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Oasis, 30 anni fa “(What’s the Story) Morning Glory?” L’album che ha segnato un decennio

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Oasis, 30 anni fa usciva l’album che ha segnato un decennio: “(What’s the Story) Morning Glory?”. Emozioni da adolescenti, ora riportate alla luce da adulti

Oasis, 30 anni fa “(What’s the Story) Morning Glory?” L’album che ha segnato un decennio

Oasis, 30 anni fa usciva l’album che ha segnato un decennio: “(What’s the Story) Morning Glory?”. Emozioni da adolescenti, ora riportate alla luce da adulti

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Oasis, 30 anni fa “(What’s the Story) Morning Glory?” L’album che ha segnato un decennio

Oasis, 30 anni fa usciva l’album che ha segnato un decennio: “(What’s the Story) Morning Glory?”. Emozioni da adolescenti, ora riportate alla luce da adulti

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Chitarra acustica (con le prime note di Wonderwall), poi la scarica elettrica, il muro del suono secondo gli Oasis. Ecco “Hello!”, il primo biglietto da visita del nuovo lavoro presentato dagli Oasis al mondo, dopo il primo fortunato album, “Definitely Maybe”. Che forse è anche il più bello in assoluto della band di Manchester, sicuramente quello più vero, punk, tipicamente inglese, ma è “What’s the Story Morning Glory” – pubblicato esattamente 30 anni fa – a piazzare sulla cartina della musica mondiale i fratelli Gallagher. Per tutti, il capolavoro: archi, ritornelli, rimandi diretti ai Beatles, melodie solidissime rimaste nei decenni. Emozioni da adolescenti, ora riportate alla luce da adulti.

E’ l’album di “Wonderwall”, che è stata cantata da tutti i fan che sono accorsi quest’estate al trionfale tour – chiuso da poco con le tappe di Wembley – della band britannica, tornata assieme sul palco dopo 16 anni di liti, bizze, risse verbali tra i fratelli coltelli. E che ci tornerà nel 2026, perché gli appassionati chiamano e gli euro/dollari fioccano a pioggia.

Wonderwall: iconico video in bianco e nero, quel ritornello che resta ficcato nelle orecchie, il violoncello, Mtv Europe che fa da moltiplicatore di interessi, nell’era senza social e senza le piattaforme di streaming. Altro mondo, il mondo degli Oasis. I dischi uscivano in formato fisico: quel disco è stato un qualcosa di epocale in un decennio controverso, spezzettato, scosso alle fondamenta dal grunge, poi dalla dance music. E dal britpop degli Oasis: una formula anche discutibile, perché gli Oasis sono una rock band.
E’ il disco di “Don’t Look Back in Anger”, altro masterpiece nella produzione degli Oasis, dove c’è un pianoforte che suona degli accordi praticamente identici a Imagine di John Lennon. Canta Noel. Ma è anche il lavoro di “Champagne Supernova” – onde, chitarre e voce in sette minuti – o di altri – sottovalutati – pezzi che rimandano ai Beatles come “Cast No Shadow”.

In occasione dell’anniversario, domani esce (What’s The Story) Morning Glory? (30th Anniversary Deluxe Edition), con 5 nuove versioni unplugged di brani classici: Morning Glory, Cast No Shadow, Wonderwall, Champagne Supernova e Acquiesce. C’è chi ha paragonato, come impatto sul mercato musicale, What’s the Story degli Oasis a Nevermind dei Nirvana. Si entra in una discussione complicata, forse è eccessivo, ma certamente “What’s the Story” è uno di quegli album che segna una generazione, crea un pubblico.
Tra l’altro, l’album fu registrato in 15 giorni: una canzone al giorno, i fratelli al loro meglio, lucidi, creativi, diretti. Ha venduto 22 milioni di copie: il terzo più venduto di tutti i tempi in Inghilterra, dietro solo al “Greatest Hits”dei Queen e a “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles. Anche se i Blur con “Country House” vendettero più copie del primo singolo dei Gallagher, “Roll with It”.

Il successo commerciale dell’album rese gli Oasis un fenomeno di costume. C’erano gli eccessi, le droghe, l’alcol, le liti. E l’apice, prima dell’inizio dei guai che porteranno al declino e alla separazione, ci fu l’estate dopo: 250 mila spettatori a Knebworth Park. Una messa pagana, la celebrazione, l’apoteosi. Dovrebbero tornarci la prossima estate, perché tutto torna. Non allo stesso modo, però.

Di Nicola Sellitti

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