
Il “Codice Carla” Fracci, icona pop
Il “Codice Carla” Fracci, icona pop
Il “Codice Carla” Fracci, icona pop
Nelle sale da ieri e fino a domani, “Codice Carla” è il docufilm del pluripremiato regista Daniele Luchetti dedicato all’étoile Carla Fracci, emblema della grazia ma anche icona pop.
Su questa ballerina sembra sia stato già raccontato tutto, a due anni dalla scomparsa avvenuta il 27 maggio 2021. Sembra, appunto. Per costruire una connessione con il pubblico e umanizzare una figura quasi eterea, Luchetti ha raccolto testimonianze del calibro di Roberto Bolle, Marina Abramovic, Jeremy Irons, Alessandra Ferri e del marito Beppe Menegatti.
Ne scaturisce un ritratto sincero di donna fragile e madre amorevole oltre che di ballerina acclamata in tutto il mondo, laddove i sacrifici e i dolori dati da una contrazione spesso innaturale del corpo riuscivano a svanire non appena si apriva il sipario.
Le musiche degli Atoms For Peace e la supervisione musicale di Thom Yorke aiutano il regista a scardinare i preconcetti sull’arte come status sociale. Questa scelta è stata per lo più criticata a gran voce durante l’anteprima meneghina. È l’ennesima prova di quanto lavoro ci sia ancora da fare per eliminare l’etichetta di cultura ‘alta’, decisa da non si sa chi e sulla base di chissà cosa, che non genera altro che divisioni e lotte di classe fra chi “ne capisce” e chi “non può arrivarci”.
In sintesi, il contrario di ciò che Carla Fracci – nota per le sue esibizioni anche in teatri di periferia e tendoni da circo – voleva lasciare al suo pubblico. Il codice Carla, icona pop.
di Raffaela Mercurio


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