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L’amica geniale non è roba da donne

La serie di successo “L’amica geniale” è una trasposizione fedele di un romanzo incredibile che parla agli uomini attraverso le donne. Bisognerebbe evitare di sminuirne il potenziale, delegandolo a una storia rosa.
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L’amica geniale non è roba da donne

La serie di successo “L’amica geniale” è una trasposizione fedele di un romanzo incredibile che parla agli uomini attraverso le donne. Bisognerebbe evitare di sminuirne il potenziale, delegandolo a una storia rosa.
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L’amica geniale non è roba da donne

La serie di successo “L’amica geniale” è una trasposizione fedele di un romanzo incredibile che parla agli uomini attraverso le donne. Bisognerebbe evitare di sminuirne il potenziale, delegandolo a una storia rosa.
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La serie di successo “L’amica geniale” è una trasposizione fedele di un romanzo incredibile che parla agli uomini attraverso le donne. Bisognerebbe evitare di sminuirne il potenziale, delegandolo a una storia rosa.
Terminata anche la terza stagione de “l’amica geniale” ci si rende subito conto di una cosa: non è una storia per donne, non solo almeno. Quest’ultime la comprenderanno, gli uomini però dovranno sforzarsi di farlo, perchè è proprio a questo che mira l’autrice. La serie di successo disponibile su Rai Play, tratta dai libri di Elena Ferrante, affronta il rapporto di due donne amiche e nemiche, illustrandone l’evoluzione durante gli anni e ripercorrendo gran parte della storia italiana dagli anni 50 a oggi. Le due, cresciute in un rione non distante da Napoli, saranno costantemente legate da una dicotomia che le vedrà eternamente in lotta tra la propria natura (quella di due ragazze cresciute nella violenta periferia) e il desiderio di un riscatto sociale. Con l’ultima puntata della terza stagione si conclude la trasposizione di uno dei volumi più densi del racconto, quello dove viene sviscerato il concetto che più sta a cuore ai personaggi: la lotta per la libertà Non è un caso che le due protagoniste tentino di intraprendere strade diverse dai porti sicuri ai quali si sono lasciate condurre fino a quel momento, grazie alla maternità. Come se in qualche modo per una donna iniziasse una fase più onesta dopo aver messo al mondo dei figli, dopo aver portato avanti il compito alla quale sono circoscritte.  È proprio questa la sensazione che il pubblico recepisce quando vede Elena, la protagonista, alle prese con i primi mesi di sua figlia mentre cerca invano di scrivere un nuovo libro; quello di una persona al servizio di un’altra.  Una moglie è prima di tutto una balia, una lavapiatti, e per quanto tutto questo venga celato da una grande casa, un’enorme cultura e grossi sorrisi, è evidente quanto marcio sia il rapporto della giovane coppia della serie. Una tacita violenza che mostra Pietro, il bravo marito, alle prese con il suo lavoro, mentre la donna di casa, Elena, rimane preda delle allucinazioni causate dalle poche ore di sonno dovute alla cura della neonata. Un momento bello come quello dei primi mesi di un bambino si trasforma quindi in un incubo a occhi aperti e lo spettatore non può fare altro che rimanere incredulo di fronte all’ennesima risposta insensibile di Pietro che chiude la porta del suo studio ad ogni richiesta di aiuto della moglie, o che sorridente chiede agli ospiti di stare seduti perché “ai piatti ci pensa Elena”. Sembra retorico, ma questi episodi ci mostrano una faccia dell’Italia che abbiamo conosciuto fin troppo bene e che in questa serie appare con violenza di nuovo di fronte a noi.  La passività con la quale le donne hanno accettato per anni di mettere da parte i propri ideali e le proprie necessità per servire i propri uomini è qualcosa che ci ricorda quanta strada ancora ci sia da fare e quanto farebbe bene ricordarsi sempre di ciò che è stato. Dinamiche che, magari in maniera meno plateale, si ripetono quotidianamente in milioni di case.  Come detto, l’Amica Geniale è un racconto di donne che parla agli uomini. Certe sensazioni però, nemmeno un prodotto ben eseguito può trasmetterle. Bisogna continuare a lottare per far sì che vengano totalmente dimenticate da tutte coloro che le hanno vissute e ancora le vivono. Ben vengano quindi prodotti televisivi di questo tipo in prima serata e chissà che non arrivino alla giusta destinazione. di Elena Bellanova

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