermi personalmente una piccola responsabilità storica” ha spiegato Marinelli, spiegando come l’unico modo possibile per approcciarsi a questo ruolo, fosse quello di sospendere ogni forma di giudizio.

Anche qui, come per Iddu, la divinizzazione del personaggio non ha trovato spazio. “Definire queste persone ‘pazzi’ o ‘il male’ quando sono esseri umani come noi è un modo per tentare di allontanarli. Invece ho ragionato sul fatto che Mussolini fosse solo un criminale, che ha scelto di fare quello che ha fatto”, ha concluso Marinelli.

È un cinema italiano che non teme giudizi, quello presentato a Venezia: sfrontato, tutt’altro che impaurito, indagatore e coraggioso. E se tutto questo gli varrà un Leone d’Oro, lo scopriremo a brevissimo.

di Raffaela Mercurio

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