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James Senese

Musicisti e mistificatori, parla James Senese

James Senese è ancora in trincea: «Liberato e Geolier? Dei mistificatori…». E i Måneskin?. «Un gruppo vuoto…»

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Musicisti e mistificatori, parla James Senese

James Senese è ancora in trincea: «Liberato e Geolier? Dei mistificatori…». E i Måneskin?. «Un gruppo vuoto…»

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Musicisti e mistificatori, parla James Senese

James Senese è ancora in trincea: «Liberato e Geolier? Dei mistificatori…». E i Måneskin?. «Un gruppo vuoto…»

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James Senese è ancora in trincea: «Liberato e Geolier? Dei mistificatori…». E i Måneskin?. «Un gruppo vuoto…»

Se James Senese, sanguigno oltre ogni regola e sassofonista assoluto, fosse nato in America sarebbe molto più che un “Brother in soul, appellativo d’onore tributatogli proprio dagli americani. Invece questa bomba, che esplode da oltre 60 anni, è nata nel cuore di Napoli. Ancora nero a metà (figlio com’è di un militare statunitense e di una donna napoletana), ha inventato di sana pianta un formidabile mix fra la musica napoletana, il rock, il jazz, il soul e il funky, passando per i seminali Showmen (con Mario Musella), i Napoli Centrale, le collaborazioni con l’amico indimenticabile Pino Daniele. A 78 anni compiuti detta ancora la linea musicale per molti e pubblica il ventunesimo disco in studio – “Stiamo cercando il mondo” – da lui interamente scritto, musicato, arrangiato e prodotto.

«Non è un lavoro a tavolino. Ogni giorno cerco di creare delle dimensioni, capito?» mette subito in chiaro con quel suo intercalare interrogativo, marchio dell’intera chiacchierata. Col suo verso «Non vogliamo vivere in un mondo che non c’è» Senese ci fornisce un assist: «È un riferimento a ciò che ci circonda, al sistema malato, ma la musica ci salverà». Anche se la discografia è cambiata e non si vendono più dischi. «Questi tempi di streaming mi stanno stretti; il tutto e subito ci ha rovinati. Non esiste più quella costruzione, quella preparazione di una volta». Il nero di Miano, che canta avvilito «America è vecchia, Milano è luntana / Sanghe perduto e na terra fernuta…», così prosegue: «Chi segue la moda va fuori moda. Non è soltanto una questione di Nord e Sud, anche se il Meridione soffre ancora un complesso d’inferiorità. Ma quello non finirà mai, lo chiamiamo razzismo. In realtà vantiamo una cultura fortissima, Napoli per prima».

Anche stavolta è presente in copertina quel famoso marchio NC. «Napoli Centrale sono io, siamo la stessa cosa». Eppure da capostipite del neapolitan power boccia i nuovi esponenti, da Liberato a Geolier: «Non raccontano la città, la nostra cultura. Sono dei mistificatori… ». Non tocchiamo poi il tasto Måneskin: «Un gruppo vuoto, oltre la presenza scenica cosa resta? Hanno bisogno di togliersi le mutande per fare successo?». Lui, che la musica l’ha fatta col sangue e non con i lustrini, apre a sorpresa a Sanremo. «Andrei volentieri, da solo, per scombussolare tutto» ci confessa. Si lamenta invece del silenzio di Bruce Springsteen a Ferrara: «Qualcuno sotto (l’organizzatore, ndr.) gli avrà consigliato così… Poteva almeno dire una parola».

Un consiglio finale: le canzoni del disco migliorano persino se ascoltate dal vivo, quindi non perdetevi l’occasione di un concerto di Senese. Prima data utile il 17 giugno (con i Napoli Centrale, 99 Posse e Foja) all’Arena Flegrea di Napoli, partenza dell’ennesimo tour estivo, pieno di date che neanche un maratoneta. «La verità sul palco è la mia forza» sostiene. In scaletta, fra le altre, sempre la stessa di Pino Daniele, “Chi tene ‘o mare”: «L’unica che posso cantare, che sento davvero mia». James is back.

di Maria Francesca Troisi

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