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Il Signore degli anelli, una saga fin troppo spremuta

La notizia dell’arrivo di un nuovo film tratto dall’epopea de “Il signore degli anelli” ha spaventato più di qualche fan. Vi spieghiamo perché

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Il Signore degli anelli, una saga fin troppo spremuta

La notizia dell’arrivo di un nuovo film tratto dall’epopea de “Il signore degli anelli” ha spaventato più di qualche fan. Vi spieghiamo perché

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Il Signore degli anelli, una saga fin troppo spremuta

La notizia dell’arrivo di un nuovo film tratto dall’epopea de “Il signore degli anelli” ha spaventato più di qualche fan. Vi spieghiamo perché

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La notizia dell’arrivo di un nuovo film tratto dall’epopea de “Il signore degli anelli” ha spaventato più di qualche fan. Vi spieghiamo perché

Da qualche giorno è ufficiale: Warner Bros ha annunciato un nuovo film tratto dall’universo de “Il Signore degli Anelli” di Tolkien. Atteso per il 2026, dovrebbe intitolarsi “La caccia a Gollum” e sarà diretto e interpretato da quell’Andy Serkis che ha fin qui impersonato lo stesso Gollum. Peter Jackson – insieme agli sceneggiatori Fran Walsh e Philippa Boyens – sarà coinvolto nella produzione, contribuendo a ogni fase del processo di lavorazione dell’opera. La notizia, che avrebbe dovuto far gioire i fan di tutto il mondo (soprattutto per via del coinvolgimento di Jackson e soci), in realtà è stata accolta con più di qualche timore e non senza motivo.

Per capirne le ragioni dobbiamo fare un primo salto indietro di ormai oltre 20 anni ai tempi della prima – e ancora oggi insuperata – trilogia cinematografica di Jackson basata sulle opere di Tolkien.

Tra premi e successo di pubblico, quei film hanno stabilito uno standard altissimo per qualsiasi futuro adattamento. Non solo per la qualità della recitazione, della colonna sonora e degli effetti speciali (ancora validi nonostante il trascorrere del tempo), ma soprattutto per la cura e l’amore con cui il materiale originale è stato trattato. Nonostante le necessarie modifiche, la trilogia ha saputo catturare l’essenza dell’universo tolkieniano in modo coerente e rispettoso. Era chiaro insomma che sarebbe stato difficile eguagliare o superare un simile capolavoro e i primi timori sono stati confermati con la trilogia de “Lo Hobbit”.

Mentre alcuni esprimevano perplessità sul progetto nel suo complesso e sull’opportunità di dividere un libro in tre film (arrivando persino ad aggiungere materiale dal “Silmarillion” per e-stenderlo), il risultato finale è stato comunque tutto sommato godibile, soprattutto grazie al ritorno di alcuni membri del cast originale e alla direzione di Jackson.

Poi è arrivata la serie tv di Amazon (“Gli anelli del potere”), annunciata con grande fanfara e hype, ma che alla fine ha deluso senza ombra di dubbio: partita con un budget da un miliardo di dollari, ha dimostrato quanto sia fondamentale una scrittura chiara e coerente per un progetto di successo. La sua seconda stagione potrebbe tentare di rimediare, ma è difficile non essere scettici riguardo al nuovo film. Mutando medium la solfa non cambia, soprattutto in termini videoludici. Uno degli ultimi adattamenti ha visto protagonista il personaggio di Gollum nel videogame “The Lord of the Rings: Gollum”, copubblicato da Nacon e Daedalic. Rimandato ben tre volte prima dell’agognata uscita, si è rivelato un flop colossale: non bastassero le meccaniche e una grafica da generazione di console pre-cedente, ecco un gameplay a tratti imbarazzante e con limiti tecnici a pioggia che han costretto il team di Daedalic a decidere di non sviluppare mai più videogame in futuro. Un vero fallimento.

di Federico Arduini 

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