Klaus Bellavitis e i suoi ritratti musicali: “Una fotografia dell’anima, made by humans”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il pianista e compositore di fama internazionale Klaus Bellavitis per conoscere meglio i suoi ritratti musicali
Klaus Bellavitis e i suoi ritratti musicali: “Una fotografia dell’anima, made by humans”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il pianista e compositore di fama internazionale Klaus Bellavitis per conoscere meglio i suoi ritratti musicali
Klaus Bellavitis e i suoi ritratti musicali: “Una fotografia dell’anima, made by humans”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il pianista e compositore di fama internazionale Klaus Bellavitis per conoscere meglio i suoi ritratti musicali
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il pianista e compositore di fama internazionale Klaus Bellavitis per conoscere meglio i suoi ritratti musicali
Dopo aver conquistato il mondo con la sua musica, il compositore, pianista e direttore d’orchestra Klaus Bellavitis torna in Italia con Ritratti Musicali, un progetto unico che trasforma l’essenza delle persone in note. Primo italiano a conseguire la laurea al prestigioso Berklee College of Music di Boston, dove è stato anche docente per anni, Klaus è noto come “Mr. Sold Out” e ha all’attivo oltre 20 album. Ha collaborato con artisti di fama internazionale come Walter Blanton, Gary Queen e Mike Tracy.
Dopo una lunga carriera internazionale, Bellavitis ha scelto di stabilirsi in Italia, portando il suo talento al servizio di un’idea che unisce musica, anima e bellezza in un’esperienza innovativa e coinvolgente. Gli abbiamo chiesto di raccontarci com’è nato questo progetto – portato anche qualche giorno fa in diretta su Rai 1 – e le sue particolarità
Com’è nata l’idea di dedicarti a dei “ritratti musicali”? C’è una tradizione in merito?
L’idea di creare ritratti musicali non sembra che fosse mai stata realizzata prima del 300 d.C. Già ai tempi dei Romani, però, esistevano i trovatori, i menestrelli — oggi li chiameremmo così — che, con la loro cetra, andavano in giro improvvisando temi in latino sulla bellezza delle donne, sull’amicizia e su altri argomenti.
Personalmente ho iniziato a creare ritratti musicali a vent’anni. Lo facevo un po’ per ridurre le distanze tra le persone e, ammetto, forse anche per affascinare qualche ragazza. Negli anni ho osservato le reazioni di chi li riceveva e ho capito che si tratta di qualcosa di potente. Dopo aver vissuto dieci anni negli Stati Uniti lavorando come compositore di colonne sonore per film, ho sviluppato un’abitudine naturale a descrivere gli stati emotivi. Sia che fossero ispirati da una scena o dal comportamento degli attori, traducevo queste emozioni in musica. Applicando questa esperienza alle persone che incontro, è nato un linguaggio istantaneo.
Ad esempio, se dovessi fare un ritratto musicale per te, inizierei osservandoti: come sei fatto, come parli, come ti muovi. Poi ti chiederei di descriverti con tre aggettivi positivi, tre negativi e il tuo stato emotivo attuale. Con questi dati emozionali, trasformerei il tutto in melodia, armonia e una colonna sonora unica, fatta su misura per te.
Sicuramente un qualcosa di speciale e unico. Un momento, un periodo della propria vita fermato nel tempo
Un ritratto musicale è come una Polaroid sonora: cattura l’istante e le emozioni di una persona. Anni dopo, riascoltandolo, si possono rivivere quelle stesse atmosfere. Ma non si tratta solo di catturare l’emotività del momento. Riesco a raccontare anche tratti caratteriali profondi, magari quelli di cui le persone non parlano, ma che percepisco grazie alla mia sensibilità e alla mia empatia.
Per questo dico sempre che un ritratto musicale unisce tre arti: la musica, l’ascolto e l’arte orafa. Come un gioiello prezioso, dura per sempre. Adesso stiamo anche pensando a soluzioni più creative: orologi da tasca con incisioni QR code che rimandano al ritratto musicale. C’è chi si è persino tatuato il QR code per avere sempre con sé la propria colonna sonora!
Molti mi dicono che queste musiche hanno effetti benefici: aiutano a rilassarsi, a concentrarsi, a meditare o persino ad addormentarsi. È come se la musica, cucita su misura, avesse il potere di riequilibrare le emozioni e migliorare il benessere psicologico.
Quando mi hai raccontato di questo progetto il primo artista che ho subito associato è John Williams, per la sua capacità di creare temi musicali immortali che spesso sono, a tutti gli effetti, ritratti dei personaggi dei film per cui ha scritto le musiche
Quando ho conosciuto John Williams avevo i sudori freddi. Era il mio professore di Scoring Techniques alla Berklee College of Music di Boston, dove studiavo all’epoca. Nei dieci anni che ho vissuto lì, l’ho incontrato un paio di volte. La prima volta, mi ha dato addirittura la bacchetta dei Boston Pops, l’orchestra che avrebbe diretto per il concertone del 4 luglio.
Parlando con lui, anche se in inglese non si nota, gli davo del lei. Era Sir Williams, non certo John! Mi sono reso conto di quanto fosse inarrivabile: il suo lavoro era frutto di un processo rigoroso e meticoloso. Io, però, avevo qualcosa di diverso. Creavo melodie istantanee. Un conto è comporre un tema per un film, come lui ha fatto magistralmente con Lo squalo, E.T., Indiana Jones, Star Warse Schindler’s List. Un altro conto è creare un ritratto musicale istantaneo basandosi su pochi elementi: tre aggettivi positivi, tre negativi, uno stato d’animo e magari qualche dettaglio personale.
Ad esempio, una volta ho creato un ritratto musicale per un ragazzo appassionato di immersioni subacquee. Mi ha detto: “Non so come farai a raccontare questa passione”. Gli ho risposto: “È semplice”. Al pianoforte, posso creare un effetto di sospensione usando suoni in levare. Questo dà l’impressione di fluttuare. Se poi vuoi evocare un’onda o un elemento liquido, puoi sovrapporre accordi in modo non convenzionale. Ad esempio, un Fa sovrapposto a un accordo di Sol, creando una sensazione di “liquidità” armonica. Con una melodia rarefatta, ho catturato l’essenza del suo hobby.
Ho incontrato persone che mi hanno raccontato di tutto: gioie, lutti, tradimenti, passioni, hobby insoliti. Una volta ho creato un ritratto musicale per un appassionato di magia. In quel caso, ho usato la scala tonale, composta da sei toni anziché dodici, che dà un suono etereo e misterioso.
Ti ricordi quando è nata per la prima volta questa idea?
Mi ricordo perfettamente di aver pensato, o forse sognato in uno stato di dormiveglia, a un ponte. Questo ponte continuava a tornare nei miei sogni: univa due mondi, l’immanente e il visibile con il trascendente, l’invisibile. Questa immagine si ripeteva, accompagnata da una sensazione profonda.
Non lo associavo ai miei concerti, anche se ne ho fatti di importanti, come quelli al Blue Note, né alle colonne sonore che ho composto. Pensavo piuttosto ai miei ritratti musicali. Ho realizzato che quel ponte rappresentava, metaforicamente, un collegamento emotivo tra due dimensioni: il visibile e l’invisibile, il mondo tangibile e quello trascendente.
Era come se stessi creando un ponte unico, capace di unire due realtà apparentemente distanti. Da un lato, elementi intangibili come l’emotività della musica, l’empatia e l’ascolto; dall’altro, qualcosa di concreto e prezioso, come un gioiello in oro o argento. Un oggetto fisico che si lega a un’esperienza emotiva profonda e personale, difficile da smarrire, sia nella mente che nel cuore.
Questa idea del ponte mi è rimasta a lungo e ho anche pensato di inserirla nel logo. Tuttavia, alla fine abbiamo scelto un altro simbolo: la farfalla. Nell’antica Grecia, la farfalla rappresentava la psiche, l’anima, e ci è sembrata più adatta per simboleggiare la leggerezza e la profondità dei ritratti musicali. Ma inizialmente, quel ponte doveva essere il cuore di tutto.
Un progetto legato al momento, alle sensazioni e alle emozioni, che va, sotto molti aspetti dimenticate oggi. Qualcosa che con l’AI sarebbe impossibile da produrre…
Stai toccando due argomenti importantissimi e molto attuali. Il primo riguarda l’igiene emotiva e intellettuale, a cui oggi prestiamo sempre meno attenzione. Il secondo è l’intelligenza artificiale, che sta iniziando a influenzare anche il mondo della musica e della composizione istantanea.
Partiamo dall’intelligenza artificiale. Noi siamo fieramente AI-free, il nostro marchio è Made by Humans: tutto quello che facciamo è creato da esseri umani, con la loro sensibilità ed empatia. Ad oggi, l’intelligenza artificiale non può arrivare a comprendere davvero l’emotività umana. Certo, qualcosa si sta muovendo: attraverso l’ascolto vocale, l’AI sta cercando di decifrare le emozioni, ma non è in grado di tradurle in una composizione musicale autentica. Può creare composizioni istantanee? Sì, ma non di qualità. La bellezza che noi creiamo attraverso la musica resta un territorio inaccessibile per l’intelligenza artificiale.
Ed è qui che entra in gioco il tema dell’igiene emotiva e intellettuale. Viviamo in un mondo che ci lascia sempre meno spazi per l’autoascolto. I miei figli, per esempio, mi parlano di mindfulness e di training autogeno. Quando chiedo loro cosa significhi, mi rispondono: “Andiamo in un posto dove ci ritirano i cellulari per due ore”. Pago 50 euro per stare senza cellulare? Alla loro età, io vivevo così tutto il giorno, ogni giorno, senza questi dispositivi sempre in mano. Vivevamo di più nel “qui e ora”.
La nostra iniziativa si propone di contribuire a questa riflessione, di creare uno spazio per immergersi nell’ascolto e nell’autoascolto. Realizzare un ritratto musicale richiede un’intervista emozionale, un momento di introspezione che aiuta le persone a fare outing emotivo. È uno sforzo piccolo ma importante: dedicare qualche minuto o qualche ora a sé stessi, sottraendosi per un attimo all’invasione dell’elettronica e dell’intelligenza artificiale.
Non ci consideriamo rivoluzionari, né vogliamo andare controcorrente. Ma siamo convinti di offrire qualcosa di unico, di autentico: bellezza creata al 100% da esseri umani, per esseri umani.
A quali altri progetti stai lavorando?
Sicuramente la mia Klaus House 2.0, che è la sede non solo legale, ma anche artistica e spirituale dei Ritratti Musicali. È proprio qui che li realizzo. Nel 2025 organizzerò una volta al mese dei ritratti live.
La Klaus House è il fulcro di un nuovo spazio artistico, un vero covo creativo che ospiterà mostre, spettacoli teatrali, cabaret, jazz club, concerti e altro ancora. È un luogo speciale anche dal punto di vista energetico, perché si trova su un incrocio magico: il Naviglio e il Lambro. Sono a cinque metri sia dal Naviglio che dal Lambro, e ciò che rende tutto unico è che questi due fiumi non si toccano: uno passa sotto l’altro. È un punto carico di un’energia straordinaria, alimentata da questi due corsi d’acqua così importanti.
Poi c’è un altro progetto di cui, per ora, non posso rivelare troppo. Ti posso solo accennare al nome: Gesamtkunstwerk. È un termine tedesco che significa “opera d’arte totale”, coniato da Wagner per indicare l’unione di diverse arti – musica, danza, scenografia – in una sinergia unica.
di Federico Arduini
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- Tag: musica
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