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Venezia con Castellitto e Neshat

Il (bel) vuoto di Castellitto e l’Iran che lotta

A Venezia è ancora in scena il grande cinema: dalle lotte iraniane con Shirin Neshat al riuscitissimo “Enea” di Pietro Castellitto&family
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Il (bel) vuoto di Castellitto e l’Iran che lotta

A Venezia è ancora in scena il grande cinema: dalle lotte iraniane con Shirin Neshat al riuscitissimo “Enea” di Pietro Castellitto&family
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Il (bel) vuoto di Castellitto e l’Iran che lotta

A Venezia è ancora in scena il grande cinema: dalle lotte iraniane con Shirin Neshat al riuscitissimo “Enea” di Pietro Castellitto&family
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A Venezia è ancora in scena il grande cinema: dalle lotte iraniane con Shirin Neshat al riuscitissimo “Enea” di Pietro Castellitto&family
Shirin Neshat, l’artista e regista iraniana, nome di punta delle Giornate degli Autori, alza il livello del dibattito alla Mostra del Cinema. «Qui la gente va alla ricerca delle star meglio vestite. Le questioni politiche si dimenticano presto». Ma quantomeno stanno in scaletta, tra un tappeto rosso e l’altro. È successo con il flash mob molto ben partecipato (hanno sfilato anche il direttore Barbera, il presidente di giuria Chazelle, la madrina Caterina Murino), organizzato sul red carpet per esprimere solidarietà al popolo dell’Iran. «Resto convinta che gli iraniani costretti in patria vedano molto positivamente manifestazioni di sostegno, come questa organizzata a Venezia». Per il suo Paese, Neshat è da sempre anche una potente voce politica: «Non vorrei essere ricordata solo per quello. Il mio lavoro parla di arte, di cinema. A mio modo però, penso di avere contribuito alla causa del mio Paese. Anche se da fuori». Da molti anni in esilio, Neshat è di casa a New York: «Ma nelle mie emozioni, io mi sento pienamente iraniana. E sono orgogliosa di esserlo». Due volte Leone d’oro alla Biennale Arte e d’argento alla Biennale Cinema, Neshat ha ritirato il premio «Le vie dell’immagine» che le è stato assegnato da Cinematografo e NABA – Nuova Accademia di Belle Arti. «La gente che mi guarda attraverso le mie opere, può percepirmi come parte della storia iraniana. Femminismo, letteratura, politica sono il mio mondo. Nel mio lavoro uso il contesto dell’Iran, costretto ad affrontare una situazione davvero terribile». Con la privazione di diritti e libertà. «Mi piace fare film simbolici, come il mio “Donne senza uomini” e l’ultimo “Land of Dreams”, focalizzati sulle donne. Perché sono una donna e perché ho una missione politica». Con forme assai diverse, si potrebbe dire lo stesso per la veterana, 75enne regista polacca Agnieszka Holland. Il suo «Il confine verde» è il titolo “pugno nello stomaco” del concorso, in attesa del mediterraneo (l’aggettivo non gode più di sola accezione positiva) «Io capitano» di Garrone sul dramma dei migranti. Holland racconta, sotto varie angolazioni, le disumane condizioni di vita, morte e speranza dei rifugiati che costantemente provengono dall’Africa e dal Medio Oriente. Ma per raggiungere l’Unione Europea, i disperati devono superare il confine boschivo tra Bielorussia e Polonia. La regista fa la voce grossa, lancia invettive al governo del suo Paese, non indugia sulle immagini evitando così ogni morbosità, vuota il sacco sui sommersi e i salvati del secolo XXI. Con slancio, si candida a un premio pesante. Buon sangue (qualche volta) non mente. Così Pietro Castellitto, figlio di grande attore (per Amelio, Bellocchio, Rivette, Scola …) e di scrittrice premio Strega (per «Non ti muovere»), con l’opera seconda «Enea» ribadisce di avere stoffa d’autore. Il film è sostenuto da una collezione di colpi: di sceneggiatura, di regia, di scena. Qua e là, sono colpi di bravura. Peccato che il giovane regista si scordi di raccontare qualcosa. Una storia, un fatto, un giorno nella vita di un personaggio. E invece sono le personali idee sull’esistenza (la sua, naturalmente) a susseguirsi per quasi due ore, in bella e ricca confezione. Producono The Apartment, Vision, Giovane Film e la Frenesy di Luca Guadagnino. Uscita prevista a gennaio 2024 per Vision. Due amici, rampolli dell’alta borghesia romana, giocano a tennis, spacciano coca, vanno dall’analista e a mega feste in villa – stile grande bellezza – dove si suona il meglio del pop italiano. Da Renato Zero a «Bandiera gialla». Pietro Castellitto non poteva non interpretare il protagonista, Enea. E dirigere il fratellino Cesare e il papà Sergio, nei rispettivi ruoli di fratello e padre. La bravissima Chiara Noschese, figlia di Alighiero, fa invece le veci materne di Margaret Mazzantini. di Federico Fumagalli

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