Miss Italia e tristezza talent
Il ritorno in tv di Miss Italia è forse l’esempio migliore del cortocircuito culturale in cui si è scivolati. Ecco come è stato stravolto il format
Miss Italia e tristezza talent
Il ritorno in tv di Miss Italia è forse l’esempio migliore del cortocircuito culturale in cui si è scivolati. Ecco come è stato stravolto il format
Miss Italia e tristezza talent
Il ritorno in tv di Miss Italia è forse l’esempio migliore del cortocircuito culturale in cui si è scivolati. Ecco come è stato stravolto il format
Il ritorno in tv di Miss Italia è forse l’esempio migliore del cortocircuito culturale in cui si è scivolati. Rientrato dopo anni di esilio televisivo dalla porta di servizio di San Marino Rtv – l’emittente del Titano consociata della Rai il cui direttore generale è Roberto Sergio, che di quella italiana è il direttore corporate – il concorso ha incoronato per la prima volta una lucana, la 18enne Katia Buchicchio.
Ma ad alimentare la discussione è stato soprattutto lo stravolgimento a sorpresa del format. Niente sfilate in costume da bagno né abiti da sera né tantomeno tacchi alti: miss vestite inizialmente tutte uguali, che si giocano la permanenza in un concorso di bellezza su improbabili prove di canto, ballo, recitazione e persino di lip-synch. Fanny Tardioli, la 24enne italo-nigeriana miss Umbria e seconda classificata, non ha mancato di esternare il suo disappunto: «La mia idea era di partecipare a Miss Italia con abiti scintillanti e tacchi alti, invece l’evento si è rivelato una sorta di talent, in completini sportivi e scarpe da ginnastica. Se lo avessi saputo non avrei partecipato e così molte altre come me». E più di qualcuna delle 40 concorrenti aveva in effetti anche pensato di mollare: «Se non si fosse creato tra di noi un bel clima di solidarietà e amicizia, forse ce ne saremmo andate» ha aggiunto la prossima laureanda in Lettere. Come dar loro torto, di fronte a un regolamento che le ha prima inutilmente divise in squadre e poi costrette a suonare il violino, cantare (male) una cover, dire una poesia o fare il verso in playback a Raffaella Carrà e a essere soltanto su questo giudicate, piuttosto che sulla silhouette, il portamento o il bel viso.
Nel 2013 Miss Italia lasciò la Rai nel pieno delle polemiche sulla strumentalizzazione della donna: «Non può essere solo bellezza» si disse. Così ecco la migrazione su La7 prima e su piattaforme online poi, che ha progressivamente tolto visibilità al concorso. L’idea del dg Sergio di riproporre in tv Miss Italia per ridarle nuovo splendore poteva essere quindi buona, ma quello che è andato invece in scena è stato un brutto compromesso al ribasso. Cancellare del tutto il fattore bellezza e stile per sostituirlo in maniera forzata con l’esibizione di doti artistiche talvolta discutibili è stata una scelta politically correct per dare un colpo al cerchio e uno alla botte: Miss Italia in televisione sì, ma rinnegandone l’essenza e mettendola nell’angolo lontano, quasi a non voler disturbare.
Più che un concorso di bellezza, sembrava una selezione low cost per “Amici”, una puntata di “Drag Race” o più spesso uno spettacolo per la festa del Paese. Miss Italia è stato negli anni il trampolino per tantissime ragazze che hanno poi sfondato nel mondo dello spettacolo: Sophia Loren, Anna Kanakis, Roberta Capua, Martina Colombari, Anna Valle, Cristina Chiabotto solo per citare le più famose. Donne che poi hanno dimostrato certamente anche il talento, ma che nel concorso sono state premiate per l’aspetto fisico.
Miss Italia 2025 è stato invece il trionfo del cringe, dal quale sono usciti tutti sconfitti, anche (suo malgrado) la piccola ma orgogliosa San Marino Rtv, che pure è cresciuta tantissimo negli ultimi dieci anni: fra microfoni muti, freddure scongelate, segnale che andava ‘a nero’ per qualche secondo ogni 10 minuti e una conduzione a dir poco approssimativa (sbagliare anche il nome della tv che ti ospita è imperdonabile), non è andato in scena un bello spettacolo nemmeno televisivamente parlando.
Del fascino (in tutti i sensi) non è rimasto più niente: disperso come le fasce collaterali al titolo principale, nemmeno annunciate in tv e relegate soltanto a un post sui social. Che nostalgia per quando le miss sognavano «la pace nel mondo»: visti i tempi, sarebbe stato persino d’attualità.
Di Emanuele Lombardini
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