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«Io, mio padre e la musica». Cristiano De André racconta Faber
Ieri Fabrizio De André avrebbe compiuto 85 anni. Il figlio Cristiano lo ricorda in questa toccante intervista – “Quando papà beveva si trasformava” – e racconta di come la musica li abbia poi avvicinati. Dall’8 marzo sarà nei teatri italiani con De André canta De André
«Io, mio padre e la musica». Cristiano De André racconta Faber
Ieri Fabrizio De André avrebbe compiuto 85 anni. Il figlio Cristiano lo ricorda in questa toccante intervista – “Quando papà beveva si trasformava” – e racconta di come la musica li abbia poi avvicinati. Dall’8 marzo sarà nei teatri italiani con De André canta De André
«Io, mio padre e la musica». Cristiano De André racconta Faber
Ieri Fabrizio De André avrebbe compiuto 85 anni. Il figlio Cristiano lo ricorda in questa toccante intervista – “Quando papà beveva si trasformava” – e racconta di come la musica li abbia poi avvicinati. Dall’8 marzo sarà nei teatri italiani con De André canta De André
Ieri Fabrizio De André avrebbe compiuto 85 anni. Il figlio Cristiano lo ricorda in questa toccante intervista – “Quando papà beveva si trasformava” – e racconta di come la musica li abbia poi avvicinati. Dall’8 marzo sarà nei teatri italiani con De André canta De André
Così come il padre Fabrizio, anche Cristiano De André si è sentito nella vita un “Amico fragile”, titolo di una delle canzoni più amate del padre e contenuta nell’album Vol. 8 del 1974: «E’ la canzone che forse mi emoziona di più» ci racconta con una punta di commozione. Si è sentito quindi un uomo in fuga dai luoghi comuni, dalla superficialità dei rapporti umani, dall’ora da dedicare a qualcuno in cui affogare i sensi di colpa. Faber scrisse quel capolavoro in una notte d’estate, ubriaco e stanco di parole vuote. Cristiano la interpreterà ancora a modo suo nel “De André canta De André best of tour teatrale”, in partenza dall’8 marzo a Isernia e poi in quasi tutta Italia.
Un progetto, quello in cui il figlio interpreta le canzoni del padre, iniziato nel 2009: «Durante il nostro ultimo tour insieme, fu proprio mio padre a chiedermi di dare un nuovo vestito e una nuova vitalità ad alcune delle sue opere, per poi ripartire insieme con un nuovo tour. Avevo iniziato a pensarci, ma purtroppo è andata come sappiamo… Dopo qualche anno, però, ho trovato il coraggio di realizzare il suo desiderio per conto mio». Il risultato sono quattro album dal vivo intitolati ‘De André canta De André’, in cui Cristiano in qualche modo tramanda le parole di suo padre: «Ha sempre cercato di denunciare l’ingiustizia e l’ipocrisia del potere e della guerra, mettendo in luce le vicende delle minoranze emarginate e perseguitate. C’è un filo rosso che lega le canzoni di mio padre dalla prima all’ultima: la coerenza, l’aspirazione alla giustizia e la visione di chi sceglie sempre di stare al fianco degli ultimi e degli esclusi. Era convinto che esistesse un modo di vivere senza dolore. Ci ha insegnato che non ci sono poteri buoni e che solo l’amore, la compassione e il riconoscersi nel più debole possono salvare l’uomo e, di conseguenza, il mondo intero».
Responsabilità non da poco maneggiare opere del genere. E infatti la prima volta sul palco ha avuto paura: «Temevo che i nuovi arrangiamenti non piacessero al pubblico. Fortunatamente, più di cinquemila persone erano lì ad aspettarci e ad applaudirci: fu davvero un trionfo”. E pensare che prima di diventare musicista papà Fabrizio lo avrebbe voluto veterinario: «Quando voleva che studiassi veterinaria e non musica abbiamo vissuto anche momenti difficili e di incomprensione. Voleva proteggermi dalla fatica e dalle difficoltà che avrebbe comportato il confronto con lui. Ma la mia passione per la musica era troppo forte, e non l’avrei mai abbandonata per nulla al mondo. Con il tempo, si è reso conto che avevo una determinazione molto forte. Fu così che mi iscrisse al Conservatorio Niccolò Paganini di Genova per studiare violino».
Che padre è stato Fabrizio De André? «Non ci vedevamo spesso, ma ogni volta che succedeva, amavo trascorrere il tempo con lui, passando le serate a L’Agnata a suonare e cantare. Quei momenti si concretizzarono anche dal vivo. Il nostro rapporto direi che era ottimo, specialmente durante l’ultimo tour, quando abbiamo avuto più occasioni per trascorrere del tempo insieme e ritrovarci». Il periodo più caro a Cristiano: «Avrei voluto continuare il tour di Anime Salve, dove ci eravamo avvicinati e avevamo iniziato a conoscerci meglio. Mi sarebbe piaciuto continuare a parlare con lui, ascoltare qualche segreto sulla sua scrittura e ricevere consigli utili per il mio percorso musicale e personale». Ma stargli accanto non è stato sempre facile: «Soprattutto negli anni in cui beveva. L’alcol trasformava il suo carattere: diventava irascibile, polemico, urlava ed era sempre molto nervoso. Per fortuna, grazie a una promessa fatta a suo padre sul letto di morte, smise di bere. Da quel momento la sua vita cambiò in meglio, e così anche la nostra». Una vita a rincorrersi: tanto lavoro (Faber scriveva soprattutto di notte) e poche carezze. Il lieto fine è arrivato col tempo, padre e figlio che si ritrovano e si capiscono. Ancora oggi, grazie alla musica.
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Tag: interviste, musica
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