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Lacuna Coil

Lacuna Coil a Lucca Comics, Andrea Ferro: “La vera abilità è costruire qualcosa di duraturo”

I Lacuna Coil saranno quest’anno al Lucca Comics & Games ospiti dello store esclusivo di Sony Music. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantante Andrea Ferro

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Lacuna Coil a Lucca Comics, Andrea Ferro: “La vera abilità è costruire qualcosa di duraturo”

I Lacuna Coil saranno quest’anno al Lucca Comics & Games ospiti dello store esclusivo di Sony Music. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantante Andrea Ferro

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Lacuna Coil a Lucca Comics, Andrea Ferro: “La vera abilità è costruire qualcosa di duraturo”

I Lacuna Coil saranno quest’anno al Lucca Comics & Games ospiti dello store esclusivo di Sony Music. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantante Andrea Ferro

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I Lacuna Coil saranno quest’anno al Lucca Comics & Games ospiti dello store esclusivo di Sony Music. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantante Andrea Ferro

Da oggi, mercoledì 30 ottobre, fino a domenica 3 novembreSONY MUSIC ITALY sarà presente al Lucca Comics & Games 2024 con uno store dedicato ai suoi prodotti. Il Sony Music Store si troverà nel cuore del festival, all’interno dello storico negozio di dischi “Sky Stone and Songs (Via Vittorio Veneto, 7) a Lucca, un luogo iconico per gli appassionati di musica e arte, oltre che crocevia per concerti, mostre e presentazioni.

Tra gli ospiti musicali che si avvicenderanno in questi giorni nello store ci saranno anche i Lacuna Coil, band alternative Metal made in Italy di fama internazionale che nel febbraio prossimo pubblicherà il proprio decimo album in studio “Sleepless Empire”, la prima raccolta di brani inediti dopo il successo di “Black Anima” del 2019. Appassionati di gaming da sempre, i Lacuna, dopo aver pubblicato il gioco ufficiale “Horns Up” e collaborato con Zombicide per cui hanno scritto “Never Dawn”, hanno creato un gioco di divinazione con dadi personalizzati, disponibile esclusivamente nel box set di “Sleepless Empire”. Un’occasione perfetta per scambiare quattro chiacchiere con Andrea Ferro, voce e membro fondatore della band.

Perché avete scelto di essere presenti a Lucca Comics & Games? Non è una prima volta per voi

Tutto questo ha radici molto profonde. Marco, il nostro bassista, ha degli amici di Lucca, super appassionati, che sono stati tra i primi a prendere parte all’organizzazione di quello che allora era ancora un piccolo evento amatoriale, il Lucca Comics, quando era una piccola fiera locale. Con il tempo, ovviamente, si è trasformato nel colosso che è oggi. Noi, però, abbiamo sempre avuto questa connessione tramite amici fin dagli inizi. Inoltre, essendo bambini cresciuti negli anni ’80, siamo stati immersi in tutto ciò che riguardava l’horror, i fumetti Marvel e DC, e poi, più tardi, anche fumetti indipendenti come Dylan Dog. Poi sono arrivati i videogiochi. Questa passione per il mondo nerd è stata sempre piuttosto naturale per noi, perché faceva parte della nostra infanzia e del contesto in cui siamo cresciuti. Anche i nostri genitori ci hanno un po’ indirizzato in queste passioni. Alla fine, la musica è stata un’altra connessione importante con l’horror, i fumetti (per le copertine e i testi), e tutto l’universo fantasy. Pur non essendo un gruppo particolarmente legato al fantasy, questi ambiti – fumetti, giochi da tavolo – hanno sempre fatto parte del nostro mondo. Quando andavamo in studio di registrazione, per esempio, portavamo con noi Heroquest per giocare nei momenti liberi, quindi questa connessione è sempre stata naturale. Con il tempo la nostra band si è sviluppata e, allo stesso modo, il Lucca Comics è diventato un grande evento.

Però quest’anno sarete ospiti del primo store di Sony Music Italy. Cosa troveranno i vostri fan?

Quest’anno la nostra presenza come band è completamente legata alla musica. La Sony, la nostra casa discografica, ha deciso di aprire un pop-up store a Lucca per vendere i propri prodotti. In esclusiva per questo evento, abbiamo lanciato un maxi CD (una volta si chiamava EP), un disco con quattro tracce, che sono i brani già usciti del nostro prossimo album. L’album completo, “Sleepless Empire” uscirà a San Valentino, il 14 febbraio. Questo maxi CD ha un artwork esclusivo, simile ma diverso da quello del disco completo, e offre ai fan una versione fisica di queste quattro canzoni.

Nel mondo del metal c’è ancora una forte passione per il formato fisico, non solo per il vinile ma anche per altri supporti come le cassette. Di recente abbiamo rilasciato un box set di cassette con l’intera discografia ed è andato a ruba. Per questo abbiamo deciso di realizzare questo maxi CD per i fan che apprezzano ancora il formato fisico e sarà in vendita tutti i giorni della manifestazione presso il negozio della Sony. Inoltre, venerdì saremo presenti per una sessione di firme dalle tre in poi, durante la quale potremo autografare il CD per chi l’ha acquistato. Sarà un’occasione per incontrare i fan e firmare le copie di questo speciale maxi CD.

Secondo te come mai i fan della musica Metal sono così vicini alle proprie band preferite, sostenendole anche nei circuiti più piccoli, comprando dischi etc, mentre in altri mondi è meno usanza?

Il metal, storicamente, è sempre stato caratterizzato anche da un look distintivo. Fin dai tempi degli Iron Maiden, con le loro iconiche copertine e l’immagine di Eddie, questo genere ha abbracciato un’estetica ben precisa: capelli lunghi, tatuaggi, orecchini, magliette metal, jeans attillati e scarpe da ginnastica alte. Quello era il classico metallaro degli anni ’80, uno stile che, pur evolvendosi, non è mai sparito del tutto. Oggi il look si è adattato ai tempi e non è più necessario avere i capelli lunghi o tatuaggi per essere un fan del metal. Anche l’approccio musicale è diventato più “onnivoro” rispetto al passato, quando esistevano gli “Ultra Defender” che ascoltavano solo il metal più classico; anche noi da ragazzi eravamo così. Ma in fondo il metal è uno stile di vita, come il rock, che viene vissuto in modo totalizzante. Molti fan lo abbracciano in ogni aspetto: dalle moto ai festival, ai raduni e alla birra. Anche i giochi in scatola e altri passatempi appartengono a questo mondo, perché il metal è una musica che viene spesso vissuta in modo più intenso e profondo rispetto ad altri generi.

L’attaccamento al metal può variare da paese a paese. Negli Stati Uniti, ad esempio, sembra che la gente abbia un legame ancora più forte con la musica rispetto all’Europa. Là capita spesso che i fan ci dicano quanto una canzone li abbia aiutati in momenti difficili. Anche in Europa succede, ma qui la musica viene spesso vissuta più come una passione o una colonna sonora della vita, mentre in America sembra quasi essere un sostegno, forse anche perché la società è più frammentata e la musica diventa quasi un familiare su cui contare. Il metal, comunque, è diventato una sorta di “world music.” Abbiamo viaggiato molto, suonando in tanti paesi del mondo: Indonesia, Filippine, Vietnam, Cina, Giappone, Australia, India. E ovunque c’erano fan del metal: cambiano forse alcuni dettagli del look, ma lo spirito è sempre lo stesso.

E dire che il metal è uno di quegli universi musicali con più sottogeneri, forse è anche per quello che ci si rispecchia così tanto

Anche noi abbiamo iniziato in un contesto che nei primi anni 2000 veniva definito gothic metal, perché all’epoca facevamo parte di una scena legata a una casa discografica che produceva un certo tipo di band. Tuttavia, ci siamo evoluti e alla fine non rientravamo più in quel cliché, tanto che hanno dovuto rivedere la nostra definizione. Ora siamo considerati “alternative metal”, un’etichetta che, a dire il vero, può significare tutto e niente. Credo che sia una definizione più adatta, perché ci permette di avere più libertà nella nostra musica. A volte, però, neanche io so quanti sottogeneri esistano! Ogni tanto mi capita di imbattermi in nuovi nomi di generi che non avevo mai sentito. Ma in fondo è proprio questo il bello: la passione della gente che diventa così forte da portarla a feticizzare ogni dettaglio.

Voi siete amatissimi all’estero e siete riusciti a esportare la vostra musica in tutto il mondo, cosa che tanti provano a fare senza successo. Qual è secondo te l’elemento che vi ha permesso di centrare l’obiettivo?

Secondo me ci sono due discorsi da fare. Il primo riguarda la musica italiana, che, essendo per lo più in italiano, fa fatica a essere esportata, a meno che non rientri in certi cliché. Prendiamo ad esempio Il Volo, che rappresenta un tipo di musica italiana facilmente riconoscibile e associata al mondo, un po’ come un Pavarotti in versione più commerciale, senza nulla togliere alla qualità. È una musica concepita così a livello internazionale: qualcosa di specifico e riconoscibile. Invece, non esiste un’equivalente “lirico” giapponese per il grande pubblico, per fare un esempio. Questo è un tipo di musica italiana che può funzionare su scala globale perché rappresenta un cliché facilmente identificabile. Noi, invece, ci muoviamo in un contesto diverso, competendo direttamente con gruppi americani o inglesi che fanno il nostro stesso genere. Il nostro obiettivo è competere ad armi pari con loro, cercando di ispirare altre band, proprio come noi stessi siamo ispirati da gruppi internazionali. Se fai rock in italiano, è molto più difficile uscire dai confini nazionali, perché il fatto di cantare in italiano diventa un limite. Per raggiungere un pubblico più ampio devi puntare a un suono competitivo a livello internazionale e proporre qualcosa di unico che, pur essendo italiano, possa ispirare anche band straniere. Quando arrivi a quel punto, capisci di aver fatto una svolta: non sei più qualcuno che imita gruppi americani o inglesi, ma giochi sullo stesso livello.

È stato difficile, ma credo che la nostra forza sia sempre stata un’apertura mentale sincera. Non abbiamo mai puntato a fare successo in Italia con un rock in italiano. Fin dal nostro demo abbiamo scelto l’inglese per fare gothic, doom, death metal – o come si preferisce chiamarlo – e ci siamo immersi al 100% in questo mondo. Il nostro look, il nostro stile, tutto rispecchiava le band che amavamo; volevamo vivere e rappresentare quella cultura, senza puntare a realtà come Sanremo Giovani.

Vivere quella musica al 100% ci ha portati a contatto con realtà straniere fin dai primi passi, dandoci un’impronta internazionale senza passare per il circuito nazionale. Non è stato semplice: siamo stati anche fortunati a proporre qualcosa che aveva già un pubblico interessato. Molte band, anche valide, fanno l’errore di proporre uno stile generico, senza riuscire a intercettare un pubblico specifico, oppure di fare qualcosa di troppo particolare senza una nicchia di riferimento. È importante trovare il giusto equilibrio, e noi siamo stati fortunati a inserirci in un movimento gothic metal in espansione, che a noi piaceva molto.

Col tempo, però, abbiamo trovato una nostra identità. Cristina, in particolare, con la sua voce ha contribuito a caratterizzare subito il nostro stile in quel panorama. Tuttavia, ci sono tantissimi fattori in gioco. È cambiato tutto dalla nostra demo del ’96 a oggi. Ci sono anche molte variabili che sfuggono al nostro controllo. Secondo me, la vera abilità di una band sta nella capacità di costruire qualcosa di duraturo. All’inizio è possibile avere fortuna o un successo immediato, ma ciò che conta davvero è riuscire a crescere nel tempo e mantenere viva la propria musica.

Non esiste una formula magica per il successo

Non è mai una questione di un solo fattore, né può esserlo. È fondamentale trovare le persone giuste con cui lavorare. Anche noi, ad esempio, abbiamo cambiato alcuni membri della line-up nel corso degli anni, ma abbiamo mantenuto un nucleo stabile: io, Marco e Cristina siamo insieme fin dall’inizio e siamo ancora qui. C’è un cuore della band che continua a portare avanti tutto senza mai fermarsi. Trovare persone disposte a dedicare tutta la vita a questo progetto non è affatto semplice; è necessario crederci fino in fondo. Col tempo, arrivano anche le sfide personali: c’è chi vuole una famiglia, chi cerca una stabilità economica maggiore. Ci sono mille ragioni per cui, persino quando le cose funzionano, qualcuno può decidere di prendere un’altra strada.

di Federico Arduini

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