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La bella libertà di vestire come ci pare

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La polemica di un giornalista sulle calze a rete di Emma Marrone dimostrano che siano ben lontani dal concetto di libertà così tanto millantato al Festival di Sanremo 2022 che si è appena concluso.

Emma Marrone e le calze a rete

La bella libertà di vestire come ci pare

La polemica di un giornalista sulle calze a rete di Emma Marrone dimostrano che siano ben lontani dal concetto di libertà così tanto millantato al Festival di Sanremo 2022 che si è appena concluso.

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La bella libertà di vestire come ci pare

La polemica di un giornalista sulle calze a rete di Emma Marrone dimostrano che siano ben lontani dal concetto di libertà così tanto millantato al Festival di Sanremo 2022 che si è appena concluso.

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AUTORE: Gaia Bottoni

Abbiamo giustamente scritto del Festival di Sanremo più inclusivo di sempre e poi c’è chi si ritrova a scivolare sui soliti commenti. Proprio un giornalista, di quelli che si erigono spesso a giudici e censori.

Il tema era il look di Emma Marrone, sul quale qualcuno – il nome non è poi così importante – ha sentito il bisogno di sottolineare: «Se hai una gamba importante eviti di mettere la calza a rete». La cantante ha replicato parlando di body shaming. Proprio quello che ci sforziamo di condannare, su siti e giornali.

Ciascuno ha la libertà di pensare ciò che vuole ma non si può certo dar torto a Emma se si è sentita offesa, anche perché non si trattava di giudicare il look in sé e per sé quanto il fatto se sia più o meno opportuno indossare certi capi quando si ha un tipo di fisico piuttosto che un altro.

Quello che colpisce è che abbiamo passato giorni a scrivere di un Festival dove si è parlato di razzismo e gender fluid e poi facciamo i conti con le solite uscite di cattivo gusto. L’avesse fatto un anonimo sui social, ci saremmo ritrovati a parlare degli hater. L’ha fatto invece un giornalista, uno che per lo meno dovrebbe stare un po’ più attento a quel che dice. Anche perché alla replica di Emma ha ulteriormente chiosato accusandola di trincerarsi dietro il body shaming per giustificare una scelta di stile, concludendo con «Vergognati».

Non si capisce di cosa si debba vergognare. Pensavamo di essere arrivati a un epoca in cui ciascuno sceglie di vestirsi come vuole. Evidentemente non è così.

   

di Gaia Bottoni

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