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Libero e scorretto, intervista a Luca Bizzarri

Scorretto, provocatorio, apartitico: è proprio per questo che Luca Bizzarri, comico genovese, finisce spesso nel mirino di tutti
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Libero e scorretto, intervista a Luca Bizzarri

Scorretto, provocatorio, apartitico: è proprio per questo che Luca Bizzarri, comico genovese, finisce spesso nel mirino di tutti
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Libero e scorretto, intervista a Luca Bizzarri

Scorretto, provocatorio, apartitico: è proprio per questo che Luca Bizzarri, comico genovese, finisce spesso nel mirino di tutti
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Scorretto, provocatorio, apartitico: è proprio per questo che Luca Bizzarri, comico genovese, finisce spesso nel mirino di tutti
Scorretto, provocatorio, apartitico. Proprio per questo finisce spesso nel mirino di tutti: «comunista col rolex» per quelli di destra, «fascista» per quelli di sinistra. Ma per Luca Bizzarri le castronerie non hanno colore e non si può fare altro che tirare bordate a tutti, senza distinzioni. Insieme all’amico e collega Paolo Kessisoglu è tra i pochi, pochissimi che fanno incazzare i politici e ora il comico genovese non risparmia nessuno neanche a teatro, con un monologo di un’ora (oggi sarà a Cagliari, lunedì prossimo a Roma, ndr.) in cui rivisita il suo successo “NonHannoUnAmico“: un podcast da cinquantamila ascolti al giorno e un milione di streaming al mese, mica bazzecole. «Volevo cimentarmi in un lungo monologo da diverso tempo, ma per pigrizia non l’ho mai fatto. Quando sono arrivato ad avere migliaia di minuti di podcast di repertorio ho capito che era già tutto lì» ci racconta fra una tappa e l’altra. Le prime date sono state un successo – «Un inaspettato trionfo» ammette sorpreso – tant’è che si profila una tournée più strutturata: «Visto come sta andando, credo proprio di sì. Questa era un po’ una prova, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Irresistibile nella sua causticità, Bizzarri confessa di divertirsi molto a stuzzicare qua e là: «Ciò che mi fa più ridere è che la politica consideri i comici degli avversari. Se fai una battuta su Gasparri sei un comunista, mentre se la fai sulla Schlein sei fascista. Perché c’è un’ignoranza di fondo che non permette di capire la differenza fra chi fa il mio mestiere e chi ricopre la carica di senatore. Purtroppo ci sono dei senatori che vorrebbero fare i comici e c’è un comico che ha fatto politica: tutto ciò ha creato un disagio e una commistione di cose che dovrebbero restare ben separate. Fra politica e satira dovrebbe esserci un solco invalicabile». Tutt’altro che spaventato dal politicamente corretto – «Le indignazioni durano in media 24 ore: ogni tre giorni ce n’è una, non hanno molto valore» – Bizzarri ha fatto della libertà la sua stella polare. Ma la libertà, si sa, il più delle volte ha un prezzo: «Banalmente, c’è stato chiuso un programma su Rai2 che andava benissimo, “Quelli che dopo il tg“, per sostituirlo con un altro che fa la metà dei suoi ascolti. Ma non me ne sono lamentato all’epoca e non me ne lamento adesso, ci sta. Purtroppo la politica nella televisione pubblica ha un peso e il risultato è che nella Rai di oggi non c’è nemmeno un programma di satira politica». Una nota dolente, per Bizzarri: «Fa tristezza, soprattutto perché la televisione pubblica è stata la culla dei programmi di satira politica. Non mi riferisco a chi è al governo adesso – questo aspetto riguarda gli ultimi dieci anni – ma purtroppo la politica è diventata allergica alla satira. Anche se la mia paura è che questi politici non la capiscano proprio, il che è molto peggio». Dal cinema alla televisione passando per il teatro, tante soddisfazioni ma c’è ancora molto da fare: «Abbiamo realizzato cose belle e cose brutte, ma quello è normale, soprattutto se sono così tante. Quel che mi fa più piacere è di essere riuscito a toccare tutti gli ambiti della mia professione: il doppiaggio dei cartoni animati, il Festival di Sanremo, la satira politica, il programma di calcio, la prima serata di Rai1. E questo è uno dei motivi per cui Paolo e io duriamo da così tanto tempo».   di Massimo Balsamo

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