Il politicamente corretto uccide la satira, parla Massimiliano Bruno
Intervista a Massimiliano Bruno, attore e regista, torna in scena al Teatro Parioli di Roma con “Lo stato delle cose”
Il politicamente corretto uccide la satira, parla Massimiliano Bruno
Intervista a Massimiliano Bruno, attore e regista, torna in scena al Teatro Parioli di Roma con “Lo stato delle cose”
Il politicamente corretto uccide la satira, parla Massimiliano Bruno
Intervista a Massimiliano Bruno, attore e regista, torna in scena al Teatro Parioli di Roma con “Lo stato delle cose”
Intervista a Massimiliano Bruno, attore e regista, torna in scena al Teatro Parioli di Roma con “Lo stato delle cose”
Uno scrittore in crisi sta cercando un’idea per il suo nuovo spettacolo e lotta costantemente con la paura di non avere più intuizioni. Un autore e una giovane assistente cercano storie convincenti, fino a quando le idee magicamente prendono vita sul palcoscenico attraverso altri interpreti, buffi personaggi invisibili che conquisteranno il palco per cercare di restituire la creatività all’autore in crisi. Dopo i recenti successi cinematografici (“I migliori giorni” ha sinora incassato quasi due milioni), fino al 21 maggio Massimiliano Bruno va in scena al Teatro Parioli di Roma con “Lo stato delle cose”. «Questo spettacolo nasce dall’amore profondo che ho per i giovani artisti, un amore che ha portato alla nascita della mia scuola di recitazione, sceneggiatura e regia Il Laboratorio di Arti Sceniche» ci racconta soddisfatto. «Volevo fare uno spettacolo proprio con i miei ex allievi e ho pensato di fargli recitare i miei cavalli di battaglia scritti per teatro, tv e cinema».
“Lo stato delle cose” prova a descrivere la situazione di precarietà che si respira in Italia: «È diversa da quella di quindici anni fa, ha assunto una componente più psicologica che pratica: gli eventi intorno a noi stanno spingendo i giovani ad avere un’aspettativa del futuro non così alta come una volta. Oggi cercano di godersi il presente in maniera più vivida, è un carpe diem molto più frequente e questo è positivo». Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: «Per loro ci sono sempre meno occasioni: il nostro è un lavoro da 50-60enni perché lo star system italiano si è un po’ bloccato. La domanda che dobbiamo porci è: come facciamo a creare un piccolo star system di 20-30-40enni? A volte vedi i cartelloni delle stagioni teatrali è pensi: “Ma questo è ancora vivo?” (ride, ndr.)».
Il cinema vive un periodo di difficoltà e Bruno su questo ha le idee abbastanza chiare: «La modalità con cui gli americani presentano i film – sempre più intrattenimento e sempre meno opere d’arte – ha preso piede in tutto il mondo. Al momento il cinema è appannaggio dei film di puro svago e per questo le pellicole americane a grandi budget sui supereroi continuano ad attirare moltissimo, al contrario di quelle italiane ed europee». Ma non solo: «Scontiamo un’esterofilia per cui una cosa fatta da noi sembra sempre inferiore a un’altra fatta dagli americani, ma questo è sbagliato: a livello di contenuti nessuno può insegnarci niente. Quanto invece agli effetti speciali, un mio film costa quanto il catering di “Batman”». Da “Non ci resta che il crimine” a “Beata ignoranza”, fino al Nando Martellone della serie tv “Boris”, Massimiliano Bruno ha spesso sfidato il politicamente corretto. Il suo giudizio è categorico: «Per me è la morte della satira. Ricordo che i giornalisti di “Charlie Hebdo” sono stati uccisi perché scherzavano sul Corano, ma ci sono tanti altri esempi. Il fatto che non si possa fare ironia su un paio di argomenti secondo me è un errore: le istituzioni e i politici devono avere rispetto di tutto e di tutti, mentre il comico deve poter sputare addosso a chiunque. Detto ciò, a volte son preoccupato quando passano dei miei film in televisione. Penso subito: “Madonna, questo prima o poi lo metteranno fuorilegge”. Ma per fortuna sono vecchio…».
Di Massimo Balsamo
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