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Il professor Geolier

Un rapper della periferia, come Geolier, nel luogo che accoglie eccellenze: a Napoli è diventato un caso, tra favorevoli e contrari. A Milano no

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Il professor Geolier

Un rapper della periferia, come Geolier, nel luogo che accoglie eccellenze: a Napoli è diventato un caso, tra favorevoli e contrari. A Milano no

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Il professor Geolier

Un rapper della periferia, come Geolier, nel luogo che accoglie eccellenze: a Napoli è diventato un caso, tra favorevoli e contrari. A Milano no

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Un rapper della periferia, come Geolier, nel luogo che accoglie eccellenze: a Napoli è diventato un caso, tra favorevoli e contrari. A Milano no

È un ragazzo semplice, senza sovrastrutture. Cresciuto con 50 Cent e Michael Jackson. Venera i CoSang e colleziona decine di dischi di platino. Ha raccolto un miliardo di streaming e si è visto rivoltare la vita come un calzino negli ultimi due mesi. Dal Rione Gescal a Sanremo, fino alla discussa cattedra per un giorno all’Università Federico II, sede di Scampia: cappellino rosso e tuta nera, Geolier – alias Emanuele Palumbo – è salutato come una star dagli oltre 700 studenti presenti nell’aula magna dell’ateneo (i biglietti erano andati esauriti in pochi minuti). Ne è venuto fuori un dialogo senza filtri, un confronto generazionale. In alcuni passaggi anche superficiale ma senza spunti polemici.

Un disco come un esame, il peso delle pressioni della major, la voglia di arrivare e la capacità di ripartire dopo un fallimento, la fame di essere capito e compreso, il vantaggio di venire dalla periferia di Napoli, la potenza della lingua napoletana. È la sintesi del Geolier-pensiero: la presenza della 24enne star del rap napoletano e nazionale sullo scranno più alto di una delle più antiche università italiane ha fatto parecchio discutere. Un rapper della periferia nel luogo che accoglie eccellenze: a Napoli è diventato un caso, tra favorevoli e contrari. Non lo era stato a Milano, dove un altro artista del rap contemporaneo come Mahmood (anche lui emerso da una realtà complicata) ha avuto di recente accesso all’Università Bocconi. È l’effetto ‘Gomorreide’, cinematografia e anche produzione discografica che viene associata all’oleografia della narrazione della criminalità organizzata tra orologi, Suv, ricchezza ostentata e tatuaggi. Forse ormai un luogo comune che distanzia Nord e Sud. Altro che i versi di Geolier.

Eppure l’artista napoletano e Mahmood hanno espresso a distanza gli stessi concetti, spingendo sull’ascolto del linguaggio e dei bisogni della generazione che rappresentano a colpi di rime, contrazioni, incastri, con una grammatica rivista, discussa ma tremendamente attuale, mandata a memoria in modo trasversale, senza steccati tra Nord e Sud. Un passaggio che si dovrebbe tenere a mente, piuttosto che fissare etichette.

Il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, ha declinato l’invito dell’ateneo napoletano: nei giorni scorsi si era detto «senza parole» per la presenza del rapper napoletano alla Federico II perché l’università dovrebbe limitarsi ad accogliere «modelli di vita», mentre lui – Geolier – rappresenterebbe un modello negativo. Poco più di un mese fa il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, aveva chiesto all’artista «un forte impegno perché abbiamo bisogno di testimonial che portino messaggi positivi ai giovani, utilizzando il loro linguaggio». È quello che è puntualmente accaduto alla sede di Scampia della Federico II, l’auditorium di una connessione sentimentale forte tra espressioni diverse di una stessa generazione.

di Nicola Sellitti

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