Ligabue, il nuovo album è “Dedicato a noi”
Ligabue, il nuovo album è “Dedicato a noi”
Ligabue, il nuovo album è “Dedicato a noi”
La pandemia ci ha obbligati a fermarci e sappiamo quanto alcuni artisti abbiano saputo trasformare quel momento in una fonte d’ispirazione. È successo anche a Luciano Ligabue, in uscita il prossimo 22 settembre con il nuovo album “Dedicato a noi” che è scaturito proprio da quei mesi difficili e da una riflessione sul nostro presente. «Avendo visto l’inizio di sei decenni ho potuto constatare che questo è il peggiore che io ricordi» ci ha confidato. «Se mettiamo insieme la pandemia, la guerra nel nostro Continente, le catastrofi sempre peggiori, una cronaca nera che quest’estate è stata terribile e i ragazzi della generazione Zeta senza un’idea di futuro, è evidente che il quadro d’insieme ci fotografa isolati dalle paure. Ho sentito quindi il bisogno di un ‘noi’, il bisogno di fare una specie di chiamata. Per un ‘noi’ salvifico, perché da soli non riusciamo a fare niente».
Nelle 11 canzoni che compongono il disco di ‘noi’ ne compaiono diversi: dalla coppia alla famiglia, fino a chi è «più o meno parente di quelli di “Non è tempo per noi”, che ancora si sente “fuori moda, fuori posto insomma, sempre fuori dài”». Tutti raccontati cogli occhi di Luciano che, come in un film, li segue e ce li presenta quasi siano amici di vecchia data. In effetti, a ben vedere, alcuni già li conosciamo: come la coppia protagonista di “Così come sei”, la stessa coppia di ragazzi all’epoca ventenni che fuggivano dalla loro vita in “Salviamoci la pelle”, qui con trent’anni in più e che si amano oggi come allora. Altri invece impareremo a conoscerli, come i due diciottenni di “Stanotte più che mai” con l’adolescenza segnata dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali. Ma oltre alle canzoni d’amore – «Ne hanno scritte miliardi, di queste alcuni milioni sono bellissime e quindi è un campionato un po’ difficile» – c’è anche spazio per pezzi più taglienti come “Niente piano B” e per qualche bordata ai social: «Non vivo molto bene il ‘commentificio’ che generano perché credo che non soltanto non aiuti ma generi anche un potere sbagliato» spiega.
Ma vale ancora la pena scrivere un album nel 2023? «Per quanto mi riguarda la risposta è sì. Non riesco a farne a meno e anche se resto un appassionatissimo tifoso della ‘canzone a sé’ è attraverso la completezza di un album che sento di riuscire a esprimere quello che voglio e devo». E questo è un album in cui ogni canzone è al posto giusto e si fa sempre più largo a ogni successivo ascolto, dal gran suono suonato letteralmente alla vecchia maniera – specifica oggigiorno necessaria – che verrà proposto nel tour (in partenza il 9 ottobre all’Arena di Verona) fra stili e forme diversi: dalla ballad, al pezzo folk rock fino alle cavalcate. «Ho sempre voluto essere un cantautore con il suono di una band» ammette. Ci è riuscito, ancora una volta.
di Federico Arduini
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