Il meraviglioso gioco dell’attore
“La recitazione mi ha cambiato la vita” racconta Alessandro Borghi, ospite alla Iulm per una masterclass sul mestiere dell’attore
Il meraviglioso gioco dell’attore
“La recitazione mi ha cambiato la vita” racconta Alessandro Borghi, ospite alla Iulm per una masterclass sul mestiere dell’attore
Il meraviglioso gioco dell’attore
“La recitazione mi ha cambiato la vita” racconta Alessandro Borghi, ospite alla Iulm per una masterclass sul mestiere dell’attore
“La recitazione mi ha cambiato la vita” racconta Alessandro Borghi, ospite alla Iulm per una masterclass sul mestiere dell’attore
«Un meraviglioso essere umano» è la frase che Alessandro Borghi – ospite in Iulm per una masterclass sul mestiere dell’attore – utilizza più spesso per raccontare l’entourage di colleghi e amici «che mi hanno fatto capire che avevo dentro qualcosa e che avrei potuto metterla al servizio di questo gioco». Un gioco iniziato a 18 anni quando per caso «la persona che ancora oggi è il mio agente mi ferma nella palestra in cui mi allenavo per diventare pugile professionista e mi fa fare un provino». All’epoca era iscritto a Economia e Commercio, mentre la madre lo spronava a trovare invece un lavoro sicuro alle Poste. «Dopo un giorno solo di set sono corso a fare la rinuncia agli studi. La recitazione mi ha cambiato la vita. Ognuno deve fare la propria strada. La cosa più bella sarà riuscire a gioire per la vittoria anche di qualcun altro» ci confida.
Meraviglioso essere umano è anche Stefano Cucchi, interpretato magistralmente nel 2018 ne “Sulla mia pelle”. Un lavoro intenso ed estremamente faticoso, tanto che ammette di non essere mai riuscito a riguardarsi. Al regista Alessio Cremonini in un primo momento disse di no: «Ero troppo preso dalla storia, ho conosciuto troppi ragazzi come lui e pensavo che quel tipo di coinvolgimento potesse rivelarsi deleterio. Ho cambiato idea leggendo la sceneggiatura di un film rigoroso, il cui obiettivo era costruire un’empatia con il protagonista, senza provocare pena per la sorte da lui subita. Un confine molto labile». Quel film è stato lo spartiacque della sua carriera, Borghi riuscì a incantare tutti. «Il feedback ricevuto mi ha stupito. Ricordo che al mio arrivo a Venezia, in occasione del Festival del Cinema, mi sono ritrovato in stazione davanti a un’immensa gigantografia della locandina del film. Il giorno dopo la presentazione, nello stesso giorno di “First Man” di Damien Chazelle, su tutti i giornali c’era la mia fotografia accanto a quella di Ryan Gosling».
Entrare nell’anima dei personaggi, farli suoi con leggerezza e mai con superficialità. È lo stesso mantra seguito per interpretare Rocco Siffredi nell’attesa serie Netflix “Super Sex”. «Tre anni fa – ci racconta – mi ritrovai in una chat WhatsApp con Rocco che all’epoca stava scrivendo la sua autobiografia. Ricordo che mi disse: “Se diventerà mai un film vorrei che fossi tu a interpretarlo”. Risi, pensando fosse una battuta». La sceneggiatura lo ha colpito, portandolo a innamorarsi nuovamente di un altro essere umano con lati oscuri e fragilità. La scelta di voler interpretare Siffredi è stata però complicata persino per i suoi agenti. «Questa cosa andava fatta proprio per andare sulle palle a qualcuno. In un Paese in cui impera un bigottismo che ti porta via, dove nelle scuole non si fa educazione sessuale, dove se interpreti un malavitoso va tutto bene ma se vuoi fare un pornostar sei pazzo. Ecco, dovevo farlo anche per questo: per litigare con un sacco di gente ed essere in grado di fornire delle buone argomentazioni».
Per Borghi quello dell’attore resta un gioco: «Il giorno in cui non mi vedrete più sarà perché questo mestiere si sarà trasformato in un lavoro come tanti. Mai prendersi troppo sul serio, chi lo fa proprio non lo sopporto».
Di Raffaela Mercurio
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