Marco Massa, “Era Maggio” e l’importanza di scegliere della propria vita
La storia di Marco Massa, cantautore milanese, della sua scelta di vita e di “Era Maggio” la lettera-canzone scritta a sua madre
Marco Massa, “Era Maggio” e l’importanza di scegliere della propria vita
La storia di Marco Massa, cantautore milanese, della sua scelta di vita e di “Era Maggio” la lettera-canzone scritta a sua madre
Marco Massa, “Era Maggio” e l’importanza di scegliere della propria vita
La storia di Marco Massa, cantautore milanese, della sua scelta di vita e di “Era Maggio” la lettera-canzone scritta a sua madre
La storia di Marco Massa, cantautore milanese, della sua scelta di vita e di “Era Maggio” la lettera-canzone scritta a sua madre
Scegliere di fare della musica la propria vita in quest’epoca non è una scelta facile, tra commenti al vetriolo e intelligenze artificiali. Ma si sa: al cuor non si comanda. Lo sa bene Marco Massa, cantautore milanese classe 1963 che non ha saputo resistere al richiamo della musa dalle sette note a quasi 40 anni, nonostante la sua vita fosse già da tempo su altri binari. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui in occasione dell’uscita in digitale del brano “Era Maggio“, una vera e propria lettera in musica scritta a sua madre, molto preoccupata all’epoca della sua scelta di vita: “Circa 23 anni fa facevo un’altro tipo di mestiere: lavoravo in un’azienda e la scelta di fare della musica la mia professione non era ancora molto chiara nella mia testa, ma il desiderio di riprendere a fare musica lavorava dentro di me. Era un momento molto complicato… alla fine presi la decisione di fare il musicista. Ovviamente è successo un pò un casino: mia madre cominciò a preoccuparsi in una maniera esagerata, avevo quasi quarant’anni e c’era il mio primo figlio in arrivo” ci ha confessato Marco. E si sa, quando si fa una scelta di vita lo si fa spesso senza riflettere troppo su come gli altri possano reagire, anche giustamente: “Dopo un po di tempo riflettendo pensai a mia madre, a come doveva essersi sentita, alle sue preoccupazioni e le dedicai questa lettera-canzone per rassicurarla, per farla sentire più tranquilla. È servita a riunirci, a ritrovarci: una sorta di brano catartico“.
E per chi dovesse trovarsi combattuto tra il fare della musica la propria vita o meno, Massa ha un consiglio, a prescindere dall’età: “Una scelta del genere non riguarda solo i giovani: a me questa cosa è successa a 38 anni. Mi sento di dire di perseguire assolutamente quello si sente dentro. Se dentro hai la voglia di fare musica ritorna sempre!”. Fu un consiglio di un amico, datogli anni prima propria quando aveva deciso di dedicarsi al lavoro abbandonando la musica, ad aiutarlo a prendere la strada che dal 1997 è la sua vita: “C’era un grande musicista, un mio caro amico con cui suonavo che purtroppo ci ha lasciato: Achille gaio, grandissimo pianista di Milano. Prima prima che io mollassi la musica lui andò a Parigi a lavorare, insegnando e suonando su diversi palchi prestigiosi. Tempo dopo mi invitò al capolinea di Milano. Quando gli dissi che avevo intenzione di abbandonare la musica mi disse “Marco, è un peccato di Dio… con il talento che hai, con la musica dentro, con tutto il mondo che hai dentro”. A distanza di anni ho capito: non molliamo le cose che sentiamo realmente dentro”.
“Era Maggio” è un brano profondo e rassicurante, che avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera sonora calda. Scandito dai mesi che scorrono, dalla consapevolezza crescente, vede Marco Massa (voce e tromba) accompagnato da Matteo Minchillo (Tastiera), Max Elli (chitarra), Martino Malacrida (batteria) e Silvio Pozzoli e Moreno Ferrara (cori). La scelta di pubblicare questo brano in digitale a distanza di tanti anni è presto spiegata: “L’ho riproposta perché le problematiche familiari in questo momento sono al primo posto, è troppo importante parlarne. Oggi c’è sempre meno dialogo, soprattuto tra figli e genitori. Dobbiamo stare vicino ai nostri figli ma in maniera sana e saper anche dire “oh come mai non mi parli più da da una settimana? Che ti succede?” Fare una famiglia è una lotta continua, ma è anche molto bello, perché non è la crescita solo del figlio, siamo noi che cresciamo insieme. Non ci si deve mettere sul piedistallo”.
di Federico Arduini
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