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Nuovo album Sospeso e vitale, parla Omar Pedrini

La vicenda umana di Omar Pedrini ci insegna che ci sono molti modi di fare un disco. Lo ha fatto con una manciata di brani da cantautore vero e che sono confluiti in “Sospeso”
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Nuovo album Sospeso e vitale, parla Omar Pedrini

La vicenda umana di Omar Pedrini ci insegna che ci sono molti modi di fare un disco. Lo ha fatto con una manciata di brani da cantautore vero e che sono confluiti in “Sospeso”
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Nuovo album Sospeso e vitale, parla Omar Pedrini

La vicenda umana di Omar Pedrini ci insegna che ci sono molti modi di fare un disco. Lo ha fatto con una manciata di brani da cantautore vero e che sono confluiti in “Sospeso”
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La vicenda umana di Omar Pedrini ci insegna che ci sono molti modi di fare un disco. Lo ha fatto con una manciata di brani da cantautore vero e che sono confluiti in “Sospeso”
La vicenda umana (e ospedaliera) di Omar Pedrini ci insegna che ci sono molti modi di fare un disco. Questo zio rock, combattente nato, ha scelto di non arrendersi, di non inseguire i giovani (dopo averli sempre anticipati), invitandoli piuttosto a raddrizzare i tanti (troppi) mali di questo mondo. Lo ha fatto con una manciata di brani da cantautore vero di una volta e che sono confluiti in “Sospeso”, un album che ti prende per le orecchie e ti inchioda al pavimento. Prodotto a sei anni dall’ultimo, nato fra un ricovero e l’altro (cinque operazioni a cuore aperto in due anni). «Ho iniziato a lavorarci durante il Covid, quando ho saputo che il mio cuore aveva bisogno di un altro pit stop» ci spiega. «Ho dovuto aspettare un anno per l’intervento perché nel frattempo i reparti erano stati convertiti nella lotta alla pandemia». Nove canzoni e una preghiera in tutto o, per meglio dire, una laica Ave Maria: «È una figura a me cara, a cui racconto le storture del mondo. Eppure non mi definisco cattolico o buddista, quanto un uomo alla continua ricerca di Dio». Il suo impegno per l’ambiente è quello di sempre e in una canzone cita Ultima Generazione, difendendo i loro attivisti anche quando imbrattano le opere d’arte. «Caro governo – a prescindere dal colore, visto che sono un anarchico e cane sciolto – a protesta pacifica non si risponde con un processo ma col dialogo. Lo dice un amante dell’arte, che ha curato tanti festival e che sta male se vede un pomodoro su un Van Gogh». Quindi ammonisce: «Mi diedero del profetico per “2020 (Speedball)”, poi pubblico un pezzo come “Il diluvio universale” (primo singolo di “Sospeso”) e in Emilia-Romagna succede il finimondo. Adesso mi arrivano decine di video da questa terra e sono fiero d’essere stato la colonna sonora degli angeli del fango: “Non c’è da dire / ma c’è da fare”». Insieme a Morgan (pur con le sue pazzie), Cristiano Godano e Manuel Agnelli fa parte del ristretto gruppo degli artisti anni Novanta ancora in giro. «Non eravamo meteore. Oggi invece si diventa star mondiali troppo in fretta e troppo in fretta si viene dimenticati». Non si riferisce però ai Måneskin, che a suo giudizio hanno qualcosa da dire: «Non posso che provare simpatia per loro. Hanno ‘resuscitato’ il rock a favore dei giovani. Se a Natale alcuni ragazzini, invece d’altro, chiedono in regalo una chitarra o una batteria è tutto merito loro». Pedrini chiude a una sperata reunion con i Timoria ma l’anno prossimo tornerebbe volentieri a Sanremo: Amadeus è avvisato. Quel palco in fondo gli deve qualcosa. «Quando esci ed entri da un ospedale a mancarti sono le cose semplici» chiosa sereno. «Quando siete felici, fateci caso; le grandi malattie insegnano quanto sia prezioso il tempo…».   di Maria Francesca Troisi

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