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“Io sono un po’ matto… e tu?”, parla il regista Dario D’ambrosi

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“Io sono un po’ matto…e tu?” del regista D’Ambrosi sarà al cinema dal 7 al 9 ottobre per mettere in scena il potere della teatro-terapia insieme ad attori come Edoardo Leo e Claudia Gerini

"Io sono un po' matto...e tu?"

“Io sono un po’ matto… e tu?”, parla il regista Dario D’ambrosi

“Io sono un po’ matto…e tu?” del regista D’Ambrosi sarà al cinema dal 7 al 9 ottobre per mettere in scena il potere della teatro-terapia insieme ad attori come Edoardo Leo e Claudia Gerini

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“Io sono un po’ matto… e tu?”, parla il regista Dario D’ambrosi

“Io sono un po’ matto…e tu?” del regista D’Ambrosi sarà al cinema dal 7 al 9 ottobre per mettere in scena il potere della teatro-terapia insieme ad attori come Edoardo Leo e Claudia Gerini

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In Italia, 17milioni di persone convivono con un disturbo psichico. Se a questo numero si aggiungono tutte le persone coinvolte direttamente o meno con le malattie mentali come familiari e amici, si arriva a oltre 42milioni, circa 2/3 della popolazione italiana.

Un argomento difficile, delicato, ma non per questo trascurabile al quale il regista Dario D’Ambrosi ha dedicato gran parte della sua vita fondando nel 1992 il Teatro Patologico di Roma con il preciso obiettivo di unire teatro e malattia mentale e dimostrare alla comunità scientifica gli effetti benefici del teatro-terapia: in primis, migliorare l’integrazione con familiari e società, spendibile in un futuro proseguimento degli studi e nell’inserimento lavorativo.

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il film evento del regista D’Ambrosi “Io sono un po’ matto…e tu?” – nelle sale italiane il 7, l’8 e il 9 ottobre distribuito da Notorious Pictures – nasce per sollevare questioni fondamentali sul modo in cui percepiamo e trattiamo la disabilità psichica. Un progetto che utilizza la chiave dell’ironia e che vede la partecipazione di 30 ragazzi disabili della Compagnia Stabile del Teatro Patologico cercare di risolvere ansie e paure di personaggi noti che si rivolgono a loro. Può capitare così ad esempio di vedere Claudio Santamaria in preda all’ossessione, oppure Raoul Bova insonne, Claudia Gerini vestire i panni di una ludopatica o Marco Bocci gestire Gli attori professionisti confessano con ironia e sincerità i propri tic e le proprie manie sperando che questi “tutor psichiatrici” riescano a risolverli, affrontando così problemi e disturbi che riguardano la vita quotidiana di ognuno di noi.

“La riuscita di questo semplice e umile film è proprio questo: l’unione e la sensibilità di questi straordinari attori nei confronti dei ragazzi con cui hanno recitato”, spiega il regista. “Durante la scena con Edoardo Leo, ad esempio, il ragazzo protagonista ha avuto una crisi epilettica. La durata è variabile, dai 5 ai 30 minuti. Sapevo che Edoardo aveva un altro impegno e mi sono proposto di cambiare attore ma lui mi ha bloccato: “Ho preso un impegno con lui e lavorerò con lui. Lo aspetto”. Una cosa che mi ha riempito il cuore”. 

Da sempre diviso nel suo ruolo di regista e attore (da “Romanzo Criminale” al ruolo di sadico flagellatore ne “La passione di Cristo” di Mel Gibson), Dario D’Ambrosi inizia a interessarsi sin da subito al teatro-terapia per dare, come dice lui stesso, “dignità al matto”. “In quasi 40 anni ho curato 1700 ragazzi malati di mente con un metodo molto peculiare che va ben oltre l’arte teatrale ma è costituito da esercizi specifici che ho protocollato e sperimentato. Molti sono in controtendenza rispetto agli attuali metodi di gestione di ragazzi con disabilità cognitive: qui i ragazzi imparano a conoscere il proprio dolore e non ad evitarlo e, quando possibile, a gestirlo”, ci spiega D’Ambrosi.

Nel 2016, fonda il primo corso universitario al mondo di “Teatro Integrato dell’Emozione” in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e il Dipartimento di Psichiatria diretto dal Prof. Alberto Siracusano, percorso interamente rivolto a persone con disabilità fisica e psichica premiato anche con il prestigioso Premio Human Rights Italia di Robert F. Kennedy

Gran parte dell’incasso andrà in beneficenza a Teatro Patologico Onlus per supportare la ricerca scientifica al quale D’Ambrosi lavora da una vita: il teatro non è solo una forma di terapia ma può avere anche uno scopo “farmaceutico” e aiutare nelle cure mediche di alcune patologie.

“Il prossimo 3 dicembre nella sede dell’ONU di New York presenterò il mio progetto di ricerca: la teatro-terapia influisce positivamente non solo sulle emozioni ma anche a livello cerebrale, molto più che gli psicofarmaci. Se approvata, il Teatro Patologico passerà alla storia”, conclude.

di Raffaela Mercurio

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