Montecreesto: “In “MOFO” racconto la mascolinità tossica”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Montecreesto, all’anagrafe Arcangelo Curci, sul suo nuovo singolo MOFO e sul suo significato
Montecreesto: “In “MOFO” racconto la mascolinità tossica”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Montecreesto, all’anagrafe Arcangelo Curci, sul suo nuovo singolo MOFO e sul suo significato
Montecreesto: “In “MOFO” racconto la mascolinità tossica”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Montecreesto, all’anagrafe Arcangelo Curci, sul suo nuovo singolo MOFO e sul suo significato
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Montecreesto, all’anagrafe Arcangelo Curci, sul suo nuovo singolo MOFO e sul suo significato
Nel mare magnum della musica liquida sembrerebbe cosa facile trovare qualcosa di nuovo e interessante da ascoltare. Invece, non è propriamente così. Ogni tanto ci divertiamo a scavare per voi in questo universo in continua espansione per trovare artisti di valore, che meritano un ascolto attento. Poi starà all’ascoltatore scegliere se seguire l’artista in questione o veleggiare verso altri lidi.
Arcangelo Curci, in arte Montecreesto, è un cantautore e polistrumentista napoletano. La sua passione per la musica prende forma concreta nel 2008, quando inizia a suonare la batteria, per poi dedicarsi al pianoforte e, poco dopo, alla scrittura dei suoi primi testi.
Nel corso della sua carriera, Curci ha esplorato diverse strade artistiche: è stato produttore e voce di Hanger, un progetto musicale con cui ha pubblicato due singoli tra il 2018 e il 2020. Nel 2021 decide di intraprendere un nuovo percorso come solista, dando vita al progetto Montecreesto, con cui continua a sperimentare e condividere la sua visione musicale. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “MOFO”, un brano che racconta una tematica purtroppo molto attuale ai giorni nostri ma da una prospettiva diversa: la mascolinità tossica che pervade la società odierna, un retaggio culturale che porta molti uomini a reprimere le proprie emozioni, provocando un profondo smarrimento che ha, in certi casi, epiloghi drammatici.
Com’è nata questa canzone?
Qualche tempo fa mi è capitato di leggere un articolo sul suicidio maschile. L’articolo evidenziava come, nonostante le donne siano mediamente più colpite da patologie psichiatriche, il maggior numero di suicidi avvenga tra gli uomini. Pensate che, in Italia, quasi l’80% dei suicidi riguarda il genere maschile. Questo dato mi ha spinto a riflettere sulle ragioni dietro una statistica così significativa.
È emerso che molti dei problemi emotivi che riguardano gli uomini sono legati alla cosiddetta mascolinità tossica: una serie di norme e aspettative sociali che impediscono agli uomini di esprimere e vivere pienamente le proprie emozioni.
Questa riflessione mi ha colpito profondamente, spingendomi non solo a esplorare il tema più a fondo, ma anche a confrontarmi con il suo impatto sulla mia vita personale e su quella dei miei familiari. Ho quindi pensato che fosse importante affrontare questa tematica, che dal mio punto di vista è ancora poco discussa. Si parla di tanti argomenti, ma su questo c’è un silenzio quasi assordante, nonostante i suoi effetti siano sotto gli occhi di tutti. Basta accendere il telegiornale per vedere le conseguenze più estreme di questa dinamica.
Da questa riflessione è nata l’idea di approfondire e discutere questo tema, con la speranza di contribuire a sensibilizzare e aprire un dialogo su un argomento tanto importante quanto trascurato.
Qual è il significato del titolo?
Il titolo è un diminutivo di una parolaccia americana, e posso dirti quale sia. Si riferisce alla parola “motherf****r”, che letteralmente significa “figlio di una buona donna”. Però nel mio caso questo termine ha un significato diverso. È un modo per dire che, come uomini, spesso ci sentiamo un po’ “figli di nessuno”: sentirsi, in certi momenti della vita, abbandonati e non considerati, proprio come ho vissuto io in alcune fasi della mia vita
Secondo te la musica può riuscire nell’intento di scardinare certi meccanismi?
l mio obiettivo è proprio questo: arrivare alle persone. Perché, almeno dal mio punto di vista, l’arte dovrebbe avere uno scopo di denuncia, portare alla luce tematiche delicate come questa. Certamente, bisogna trattarle con sensibilità, magari edulcorandole un po’ per renderle più accessibili, ma credo che la musica sia un’arte che ha questo potere. Mi piace pensare di accendere una scintilla.
Il mio obiettivo è far sentire tanti uomini coinvolti in questa tematica, sensibilizzarli, perché ripeto, spesso ci sono sfide difficili da affrontare. Qualche settimana fa, un ragazzo di 16 anni nella mia zona è stato ucciso per un motivo assurdo: aveva calpestato le scarpe di un coetaneo. Sono cose che per me sono allucinanti, e credo fermamente che, con una corretta educazione emotiva, tante di queste tragedie non succederebbero. Non si verificherebbero.
Ci racconti un po’ com’è nata l’idea di usare l’AI per il videoclip?
vevo immaginato uno scenario futuristico, un po’ cyberpunk, in sintonia con la scelta di utilizzare sintetizzatori e drum machine, strumenti che hanno un potenziale evocativo molto forte. Perché ho scelto di includere l’intelligenza artificiale? Perché la vedo come un mezzo rivoluzionario, che, dal mio punto di vista, non dovrebbe sostituire l’arte, ma piuttosto essere un supporto fondamentale per lo sviluppo della stessa.
Infatti, Francesco, l’artista che si è occupato di questo video, ha lavorato seguendo le indicazioni mie e di Fabrizio, che è parte della mia etichetta e del mio management. Con queste linee guida, ha sviluppato un videoclip che avesse un significato evocativo e onirico. Un’immagine a cui tengo molto è quella della madre che abbraccia il bambino: inizialmente lo vediamo piangere mentre è tra le braccia della madre, ma nella parte finale, lo vediamo sorridere, sempre tra le sue braccia. Questo è un simbolo forte, perché credo che anche noi uomini abbiamo bisogno di essere abbracciati. Non solo in senso fisico, ma anche in senso più profondo, come esseri umani. Abbiamo bisogno di essere più tutelati, più compresi dalla nostra società.
di Federico Arduini
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- Tag: musica, Musica italiana
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