Il politicamente corretto è un’ipocrita censura, parla Giacomo Poretti
Giacomo Poretti: “Il politicamente corretto non mi piace. È una forma di censura che non ci è mai piaciuta, è un’evoluzione storica“
Il politicamente corretto è un’ipocrita censura, parla Giacomo Poretti
Giacomo Poretti: “Il politicamente corretto non mi piace. È una forma di censura che non ci è mai piaciuta, è un’evoluzione storica“
Il politicamente corretto è un’ipocrita censura, parla Giacomo Poretti
Giacomo Poretti: “Il politicamente corretto non mi piace. È una forma di censura che non ci è mai piaciuta, è un’evoluzione storica“
Giacomo Poretti: “Il politicamente corretto non mi piace. È una forma di censura che non ci è mai piaciuta, è un’evoluzione storica“
Da oltre trent’anni il vecchio custode Angelo svolge il proprio lavoro con dedizione presso la portineria di un condominio della “Milano bene”. Un giorno però la signora Caterina spalanca la porta d’ingresso e gli annuncia che sarà licenziato: la sua presenza non è più richiesta e verrà presto sostituito da un’app. Ma il buon Angelo non si farà intimidire… Da qui prende le mosse “Condominio Mon Amour”, il nuovo spettacolo teatrale con protagonisti Giacomo Poretti e Daniela Cristofoli in scena fino al 19 novembre al Teatro Oscar deSidera di Milano. Un susseguirsi di situazioni comiche e poetiche a ritmo incalzante, ma non solo: «Soprattutto con la pandemia, abbiamo riflettuto tanto sul cambiamento che sta avvenendo nel mondo del lavoro. La nostra è una riflessione legata anche all’età: ho superato i sessant’anni, mia moglie Daniela ancora no ma siamo lì. Abbiamo costruito una commedia agrodolce cercando di sviscerare i temi dell’oggi: spesso si parla di superficialità delle nuove generazioni e di pretese assurde, secondo noi certe dinamiche vanno capite e problematizzate. Lo stile della comicità ci permette di esplorare tematiche spinose attraverso l’ironia» ci racconta Poretti alla vigilia della prima nazionale.
Reduce dall’ennesimo grande successo cinematografico con gli amici di una vita Aldo e Giovanni, Poretti negli ultimi anni ha dedicato gran parte del suo tempo al teatro: «È sempre stato presente nella mia vita. Ho avuto la fortuna di fare cinema e televisione, ma il teatro è rimasto il nostro core business. Negli ultimi anni ognuno si è dedicato a percorsi propri, io ho deciso di tornare ‘a casa’». Spettacoli ma anche podcast, con il Poretcast (disponibile su Youtube) che sta raccogliendo grande successo: «Da plurisessantenne, quando è esplosa la moda dei podcast sono rimasto sorpreso: mi sembrava una semplice intervista. E invece no: è sì un’intervista ma fatta con modalità diverse da quelle tradizionali e ha una diffusione diversa rispetto a quella della ‘algida’ televisione, acquistando un altro significato. In più mi sono accorto che la scelta di portare il pubblico a teatro si è rivelata molto importante».
Da istituzione della comicità, Poretti non può che stigmatizzare la nuova religione del politicamente corretto: «No, non mi piace. È una forma di censura che non ci è mai piaciuta, è un’evoluzione storica. Si può dire quasi tutto e quindi ognuno si assume la responsabilità di ciò che dice, ma che a priori non si possano dire certe cose… è brutto, diciamo». Una moda che «ingessa la comunicazione e la rende ipocrita e poco sincera», un enorme ostacolo alla creatività. Dal viaggio in “Subaru Baracca” ai Busto Garolfo Cops, molti sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo rischierebbero la messa al bando: «È vero, verissimo. L’altro giorno un collaboratore mi ricordava qualche scena de “La leggenda di Al, John e Jack”. Negli ultimi giorni è tornato di moda uno sketch di quel film, complice la farsa dell’ottavo Pallone d’oro a Messi: anziché “Ma quanto è bella la mafia”, nel meme diventato virale il mio personaggio dice “Ma quanto è bella la Fifa”. Forse certe cose oggi non si potrebbero più dire, ma finché si può le diciamo (ride, ndr.)».
In “Condominio Mon Amour” ci si domanda se si potrà ancora svolgere la professione del portinaio, ma resta da capire anche se sarà possibile fare il comico in maniera autonoma nonostante l’esiziale mix fra ideologia woke e cancel culture: «Per fortuna il mestiere del comico si potrà sempre esercitarlo, perché i comici sono ribelli e un po’ rivoluzionari: sicuramente troveranno il modo per opporsi a questa ipocrita censura. Il portinaio è quello che rischia di più, ma guardando lo spettacolo capirete meglio…».
di Massimo Balsamo
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