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L’ultimo tango d’Indiana Jones

Da oggi nei cinema l’ultimo Indiana Jones riesce a donare all’archeologo più famoso del mondo un ultimo tango emozionante
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L’ultimo tango d’Indiana Jones

Da oggi nei cinema l’ultimo Indiana Jones riesce a donare all’archeologo più famoso del mondo un ultimo tango emozionante
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L’ultimo tango d’Indiana Jones

Da oggi nei cinema l’ultimo Indiana Jones riesce a donare all’archeologo più famoso del mondo un ultimo tango emozionante
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Da oggi nei cinema l’ultimo Indiana Jones riesce a donare all’archeologo più famoso del mondo un ultimo tango emozionante

Non mancavano le perplessità intorno a “Indiana Jones e il Quadrante del Destino”, da oggi nelle sale, ultimo capitolo di una saga che ha segnato un prima e un dopo nella storia del cinema. Negli ultimi anni son stati numerosi i ritorni sul grande schermo di personaggi e storie di successo fuori tempo massimo, con risultati spesso non eccelsi e in alcuni casi quasi disastrosi. Le paure dei fan avevano quindi più di un fondamento. A conti fatti possiamo dire serenamente che l’ultima apparizione dell’archeologo più famoso del mondo non appartiene a questa schiera di film.

La storia parte nel 1944 in piena epoca nazista, con una lunga sequenza di flashback in cui un giovane Indiana è alla ricerca di un manufatto rubato dai nazisti. A rendere possibile il ringiovanimento di Harrison Ford è stato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale che – come rivelato dallo stesso attore – per l’occasione si è avvalsa di quarant’anni di foto, riprese e primi piani raccolti da Lucasfilm. Superato lo stupore iniziale, con il procedere delle sequenze emergono i limiti ancora presenti in questo genere di tecniche cinematografiche, soprattutto nelle scene più movimentate.

Con un salto in avanti al 1969 ritroviamo Indiana nei panni di uno stanco e invecchiato professore, ormai a un passo dalla pensione in un’epoca di conquiste spaziali e in cui nessuno pare più curarsi dell’archeologia. A dare una svolta alle sue giornate è la visita della figlioccia Helene Shaw (Phoebe Waller-Bridge) alla ricerca del Quadrante di Archimede, proprio il marchingegno leggendario che aveva intercettato a suo tempo, sottraendolo al nazista Jürgen Voller (Mads Mikkelsen). Un oggettino che si racconta sia capace di identificare porte temporali, permettendo così di viaggiare nel tempo.

Già da queste premesse parrebbe evidente che per gustarsi al meglio la pellicola sarà utile chiudere più di un occhio davanti a qualche salto logico e alle scelte bizzarre compiute da alcuni personaggi. Al netto di queste sbavature, il film riesce tuttavia a donare all’iconico Indiana un ultimo tango emozionante, anche grazie a un cast di livello e al carisma senza tempo di Ford. Gli elementi nostalgici, quelli che riescono a trascinarti nelle atmosfere del nucleo originale di questa epopea, sono tutti sapientemente al posto giusto, conditi con più di un ritorno inaspettato e l’immortale colonna sonora di John Williams. Fra una scena d’azione e una battuta sul tempo che passa (non più combattuto, ma accettato) il film fluisce a buon ritmo, nonostante si senta la mancanza di Spielberg alla regia. Se si è amato Indiana Jones un salto al cinema s’ha da fare.

di Federico Arduini

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